Capitolo 24

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"Credo di aver Trovato Osteria" esclamò Cha ancora immerso nella cartina.
Lia che fino a quel momento vagava in torno scrutando curiosa la foresta, si avvicinò a lui.

Cha aveva notò che poco distante da loro, due chilometri massimo, c'era una piccola stradicciola che portava ad un minuto paese chiamato Osteria, e che poi continuava fin giù dalle dorsali.

Alcuni tratti erano frastagliati, in altri scompariva per dar posto a dirupi e crepacci, ma cercò di non pensarci, prima avrebbero trovato la stradina, prima avrebbero iniziato a scendere
E poi si vedrà, si disse tra se e se.

Spiegò tutto a Lia, e si incamminarono nel folto.
Dovevano andare verso est.
Dopo un momento di esitazione Cha riuscì ad individuare la direzione giusta.
Bastava seguire la luce dei soli, come sulla terra anche lì sorgevano ad est.
E anche se era difficile vederli a causa delle folte chiome essa aveva iniziato a filtrare mostrando qualche spiraglio.

La raggiunsero dopo mezz'ora.
Era stretta e formata da pietre incatenate in un mosaico mozzafiato che rappresentava fasci di corrente intorno alla natura.
Lia ipotizzò che fosse il Flusso.

Inoltre qua e la, ai lati, c'erano statue che mostravano strane figure esili e minute .

Lia suppose che un tempo quel luogo doveva essere molto bello e curato.
Si avvicinò ad una statua cercando di comprendere il suo significato.
"Sono Elfi" Cha ruppe il silenzio.
"Elfi?" Chiese lei stupita.
Li aveva sempre immaginati in modo diverso.
Alti e fieri, guerrieri dall'orecchie a punta.
Ma quelle creature non avevano simili caratteristiche.

Erano talmente piccolo che una volata di vento li avrebbe spazzati via.
Gli occhi avevano una forma particolare, a mandorla e il viso mostrava lineamenti di un bambino.
Indossavano strani stracci logori.
Più che guerrieri sembravano schiavi.

"Sono la razza sottomessa hanno dei folti capelli Verdi, le donne le tengono in una treccia mentre gli uomini: corti e ribelli" spiegò Challor
"Ci sono schiavi qui?".

Lui abbassò gli occhi.
"Si, un tempo erano liberi ma quando arrivò la razza dell'uomo vennero tutti sottomessi con un forte incantesimo.
Più che altro per la loro grande capacità lavorativa, tutto quello che vedrai costruito è stata opera loro sotto la guida di uomini ricchi e potenti".

Lia lo fissava inorridita.
"Mi sa che Thule sarà molto diversa da come l'hai immaginata" continuò lui.
"Già".

Le chiacchiere terminarono li.
Camminarono, seguendo la stradicciola, per più di tre ore.
Challor in testa con il suo sguardo fiero e sicuro.
Uno sguardo da lider con un pizzico di ironia che fin dal primo incontro sul treno, non aveva smesso di tormentare Lia.
Qualsiasi cose per Cha era da commettere e criticare, compreso le forme degli alberi.
Ad un certo punto si erano fermati ad osservarne uno che per lui assomigliava tanto ad una mano con il dito medio alzato.
Il simbolo provocativo per eccellenza umana.

Lia non riusciva a vedere una simile somiglianza ma si era diverta ad osservare Cha che dall'ora non smetteva di mandare segni vendicativi al bosco.
Chiaramente la natura li aveva appena mandati a quel paese .

E tutto si seguì uguale per un paio di ore fino a quando la strada non terminò bruscamente e diede posto al primo crepaccio.

"E ora?" disse Lia, avvicinandosi al bordo del dirupo e guardando giù con un brivido.

Il crepaccio era molto profondo dove nella sua fine splendevano stalattiti appuntiti come rasoi.
Uno strano rumore nell'aria galleggiava tutto intorno proveniente dal fondo della voragine.

Lia scrutò più attentamente e notò un fiume che si snodava tra le stalattiti con acque furiose.

"Guarda là!! "disse Cha indicando un posto dall'altra lato del crepaccio.
Lia guardò nella sua direzione e notò un ponte di legno: erra attaccato ad un estremità mentre l'altra pendeva dalla parete.

Cronache di Thule: L'ultima RosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora