Attenzione! Prima di questo epilogo ho pubblicato il quarto giorno. Andate a leggere se ve lo siete perso!
(E tenetevi forte.)
Andrea
Una lama di luce bollente mi taglia la schiena in due, svegliandomi. Non ho nemmeno aperto gli occhi che già me la sento addosso, questa giornata insolitamente calda per essere gennaio. Gli uccellini cinguettano fuori dalla finestra, il traffico impazza, il vociare indistinto della gente mi si infila nelle orecchie e spazza via gli ultimi residui di sonno che ancora mi chiudono le ciglia. La finestra deve essere rimasta aperta ieri sera.
Alle undici e mezza devo attaccare alla trattoria e al momento non so che ore siano, ma decido di fottermene: alle brutte dico che so' stato male tutta la notte. E nascondo sotto i baffi quel sorriso immenso di chi invece è stato così bene in una sola notte come mai nella vita, graziato, baciato dalla fortuna, premiato. Vivo come mai prima d'ora.
Schiudo le labbra in un sorriso soffocato dalla federa di questo cuscino imbottito, meravigliosamente felice. La voglio toccare, prima ancora di vederla; voglio sentirla mia più di prima, più di quando non sapevo ancora cosa avessi tra le mani. Allungo le dita al mio fianco, lascio che vaghino qua e là per trovarla guidate dall'istinto, ma non faccio altro che afferrare aria.
Mi decido a voltarmi pigramente e trovo il suo posto vuoto, freddo, ma caldo come non mai perché intriso dell'odore della sua pelle e della nostra insieme, pieno delle sue carezze, dei suoi baci, stropicciato dai suoi pugni, bagnato dal nostro sudore.
In un'improvvisa e coraggiosissima presa di posizione, insolita per le mie mattine – ma questa non fa testo, c'è lei qui – mi siedo di scatto sul materasso, pronto ad abituarmi alla luce e al risveglio. Spingo i miei piedi al di fuori del letto e senza indossare calzini o scarpe, incapace di attendere oltre per averla con me, la raggiungo in bagno; spalanco la porta con un sorriso e mi stupisco nel trovarlo vuoto e silenzioso.
Mi affretto a tornare indietro, perlustro l'ambiente con più attenzione – manco a dire che abito in una cazzo di reggia – ma in questo spazio vuoto in cui nascondersi è tipo impossibile non c'è nemmeno la minima traccia di lei. E poi lei brillerebbe con la forza di mille watt.
Frugo in fretta tra il mucchio di vestiti buttati in un angolo in cerca del cellulare: sono le otto e mezza passate e non ho nessun messaggio da parte sua, ma a vedere l'orario mi tranquillizzo un po', consapevole della sua abitudine di prendere i cornetti freschi ogni volta che può. Metto su il caffè, intanto, e se non torna entro dieci minuti la chiamo.
Prendo la tazzina tra le mani per aspettare così che la caffettiera inizi a gorgogliare, ma alla fine decido di accendermi una sigaretta per temporeggiare e spezzare l'ansietta che mi si impasta in bocca vischiosa come Vinavil. Cerco nella tasca dei jeans l'accendino, ma non lo trovo – certo che co' sta tazzina in mano – mi guardo un po' intorno e poi lo vedo fermo sul tavolo, vicino alle carte del cinese. Nel prenderlo mi accorgo che è poggiato su un foglietto piegato in quattro, sicuro un messaggio di Bea, piccola maniaca dei bigliettini: lascio perdere l'accendino e afferro la nota sorridendo.
Svolgo le pieghe del foglio e
Andrea,
perdonami.La tazzina mi cade dalle mani, frantumandosi per terra e producendo un rumore acuto e milioni di schegge che sparano da tutte le parti.
Ho un conato di vomito, sembra che il cuore mi voglia uscire di fuori, provo a fermarlo con le mani premute forte sul torace, poi mi accovaccio su me stesso per cercare di trovare la calma.
Lascio andare una boccata d'aria che non sapevo di aver trattenuto e che ha il sapore acido della bile e dei succhi gastrici.
Mi accosto al muro, poggiandoci sopra la schiena imperlata dal sudore freddo.

STAI LEGGENDO
Tu sei (Le ceneri)
Romance[Completa] [Finalista Italian Writers Award 2017] «Mi amerai ancora tra un'infinità di anni, quando non sarò più giovane e forte, Beatrice? Quando non avrò altro che la mia anima sofferente, dolorante, ferita?» Non rispondo. Non prometto mai quello...