CHAPTER 24: appuntamento col biondo

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Stavo mangiando il gelato al cioccolato. Era buono, molto buono. La fine del mondo. Sono una depressa. Non so che vestito mettere. Ed ho solo un ora e mezza per prepararmi. Considerando che avrei vagato per una mezz'ora buona alla ricerca di una cameriera per farmi consigliare. Non molto brava in fatto di moda. In realtà non capivo come facevo ad essere presentabile ad ogni occasione io non lo sapevo. La mia camera era una discarica. Tutti i miei abito mi erano ammucchiati sopra due poltrone e alcuni erano sparsi per terra. Avevo le calze ai piedi del letto e le vestaglie in giro per la stanza. Una era addirittura sopra l'armadio. Posti la vaschetta di gelato e sospirai: mi serviva aiuto. Chiamai Alya. Venne in un batter d'occhio escalamando "lo sapevo che vi sareste messi insieme!" Al seguito aveva Chloè che mi sorrideva e continuò "abbiamo creato pure una ship!" Sbiancai in due minuti: una ship! No no no no no! Forse non ci siamo capiti! Le ship le si danno ai personaggi dei libri...non a delle persone comuni! Gettai un urlò di protesta. Le ragazza si tapparono le orecchie.

"Ma sei bellissima con questo abito!" Disse Chloè mettendosi una mano davanti alla bocca. Poi ritorno a scegliere i gioielli. Alla fine mi ero messa un abitino argentato, lungo. Arrivava fino a terra e, grazie ai tacchi, non lo trascinavo per terra. Anche le scarpe erano argentate, ma aperte. Devo solo dire che l'abito era un po strano. Era lungo, si, ma era trasparente. Fortunatamente sotto era stata cucita una specie di sottoveste. Molto bella. Alla fine era cosparsa da brillanti. Lo adoravo. Il trucco era naturale, non avevo mai amato cose troppo complicate. Solo ancora non si erano decise sui gioielli. Mentre quelle due pazze meditavano chiesi distrattamente "quindi quale sarebbe questa ship...tanto per sentire l'ultima" al solo sentirmi parlare di ship si girarono con un sorrisetto inquietante sul volto e risposero "Adrianette! E se non diventa Canon ti ammazziamo!" Sorrisi e presi il telefonino. Appena aprì Whatsapp, Adrien mi mandò un messaggio. Però, che telepatia. Mi disse solo 'Mari! Sto arrivando!' Sospirai. Adrien stava arrivando e non avevo ancora finito di prepararmi. Mi avvicinai a loro e le aiutai. Dopo dieci minuti buoni suonò il campanello. E, no, non ero pronta. Appena sentimmo la voce di Adrien. "Buonasera! Mari?" Spalancai la posta e ululai al piano di sotto "sto arrivando un secondo!" Appena chiusi la porta sentì le urla dietro di me delle mie amiche. Mi tappai le orecchie per non sentirle mentre strillavano e saltavano. Cercai di farle scendere dal mio letto, ma invano. Provai a trascinarle fino a quando non vidi un luccichio tra la testata del letto e il comodino. Mi avvicinai curiosa e presi con le mie mani affusolate presi l'oggettino. Erano più di uno. Una collanina argentata con un usignolo di ossidiana. E un anellino con una pietruzza giallina.
Me li misi e sorrisi alle ragazze che ancora ridevano e scherzavano. Le salutai sotto i loro sguardi curiosi e scesi di sotto. Scesi le scale e raggiunsi il salotto dove era seduto Adrien che parlava con mio zio.Dalla serietà dei loro volti credo stessero discutendo di cose importanti. Il primo ad essersi accorto della mia presenza fu mio zio. Lui mi sorrise e guardò Adrien. Lui si girò e mi sorrise timido. Quel sorriso dolce e timido che mi piaceva tanto. Sorrisi pure io e chiesi con un fil di voce "devo portare la borsetta?" Lui scosse la testa lentamente, ma senza smettere di sorridere. Diventai rossa e distolsi lo sguardo per non peggiorare la situazione. Lui si alzò e lanciò un occhiata a mio zio che lasciava intendere che avrebbero parlato più tardi. In limousine parlammo del più e del meno. "Ti sei sentita con tua cugina?" Sorrisi e annuì convinta "si beh quando le ho detto che mi portavi a cena mi ha risposto 'lo sapevo che si sarebbe dichiarato prima o poi' " e ammicai come spesso faceva la mia cara cugina. Lui rise di gusto. Feci scorrere le dita sulle pieghe del vestito mentre lui rispondeva ad una telefonata di Nino. "Siamo in auto...tra poco arriviamo...". Poi si l'auto si fermò di botto e sentimmo il freno a mano. Adrien esclamò sorridente sia a me che a Nino. Appena la portiera si aprì, Adrien scese e spense il telefono. Chiuse la portiera sorridendomi. Poco dopo si aprì la mia. Sbucai fuori dalla limousine aiutata da Adrien. La prima cosa che vidi fu un enorme insegna luminosa con scritto 'le Chateaux'  lo guardai stupefatta. Lui sorrise e disse "volevo farmi perdonare per quella, sai, volta. Mi sembravi un po triste" io lo guardai confusa. Io?! Triste!? Ma fammi il piacere...ero una Pasqua! Sai è il mio modo per dire 'oh che onore, conosci i miei defunti genitori?' Sforzai un sorriso. Lui mi sorrise un po imbarazzato capendo al volo. E da quel sorriso mandai al diavolo tutto. Poi mi prese la mano e mi accompagnò al locale.

L'amore in una bollaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora