CHAPTER 14: pranzo di Natale

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Ci stavamo dirigendo a Villa Agreste in limousine per il pranzo di Natale. Ero troppo euforica all'idea di ingozzarmi senza che qualcuno mi dicesse qualcosa. Oggi la giornata era cominciata male: quando mi sono svegliata ho scoperto che Percival non solo aveva mangiato la mia colazione, ma anche consumato tutta l'acqua calda del consolato...di conseguenza mi sono dovuta fare la doccia con l'acqua ghiacciata battendo i denti, poi non trovavo l'anello con i brillanti azzurri ed ero certa che lo avesse mia zia e abbiamo finito per litigare su di chi fosse la colpa. Lo trovai poco dopo dentro la mia borsetta che le avevo prestato per il galà...dimostrazione che non era del tutto colpa mia. Ora era tardissimo e tutti mi affibiavano la colpa.

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Arrivati a Villa Agreste ci accolse un'algida Nathalie che ci scortò fino al salotto decorato in stile natalizio. Nel divano c'era seduta la signora Agreste e mia zia la salutò come una vecchia amica " Emilìe come stai?" e si abbracciarono. Le signora Agreste rispose amichevolmente all'abbraccio e ,dopo averlo sciolto,si rivolse a me dicendo soltanto "se ti va Adrien e di sopra in camera sua... Nathalie sarà molto felice di accompagnarti". Accenai un 'si' e come detto dalla padrona di casa, Nathalie mi accompagnò fino alla camera di Adrien che però era vuota. Nathalie mi rassicurò con un sorrisino appena visibile e mi disse solo "tranquilla si farà vivo lui...non si è ancora cambiato" e poi svanì chiudendosi la porta alle spalle. Mi guardai intorno e osservai per bene le foto che erano ordinatamente disposte su delle mensole sparse per la stanza. Una raffigurava la sua famiglia in un giardino, un'altra con Nino e una terza con Chloè da bambini. Quanto alle altre lo raffiguravano in occasioni speciali di famiglia o ,semplicemente, di quando era piccolo. Posai sul suo comodino la mia borsetta e mi sedetti sul bordo del letto col cellulare in mano. Schiacciai il pulsante e la chiamata partì. Poco dopo mi rispose un' Isabelle arrabbiata che nel trambusto generale mi urlava come una forsennata "ma ti sembra modo! Ci dovevi accompagnare in aeroporto idiota!" Allontanai il telefonino dal mio povero orecchio mentre Isabelle mi urlava contro parole poco carine. Sospirai sconsolata: sapeva meglio di me che non la potevo accompagnare all'aeroporto, ma ieri non voleva sentire ragioni. Tentai di spiegarle ma mi tampinò di domande e mi ridussi a rispondere confusa "si...senti Belle...no...ascolta...ma...ovvio che no...fammi spiegare...facciamo così ti spiego più tardi,va bene...si lo so che sono morta...ciao!" Chiusi la chiamata esasperata ad un passo al suicidio. Mi sedetti nuovamente sul bordo del letto guardando i continui messaggi di Cassandre che voleva sapere tutto sulla mia prima cotta, compreso il nome. La bloccai. Un secondo sospiro. Ad un certo punto sentì una porta aprirsi, mi voltai e vidi Adrien sorridere mentre si abbattonava gli ultimi tre bottoni della camicia. Mi alzai di scatto e lo guardai mantenendo miracolosamente il mio normale colorito. Lui mi guardò un secondo e poi mi disse curioso "che ci fai qui? Dovresti essere di sotto..." lo guardai distrattamente mentre si metteva la giacca e risposi "tua madre ha detto a Nathalie di accompagnarmi fino a qua...non sapevo che fossi a fare la doccia...in realtà non mi ero neanche accorta dello scrosciare dell'acqua" e presi con cautela la borsetta. Aveva ancora i capelli bagnati e la fronte imperlata di gocce d'acqua. Sembrava non accorgersene. Così, senza dire niente, avvicinai l'indice alla mia fronte e guardandolo negli occhi indicai i punti in cui era bagnato. Lui capì al volo e si asciugò la fronte con l'asciugamano *perdonate il gioco di parole* . Dopo vari minuti di silenzio, cercai di spezzarlo e dissi "cosa c'è come menù?". Stava per aprire bocca,ma l'ingresso di mio cugino che venne per chiamarci mi fece imprecare ad alta voce in norvegese, lasciando il povero Percival a bocca aperta. Letteralmente. Perché pochi minuti dopo, Adrien lo guardò e disse "e così...così...strano quello che ha detto?" E cercò di trovare l'aggettivo giusto. Percival lo guardò e annuì ancora con la bocca aperta. Marinette si ricompose e dopo aver simulato una piccola tosse disse "mi hai spaventato..." uscì dalla stanza rossa come un pomodoro. Adrien, dal canto suo, alzò le spalle e segui la ragazza per illustrarle il menù, come aveva chiesto "come primo c'è il caviale in una coppetta piccola ,piccola e accanto un filetto di platessa spesso quanto un capello; come primo c'è un piattone di Gratin al Musten da leccarsi i baffi; e dopo della Boeuf bourgignon con della salsa francese di cui non mi ricordo il nome...pff lo stesso; poi la Galette Bretonne,che semplicemente amo e infine la Saint-Honoré o se preferisci la Tarte tatin come dolce". Avevo ascoltato interessata il discorso con un sorrisino, ma non appena nominò la parola 'dolce' mi salì la nausea. E Adrien se ne accorse, infatti mi chiese preoccupato "ti senti bene?"

L'amore in una bollaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora