3. Scoperte

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Presi la gabbietta di Edvige mente mi diressi verso la porta. Nel corridoio incontrai Remus Lupin, che mi posò una mano sulla spalla e mi sorrise calorosamente.
"Arrivederci, cara. Vuoi della cioccolata per il viaggio?"
Io risi di gusto.
"No, grazie, Remus. Ci vediamo."
Abbracciai frettolosamente anche lui e poi seguii Ron ed Hermione verso la stazione di King's Cross.
"Cosa ti ha detto Sirius?" chiese interessata Hermione a bordo dell'Hogwarts Express.
"Mi ha tranquillizzata su alcune cose e mi ha raccontato di mio padre."
Senza nemmeno rendermene conto, stavo giocando con il ciondolo che avevo al collo.
"È molto bella quella collana." osservò Ron.
"Era... È appartenuta a mio padre." spiegai titubante.
Calò il silenzio. Per molto tempo non parlammo, restammo immersi nei nostri pensieri, e io stavo pensando a Sirius.
Era come un padre per me. Oppure un fratello maggiore, con il quale vai molto d'accordo.
Sapevo solo che, con lui nelle vicinanze, io ero felice.

L'Esercito di Silente dava sempre migliori risultati. Ero soddisfatta dei miei amici, sopratutto di Neville. Aveva fatto un enorme salto di qualità. Inoltre, mi piaceva l'ES perché era un modo per riunire ragazzi e ragazze di Case differenti con lo stesso scopo: imparare Difesa contro le Arti Oscure.
Una sera, però, qualcosa andò storto alla fine di una delle lezioni pratiche all'interno della Stanza delle Necessità.
Uscii dalla stanza e, dopo pochi passi, caddi a terra. Da dietro un'armatura sbucò Draco Malfoy, il tizio viziato di Serpeverde, che si rigirava la bacchetta tra le mani ed era evidentemente euforico.
"Fattura Sgambetto, piccola Potter!" ghignò soddisfatto.
Si dava molte arie solo perché apparteneva alla Squadra di Inquisizione creata dall'odiosissima professoressa (se si può definire così) Umbridge.
Si avvicinò e mi fece alzare afferrandomi il braccio, mandando al diavolo le buone maniere.
Forse non le ha mai possedute, poiché suo padre Mangiamorte non si è mai preso il disturbo di insegnargliele.
Bando alle ciance, quel lurido Serpeverde mi trascinò nell'ufficio della brutta vecchia mege- EHM...  di quella fantastica e adorabile professoressa Umbridge.
Lì vi trovai alcuni tra i miei migliori amici, appartenenti all'ES: Ron, Ginny, Neville, Hermione e Luna. Non sapevo dove fossero gli altri, ma mi augurai che fossero riusciti ad avvertire la McGranitt.
La porta si richiuse in un sonoro colpo. Gli occhi fuori dalle orbite della Umbridge erano il segno che forse la storiella non sarebbe filata liscia come pensavo.
"Allora, signorina Potter, cosa intendeva fare? Perché organizzavate gruppi illegali senza permesso?" chiese irritata. Io la guardai dritta negli occhi.
"Vediamo... Forse perché volevamo imparare Difesa contro le Arti Oscure in un modo decente, lei che dice?" risposi sprezzante.
Iniziarono a tremare le mani dall'irritazione. Quanto era soddisfacente farla arrabbiare.
"Cosa stai insinuando, piccola ignobile ragazzina? Che io, Dolores Umbridge, non sia in grado di insegnare la mia materia?" domandò stridula.
"Esattamente." dissi impassibile.
Lei battè un pugno sul tavolo.
"Basta! Sto esaurendo la mia..."
Qualcuno bussò alla porta. Mi sarei prostrata ai suoi piedi se quel qualcuno non fosse Piton.
"Professoressa, mi aveva chiamato?" domandò con la sua voce strascicata.
"Certo, Severus. Mi serve una pozione Veritaserum per questa stupida ragazzina che mi sta screditando per discolparsi delle sue azioni!" strillò.
Piton rivolse i suoi occhi verso di me, ma io non lo degnai di uno sguardo, perché stavo fissando la Umbridge.
"Non serve la pozione, professoressa.  - dissi mostrando la mano, che aveva ancora incise le parole - Ricorda? Non devo dire bugie."
Mi alzai in piedi, nemmeno Malfoy cercò di fermarmi. Mi voltai a guardare tutti i presenti, a malincuore pure Piton, che mi fece un cenno con i suoi occhi a fessura.
"Signorina Potter, nel mio ufficio."
Strinsi le labbra e lo seguii.
Nel sotterraneo, Piton mi lasciò entrare per poi chiudere la porta dietro di sé.
"Siediti, Potter."
Mi accomodati su una delle fredde sedie dall'altra parte della scrivania, mentre Piton, avvolto nel suo mantello, era voltato verso quello che sembrava un libro. Si girò e iniziò a camminare avanti e indietro alle mie spalle, dandomi ai nervi.
"Signorina Potter, hai veramente partecipato ad un gruppo illegale organizzato senza permesso?" domandò penetrante.
"Sì, signore." dissi.
"Ed è vero che hai screditato la professoressa Umbridge?"
"Sì, signore." ripetei annoiata.
Finalmente smise di camminare alle mie spalle e si sedette di fronte a me, scrutandomi.
"Trenta punti in meno a Grifondoro."
Sospirò irritato.
"Potter. Sei proprio identica a tuo padre: arrogante, presuntuosa, superba, intransigente..."
Mi alzai in piedi.
"Mio padre non era arrogante nè niente di tutto ciò. E io nemmeno."
"Signorina Potter, se non vuoi che io riferisca alla Preside che..." iniziò, ma io lo interruppi.
"Mi lasci in pace. E lo dica anche a tutti gli altri insegnanti. Non è facile per me." conclusi, uscendo e sbattendo la porta.
Fuori dal suo ufficio, sospirai.
Hogwarts stava andando letteralmente a rotoli.

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