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Mamma di Jimin
Per la seconda volta, mi trovavo davanti il corpo di qualcuno che amavo, con tutto il mio cuore, senza conoscenza.

Il respiro di Jimin era regolare, ormai, e poco sangue bagnava le bende che circondavano il suo petto.

Se la coltellata fosse stata più vicina al cuore, il mio Jimin sarebbe morto. Senza dubbio.

Cominciai a piangere, un pianto disperato. Ormai io e mio marito stavamo insieme solo per Jimin, ci amavamo ancora, ma insieme non potevamo fare a meno di ricordare ciò che avevamo passato. Tutti noi.

Non potevo sopportare il pensiero, nemmeno solo la vaga visione di Jimin morto.

Gli presi la mano, guardando la sua faccia pallida. Avevo notato che di recente si era ripreso molto, forse per via di tutte quelle amicizie di cui mi parlava.

Forse avrei dovuto anche stare zitta sul fatto di Jungkook, in fondo, non era così un brutto amico. E Jimin, il mio bambino, si meritava di tutto.

Ma ormai era grande, eravamo riusciti a crescerlo fino a quel punto. E dovevo lasciarlo vivere.

Me ne accorsi quando lui fu ad un passo dalla morte. Giaceva sotto di me, ad occhi chiusi, e solo allora capii che dovevo lasciare in disparte il mio dolore e aiutarlo a cercare la felicità, perché ormai, lui era l'unica cosa che importava.

Yoongi
Quando fui nel letto, non potei fare a meno di ripensare a Jimin, pieno di sangue, il suo volto bianco e il suo corpo vulnerabile, mentre tra le mie braccia lo portavo nella macchina di Hoseok.

E non potevo fare a meno di pensare a Taehyung, mentre guardava fuori dal finestrino cercando di parlare con Hoseok, che rifiutava il suo contatto.

E non potevo fare a meno di pensare a quel figlio di puttana che aveva rischiato di uccidere Jimin.

Uccidere.

Per me era una parola familiare, avevo passato tutta l'adolescenza con il pensiero della morte...

Flashback
Ero seduto sulla panchina nel giardino della scuola, avevo soltanto quattordici anni. Stavo ascoltando la musica, in quel periodo era l'unica via d'uscita da tutto quello che mi circondava.

Sentii dei passi avvicinarsi a me proprio nel momento in cui mettevo via le cuffiette.

« Hey, Yoongina! » Delle risate giunsero alle mie orecchie dove l'eco della musica si stava ancora propagando.

Un ragazzo venne verso di me.

Che dico un ragazzo, un semplice stronzo.

Era “il più figo della scuola”, sempre accompagnato da quella combriccola di ragazze e ragazzi che gli stavano dietro.

Ovviamente aveva preso di mira me, perché me ne stavo sempre in disparte, senza parlare con nessuno, a leggere, scrivere e ascoltare musica di ogni tipo. E perché non sapeva cosa succedesse a casa mia.

« Yoongina, non lo rivuoi il tuo bel diarietto? » si avvicinò con un quaderno in mano.

Dannazione, il mio quaderno!

« Che sono ste cose? Depresso di merda! Poi cosa scrivi d'amore che nemmeno un sasso si metterebbe con te. »

Peccato, amo i sassi.

Scrollai le spalle. A chi fregava qualcosa, di loro?

« Dammi il mio quaderno, Cha. » dissi serio, allungando il braccio per prenderlo.

Tutti continuavano a ridere, ma sinceramente non ci facevo caso. Ormai ci avevo fatto l'abitudine.

Cominciarono a leggere alcune parti delle pagine, e tutto ciò che pensavo era che nonostante nessuno vedesse la vera persona dentro di me, io dovevo continuare a essere quello che ero, qualcuno mi avrebbe amato, prima o poi.

Party {Yoonmin}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora