Ero in aeroporto. Mi stavo annoiando. Mi divertivo di più quando c'erano i paparazzi. Mi sedetti accanto a mio zio e sbuffai. Lui mi sorrise appena e disse "tranquilla tra poco arriverà il signor Agreste e Adrien..." e sbuffò come avevo fatto io poco prima. Appena nominò il biondo mi drizzai la schiena e mi guardai intorno. Mio zio capì al volo, ma non mi disse niente. Meglio così. Presi il telefono e feci partire la chiamata per mia cugina. Non rispose. Come pensavo. Stavo mandando un messaggio ad una mia cara amica d'infanzia quando due mani mi si posarono sugl'occhi e una voce a me molto familiare mi disse "Mari! Chi sono?" Mi girai e sorrisi vedendo il viso di Adrien che mi sorrideva a sua volta. Mi alzai e lo abbracciai. Poi lui mi prese per mano e ci andammo a sedere in un'altra panchina poco distante, lasciando i nostri genitori a parlare. Parlammo del più e del meno: quanti compiti avevamo svolto, dell'ultima collezione di suo padre, di mia cugina e mio zio e di Chloè che diventava sempre più simpatica. Aspettammo tranquilli l'arrivo dell'aereo privato dei miei cugini. Poi come se niente fosse un rombo mi uccise le orecchie e preannunciò l'arrivo dell'aereo. Mi alzai di scatto. L'aereo si fermò davanti a noi e lascio cadere la scaletta. Mi avvicinai insieme a mio zio con enorme sorriso sulle labbra. Ero felice di rivedere mia cugina. Troppo. Il portellone si aprì e lasciò intravedere una ragazza di quasi la mia età che mi sorrideva e mimava un 'ciao' con la mano. Risposi anch'io al sorriso con un altro. La castana si girò e guardò suo padre in una muta supplica. Il re guardò prima me e poi sua figlia sorridendole e annuendo. La ragazza non se lo fece ripetere due volte: corse saltando tutta contenta mentre io la aspettavo poco distante dall'ultimo scalino e ,non appena fui alla sua portata, mi travolse con un abbraccio mentre mi diceva "Marine mi sei mancata!" Io le rivolsi per un secondo un sorriso scioccato "quella dispettosa non aveva perso il vizio di chiamarmi con qual nomignolo che semiplimente odiavo. Le sorrisi e le dissi "In la finirai di chiamarmi così..." Lei rise in tutta risposta. Nel frattempo i paparazzi si erano divisi in due: chi fotografava mio zio e il re, chi fotografava me e la principessa ereditaria. Dopo averla stritolata per bene mi staccai per presentarle Adrien che sorrideva alla scena un appena confuso. Feci le presentazioni e si strinsero la mano. Mia cugina poco dopo disse "io devo tornare da papà ci vediamo più tardi..." e sparì tra la folla di giornalisti come se nulla fosse mai accaduto. Presi per mano Adrien e raggiungemmo mio zio e suo padre che mi guardava con una fredda sufficienza. Tipico. Li ascoltammo parlare in silenzio anche se si capiva ben poco ed eravamo anche accecati dai flash continui. Io e Adrien ci tenevamo per mano con la sua scusa 'per non perdersi' e io accettai di buon grado.
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Eravamo al consolato, Adrien era andato via verso le quattro del pomeriggio a causa di un servizio fotografico molto importante. Adesso io e Ingrid eravamo nella mia enorme stanza chiuse a chiave e con una canzone di Beethoven come sottofondo per non far origliare nulla alle domestiche che passavano per i corridoi. Mentre cambiavo il disco con uno più 'movimentato' la mia adorata cugina mi disse "quindi tu e Agreste...eh! Io lo sapevo che avresti fatto colpo uno di questi giorni cuginetta ca-" non le feci finire la frase che non le tappai la bocca e le urlai in viso come una forsennata "In ma come ti viene in mente?! Io e Adrien? Ma sei matta per caso?!" Lei tanto per cambiare alzò un sopracciglio come per dirmi 'ne sei sicura?'. Il mio sguardo vaccillò per un un bel pò per essere poi definitivamente abbassato e buttandomi nel letto ormai sconfitta le dissi con lo stesso tono di voce di poco fa, le dissi "ok hai vinto! Si mi piace...ma sono certa che io non gli piaccio! " lei mi chiese addolcendo la voce "ma perché mai?". Mi limiti a guardarla con una faccia della serie 'sapessi cara mia...' e attacchai a parlare "allora da dove posso cominciare...ah si! Sono acida,antipatica, non sopporto suo pad-" la porta bussò tre volte. Oh diamine ma si può stare da soli per un pò sono tre mesi che non vedo mia cugina...un pò di compagnia tra cugine? No...giusto! Mi alzo trascinando i piedi e andai ad aprire la porta che rivelò la figura abbronzata della signora Agreste.
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L'amore in una bolla
Fiksi PenggemarMarinette è sempre stata abituata ad avere tutto sotto al naso. Al vivere in un castello sperduto tra le foreste della Norvegia. Ad avere obblighi e vizi. Un giorno, però , insieme agli zii si trasferisce a Parigi, la città in cui è nata. Lì conosce...