Epilogo

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"Mari, stai attenta a dove metti i piedi" la voce calda di Adrien mi metteva all'allerta. Sbuffai annoiata "se non so dove metto i piedi come faccio" la signora Agreste rise. Adrien mi prese a braccetto e mi accompagnò. Ero bendata. Non capivo la motivazione se tanto sapevo che saremmo andati a fare una scampagnata al parco. In quei tempi Adrien era sempre più strano. Non capivo il perché. Sono passati 10 anni da quando mi ha chiesto di essere la sua fidanzata. Durante questi abbiamo finito le superiori e ci siamo iscritti a due facoltà diverse. Quelli sono stati i tempi più difficili. Io lettere e lui fisica. Era molto portato per la fisica amava studiare le diverse strutture dell'atomo, ma eravamo molto lontani. Io a Versailles e lui a Roma. Troppo lontani. Quindi abbiamo mantenuta una corrispondenza sia per posta sia via mail. Poi abbiamo cominciato a lavorare per il marchio Dolce&Gabbana. I miei datori di lavoro erano molto simpatici. O farse sapevano che ero la nuora di Gabriel Agreste. Nonostante tutto non ho mai smesso di chiamarlo 'algido re delle nevi' perché è troppo bello come nomignolo. Finalmente mi sedetti nell'erba. Adrien slegò il nodo della benda e io finalmente vidi dove ero capitata. Ok. Dovevo stare calma. Urlai. Ecco, appunto. Eravamo in un bellissimo gazebo pieno di rose rosse, gigli e orchidee. I miei fiori preferiti. E dire che non ci eravamo spostati per nulla spostati dal centro città. O meglio dalla casa di Adrien. Ormai lui si era trasferito in una villetta molto carina. Io passavo la maggior parte del tempo là. Casa mia in verità non distava molto, ma preferivo stare a casa di Adrien. Feci scorrere le dita sull'erba morbida. Guardai meravigliata il mio fidanzato. Lui strinse le spalle e mi disse "così puoi pansare meglio alla trama dei tuoi libri" eh, già! Adrien sapeva che stavo lavorando ad un paio di libri che non sarei stata sicura avrei pubblicato. Ma pensare a come scriverli all'aria aperta era sempre di grande aiuto. Solitamente andavo al parco. Lo abbracciai. Era il miglior fidanzato del mondo. La signora Agreste mi chiese poco convinta "quindi ti piace?" La guardai sgranando gli occhi. Poi urlai "se mi piace?! Io adoro questo posto" lei mi sorrise sollevata. Poi l'algido re delle nevi parlò "quindi cosa avete preparato da mangiare?" Lo guardai con aria superiore e dissi "alta cucina francese" e io e la signora Agreste mostrammo i quattro cestini che ci eravamo portate. Avevamo preparato un sacco di cose da mangiare. Insalate, panini, involtini e minestre fredde. Col tempo avevo sviluppato una maestria in cucina fuori dal normale. Ma d'altronde sono figlia di pasticceri. Mangiammo tutti insieme ridendo e scherzando. "Non è per nulla vero! Io non faccio così!" Io lo guardai come se la sapessi lunga mentre la moglie contraddiva il signor Agreste "ma certo che fai così" e mi preparai a cambiare tono di voce in uno più spento. Alla Severus Piton. "Allora ragazzi, voglio che vi disponiate in quest'ordine. Ragazzi io vi avviso: dovete essere immobili" e dopo io e Adrien scoppiammo a ridere. "E io che le avevo fatto un regalo" borbottò Gabriel Agreste. Subito mi riscossi "un regalo per me?" Lui sorrise ironico e mi porse una scatola color tramonto. La guardai al lungo: era arancione con dei nastri che percorrevano tutta la superficie di un colore più scuro. Sciolsi il fiocco al centro e aprì la scatola lentamente. Scostai la carta bianca e vidi una camicia bianca con le maniche a sbuffo. Lo guardai senza capire. Lui scosse la testa e disse "è stato il primo capo che ho realizzato, credo sia della tua misura" lo presi tra le mani nel farlo feci scivolare una scatoletta nera. Posti un secondo la camicia e presi la scatoletta. La aprì e ne venne fuori un anello. Guardai Adrien che si limitò a sorridere. Era un semplice anello. Ma con al centro una bellissima Ametista. Lui si avvicinò e mi chiese "sai Mari, ci conosciamo da tanto. Tu stai la maggior parte del tempo a casa con me. Che dici, ci sposiamo?" E mi accarezzò la guancia. Io gli saltai addosso facendo volare l'anello tra le pieghe della camicia del signor Agreste e lo baciai. Dopo esserci staccati lo abbracciai stritolandolo per bene. Lui tra le risate soffocate esclamò "lo prendo come un 'Sì' "

L'amore in una bollaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora