Capitolo 27

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Lia aprì piano gli occhi.
Una tenue luce filtrava attraverso i drappi giallognoli di stoffa che coprivano l'unica finestra della stanza.
Essa era debole e turbata, la Luce di un mattino di inizio inverno.

La camera in cui si trovavano era piccola e malandata. La sera prima, a causa del troppo affaticamento e tensione, non era riuscita a cogliere i suoi dettagli.
Era munita di due letti con affianco altrettanti Fuochi Levitanti ora spenti.

Vicino alla finestra c'era un unico armadio grigio a due ante.
Il pavimento liscio di pietre era sovrastato dai vestiti e le armi gettate li alla rinfusa.

Lia si mise a sedere fiaccamente appoggiando i piedi nudi sul pavimento.
Si stiracchiò con un ampio sbadiglio voltandosi verso Challor.

Dormiva ancora serenamente, tutto scomposto a pancia in giù con la gamba destra che pendeva da un lato.

Lei fece un lieve sorriso osservando la scena.
Non sapeva ancora bene definire cosa provava per lui, ma erano ormai passati mesi.

Avevano trascorso tutta l'estate insieme ed era arrivato settembre in un batter d'occhio.
Almeno doveva essere settembre sulla Terra.

Da quando era arrivata aveva creato un calendario umano per non perdersi del tutto nel nuovo mondo e rimanere in un certo senso ancora collegata al Terra.

Gli sembrava strano che il tempo fosse così freddo solo a settembre ma ovviamente non era sul suo pianeta e inoltre si trovava in alta montagna dove tendenzialmente il tempo è sempre più rigido.

Lentamente si avvicinò al finestra e spostò il drappo che fungeva da tenda per osservare fuori.
Osteria si presentò in tutta la sua bellezza cruda e affilata visibile dal terzo piano del punto ristoro.
Le case grigie e leggermente rossastre donavano la sensazione di una città antica e abbandonata.

Notò però che i tetti erano a punta e spioventi come in una tipica città di montagna terrestre.
Osservò in basso dove qua è la degli uomini coperti dalla testa ai piedi si affrettavano a smontare gli allestimenti del mercato del giorno prima.

Riempivano enormi carri trainati da strani animali che assomigliavano a cavalli se non fosse per il loro particolare manto lucido e la presenza di ali diafane sul loro dorso.

Le ali però erano legate con delle cinture di cuoi come per impedire di poterle librare in aria.
Lia notò Ristont che correva verso l'entrata di Osteria scusandosi con i mercenari per il suo minimo ritardo.
La sua scusa era che aveva fatto serata il giorno prima.

Lia si chiese con un sorriso che avessero combinato quei due in loro assenza.
Non sapeva se essere inorridita o divertita.

Poi alzò lo sguardo verso il cielo.
Per prima cosa notò subito le due lune già alte nel cielo.
Alfae, la Luna più grande, era vicinissima e poco lontano si distingueva Betae piccola e minuta.

I soli gemelli stavano ora sorgendo e si riusciva a intravedere soltanto piccoli spicchi.
L'anno lunare era ormai quasi al termine e tra un paio di mesi le lune sarebbe scomparse al giorno facendo ritorno alla notte.

Il freddo iniziò a colpire la pelle di Lia, che si ritrasse di scatto rifugiandosi nel tepore della stanza, riscaldata in un canto da in fuoco in un piccolo caminetto grande quanto due mani accostate.
Challor ancora dormiva e quindi ne approfittò per andare nel bagno vicino all'entrata della stanza.

Esso era composto da una doccia, uno specchio e il gabinetto.
La doccia era fatta di mattoni e in alcuni punti era cresciuta una strana erbaccia causata dall'acqua stagnante.

Cercò di non farci caso e si lascio travolgere dall'acqua che usciva da un tubo nero.
L'acqua era piacevole, calda e stranamente pulita.

A Lia vennero in mente i ricordi delle sue doccia Terresti.
Di quando ascoltava la musica e nascevano dei veri e propri concerti nella sua piccola Toilette.
Sbuffò rumorosamente mentre i suoi capelli si appiattivano contro la sua pelle.

Cercò a cantoni le bustine con il sapone Thuleniano che aveva scoperto nei primi giorni essere straordinariamente simile alla Terra anche se era più denso e quasi solido.
Mancavano gli Shampi, quello si, ma ci aveva ormai fatto l'abitudine.

Si strofinò i capelli e il corpo rimuovendo tutto lo stress, l'ansia e la sporcizia del giorno prima.
A lavoro finito era nuova di zecca con soltanto un asciugamano a coprirgli i lineamenti e i capelli bagnati legati in una coda alta.

Stava per uscire dal bagno a prendere i vestiti quando si trovò davanti Challor.
Lui rimase pietrificato osservandola.
"Scusa io non credevo..." Iniziò alzando le mani.

Lia fece un sorrisino, "Dovremmo farci l'abitudine, sono cose che capitano tra partner".
"Adesso siamo partner?" chiese lui con un ghigno.
"Così pare" rispose lei sorpassandolo e dirigendosi verso i suoi vestiti.

Aveva portato pochi ricambi presupponendo che avrebbe trovato il tempo per lavarli.
Challor si chiuse in bagno e così lei si vestì.

Poi sciolse la coda e cercò di far asciugare i capelli al vento come faceva ormai da due mesi.
Erano diventati, così, più sani e lucidi, forse alla fine la tecnologia umana non era proprio perfetta.
Durante la notte però avevano perso il loro colore verde.

Li pettinò con le mani e si recò di nuovo alla finestra.
Rimase un po' ad osservare il nuovo mondo e i suoi abitanti.

Cronache di Thule: L'ultima RosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora