Capitolo 4

701 96 131
                                    

Il ragazzo dai folti capelli blu guardava fuori dalla finestra.
Mai e poi mai si sarebbe perso uno spettacolo del genere.
Ogni mattina, si alzava prima dell'alba solo per osservarli.
Mancava poco.

I suoi occhi furbi, azzurri come il mare, si muovevano veloci aspettando.
Tutti dormivano ancora, poteva sentire i loro respiri regolari e certe volte qualche lamento.
Nessuno sapeva del suo solito rituale, nessuno tranne Cha.

Solo pensare a lui gli fece venire nostalgia, era da più di due settimane che se n'era andato.
Molti dicevano che sta volta non sarebbe tornato, ma lui non era della stessa idea.

Ed eccoli, i due soli, uno accanto all'altro, sorsero su Thule e illuminarono con i primi raggi Acquea, la sua minuta città, la sua casa.
I due soli, Namenj e Lunser, erano gemelli.
Namenj però era leggermente più piccolo di Lunser, una differenza che solo i più esperti riuscivano a cogliere.
Colorarono di giallo e arancione tutto il cielo e gli occhi di lui rifletterono la loro avvenenza.
Poi voltò lo sguardo a destra dove, non molto distanti dai due soli, si potevano vedere anche le due Lune, chiamate così perché fredde e spente, nonostante fossero visibili solo di giorno.
Una era enorme e molto vicina a Thule, mentre l'altra, più piccola, roteava in torno a quella più grande.
Le due Lune si chiamavano semplicemente Alfae e Betae e venivano indicate con un simbolo preciso.
Il simbolo che gli stessi Vigilanti, un tempo la stirpe guerrieri più potente dell'intero pianeta, avevano mostrato all'intero popolo.
Dopo la loro scomparsa le due lune, un tempo senza nome, erano state chiamate così in loro onore.
Alfae e Betae erano una parola unica, di quelle con una pronuncia impossibile ma di un forte significato.
Nessuno ormai sapeva cosa significasse, ma semplicemente veniva ricordato come il termine per descrivere il simbolo dei Vigilanti, sparso un po' ovunque, e diventato emblema delle due lune.
Esso raffigurava due spade incrociate rivolte verso il basso, legate all'incrocio da una rosa in rilievo.

Ogni mese il celo di Thule cambiava, certe volte era la Luna piccola a essere più vicina, altre volte quella grande.
E con esse mutava anche il mare con le sue maree.
Oltre a questo, le due lune cambiavano posizione nel cielo.
Un anno le potevi vedere solo di giorno, anno lunare , mentre nell'altro solo di notte, anno solare.

La luna Betea ci metteva esattamente un mese a girare intorno a quella grande, quindi ogni trenta giorni si alternavano.
I soli invece erano sempre uguali, uno accanto all'altro, anche se Nemenj copriva una piccola perte di Lunser .

Thule in trecentosettanta giorni girava intorno ai due soli.
L'anno Thuleniano.
Mentre le lune, in due anni Thuleniani e quattro giorni, ruotavano in torno a Thule.
Quest'ultima ci metteva ventotto ore a girare su se stessa.

Quattordici ore di giorno e quattordici ore di notte.
Quindi rispetto alla Terra, lì il tempo era di poco più lento.

Lui sapeva esattamente tutto delle costellazioni e pianeti, era sempre stata una sua passione.
Passava ore e ore a leggere racconti e riviste dell'universo, e guai a chi glie li toccava.

Dalla sua finestra poteva vedere anche tutta Acquae, una città interamente formata d'acqua con gli edifici che volavano leggermente staccate dalla superficie del lago.
Le strutture erano collegate tra di loro grazie a ponti che comparivano solo all'esigenza, quelle erano le loro strade.
Se guardava più in là, spuntava anche la terra ferma, ma lui non l'aveva mai vista da vicino.
Non l'aveva mai toccata.
Non si poteva, era severamente vietato.

Sospirò.
Diede un ultimo sguardo ai due soli e poi si diresse verso il suo lettino, quando qualcuno spalancò la porta della stanza.
Il ragazzo sobbalzò poi si pietrificò sul posto, coprendosi gli occhi con le mani e sbirciando dalle fenditure delle dita.

Cronache di Thule: L'ultima RosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora