CHAPTER 9: L'abito perfetto

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Sto facendo compere con mia zia che non appena vede un abito carino me lo butta addosso...tutto di norma. Mi porge per la milionesimo volta un abito: rosso,sopra al ginocchio,scollo a cuore,ma con uno spacco dietro che ripercorre tutta la mia schiena. Lo respingo e uno sbuffo esce dalla bocca di mia zia. Annoiata come non mai dico a mia zia di controllare e eventualmente aiutare Percival che a malincuore si allontanò da me, andando a controllare mio cugino e lasciandomi un pò d'aria. Ci trovavamo dentro uno dei tanti atelier di Dior e dopo saremmo andati in un altro di Versace . Odio tutte queste griffe! La gente tende ad eticchetterti come 'viziata' per questo, ed io di certo non lo sono! Guardo attentamente ogni singolo abito: uno giallo canarino lungo fino alle caviglie, a maniche lunghe e il colletto alto...troppo giallo. Un altro ancora nero con uno scollo a cuore e uno spacco che metterebbe in bella mostra la mia gamba destra e un'altro pieno di balze e tulle, da bambina. Mi guardai intorno sconsolata in cerca di mia zia e non appena la trovai le dissi solo " andiamo via!"

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Neanche con Versace e andata bene. Mia zia sta perdendo la pazienza e mio cugino e due giorni che non mi parla, perché ho invitato le sue ex; tutto ben condito con mio zio che pieno di lavoro e senza un buco per poter parlare... i consiglieri gli vanno dietro anche durante i pasti. Io se fossi stato lui sarei morta , sul serio!
Stavo passeggiando annoiata, buttando l'occhio di tanto in tanto su qualche vetrina interessante e che potesse contenere 'l'abito perfetto' anche se mi sto lentamente rendendo conto che sia solo un lontano miraggio...quanto sono filosofica!!
Certe volte mi spuntano certe perle di saggezza da far rabbrividire anche la professoressa di civiltà che avevo in Norvegia. Lei si che era colta. Stavo pensando a quanto fossi saggia per la mia età, non appena mi fermai su una vetrina del tutto anonima dove erano disposti degli oggetti d'antiquariato, se non per l'abito esposto alla buona in quella stessa vetrina polverosa. Come ipotizzata entrai e dietro il bancone vidi un ometto sui settant'anni che mi sorrideva come per salutarmi . Risposi a quel saluto muto e immediatamente gli chiesi " quell'abito in vetrina è in vendita per caso?" l'ometto annuì mestamente per poi dirigersi verso la vetrina e porgermelo ben incartato, poi mi indicò col dito una cabina dove potevo cambiarmi. Sorrisi e entrai nella cabina aspettandomi,come il negozietto, tutto polveroso. Invece con mia sorpresa tutto era ben pulito,ma comunque sbiadito; come se aspettasse solo me. Indossai l'abito e mi guardai allo specchio: mi stava una favola! Era di un colore bluetto e si allacciata da dietro e lasciava la schiena in mostra,ma per poco, dato che un nastro che segnava la vita era appena sotto il seno e dopo scendeva lungo e morbido , fino ai piedi; mi andava benissimo. Decisi di abbinargli un paio di tacchi col tacco dorate ma non più di 8 cm. Quando uscii dal camerino pagai e ,dopo aver salutato, me ne andai raggiungendo mia madre che sembrava piuttosto rilassata. Mio cugino invece era totalmente disinteressato e parlava al telefono con chissà chi, forse una nuova ragazza. Ci rimasi un pò male, ma Percival è fatto così è nessuno lo cambierà mai, neanche la ragazza più dolce del mondo. Mi diressi al consolato col cuore leggero. Come se mi fossi tolta dallo stomaco un macigno.

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