Secondo giorno

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«Ricordami che cosa stiamo facendo qui.»

«Guardiamo gli allenamenti, mi pare ovvio.»

«Ma noi non abbiamo mai seguito il nuoto!»

«Abbiamo sempre seguito i manzi, però: dove c'è manzo, c'è casa

Noemi si volta brevemente nella mia direzione e mi dedica un occhiolino, prima di ritornare a rivolgere tutta la sua attenzione alle corsie e salutare con un cenno della mano il cugino del fratello della migliore amica della sua vicina, la sua scusa ufficiale per intrufolarsi in piscina – a casa, pardon.

«E comunque quello che stai spizzando non ti si fila di pezza.»

«Ma chi? Madini?»

Annuisco svogliatamente.

«Madini pare che è l'unico a non accorgersi del fatto che ha in testa unicamente quella tipa lì: la cerca sempre con gli occhi, si vede lontano un miglio» asserisce, indicando col mento in direzione di una ragazza bruna sugli spalti. «So solo che si chiama Enola, che nome stupido. Dicono sia la figlia di satana. E comunque è pure più piccolo di me, che vuoi che mi freghi di una relazione, questo è un hobby. Stiamo facendo birdwatching.»

Per poco non mi slogo la mascella a causa della forza con cui la spalanco. «Non puoi averlo appena detto!»

«Perché, tu non stai guardando l'ucc-»

«Basta così» mi affretto a dire, mettendole una mano sulla bocca e guardandomi intorno con sospetto, intrisa dal terrore che qualcuno possa averla sentita. Quando sono certa che non dirà più una cosa simile – almeno per i prossimi cinque minuti – la lascio andare e torno a respirare in maniera regolare.

Ma ovviamente non ho messo in conto il ticchettio di sottofondo della bomba a orologeria, visto che un secondo dopo «Quindi che senti per Andrea?» esordisce la iena.

«Torniamo a parlare di uccelli?»

«No» gongola Noemi, felice di avermi messa nel sacco. Sono giorni che tenta di scucirmi qualcosa sulle mie sensazioni, ma come faccio a parlarne a lei se qui ancora non ne ho parlato nemmeno a me stessa?

«Odio. Provo odio» rispondo, sbuffando. Tanto se non le dico qualcosa non mi lascia in pace fino alla prossima vita e anche oltre.

«Comprensibile, dovesse finirti ne ho una scorta parcheggiata sul retro. Poi?»

«Rabbia. Impotenza.»

«Per cosa?»

Per tutto quello che mio malgrado continua a farmi provare. Per tutta la pioggia del cielo che ingrossa il fiume, rendendolo audace e tumultuoso, sprezzante e convinto di poter osare di premere forte sulle assi di legno della diga che ho costruito in fretta e furia, utilizzando i materiali di scarto in saldo alla Brico.

«Per quello che sono quando sono con lui.»

«E cosa sei, quando sei con lui?»

Vento. Che non riesce a stare fermo mai, saltando da un desiderio all'altro. Non è nella sua natura, stare immobile in un posto solo, e non è nella mia quando sono con lui stare ferma in una sola idea, in una sola presa di posizione.

«Inconsistente.»

Noemi mi sorride, comprensiva, poi ruota il viso verso le corsie e chiude gli occhi appena, per qualche secondo, come se stesse chiamando a raccolta le parole giuste. Dopo una manciata di attimi si volta di nuovo verso di me e riprende a parlare.

«Non esiste una decisione giusta o una sbagliata, Bea, non esistono verità assolute, sono tutte relative. Ognuno di noi può dire la sua, anche Andrea, ma alla fine i consigli stanno a zero e sta tutto a te. Prenditi il tuo tempo, pensaci, pesa pro e contro e imbocca la strada che credi ti farà meglio rispetto all'altra: sarà quella, la strada giusta. Non voltarti indietro, mai, nemmeno se col tempo ti dovessi rendere conto che quella strada non è così scorrevole come credevi; quel che è fatto è fatto, del senno di poi sono piene le fosse. Devi solo promettermi una cosa.»

Tu sei (Le ceneri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora