7. Secondo padre

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Aprii gli occhi. Non sapevo dove fossi. Vidi solo mille facce che mi circondavano. Pensai al bel motivo per il quale potessero essere lì, per una bella notizia, una vittoria a Quidditch, qualsiasi cosa.
Poi ricordai la dura realtà.
"Sirius." fu la prima parola che dissi da quando ero cosciente, sentendo le lacrime colmarmi gli occhi e il cuore in frantumi.
Madame Pomfrey disse di sgomberare l'infermeria e che sarebbero potute rimanere solo tre o quattro persone, per non recarmi disturbo. Uscì accompagnando molte persone che erano lì, tutte tranne Hermione, Ron e Remus Lupin.
"Denise, come ti senti?" mi chiese Ron.
"A pezzi. Distrutta. Come se... come se mi fosse stata tolta tutta la felicità. La morte mi ha tolto la felicità."
Lui scosse la testa, affranto. Dispiaceva anche a lui, certo, nonostante non gli fosse ancora andato giù il fatto che il mio padrino sotto forma di cane lo avesse trascinato nella Stamberga Strillante per la gamba, al terzo anno.
Sentii la mano di Hermione posarsi sulla mia fronte.
"Stai tranquilla, le lezioni sono finite, tra due giorni si torna a casa. Passerà tutto. Presto starai meglio."
Lo spero bene.
"Voldemort? Dov'è? E quella brutta schifosa e odiosa Mangiamorte?"
"La Lestrange intendi?" mi interpretò Hermione.
Io annuii rigida, senza nemmeno rendermi conto che le mie mani si erano strette a pugno attorno alle lenzuola.
"Scomparsi. Però sono riusciti a prendere qualcuno. Hanno arrestato Malfoy Senior." mi informò Ron. 
Remus, per la prima volta da quando ero sveglia, parlò rivolgendosi ai miei amici.
"Potete lasciarci soli un attimo?"
Loro annuirono e mi salutarono, dissero di tornare più tardi. Restai sola con Remus. Lui sospirò.
"Mi dispiace per Sirius. Lui era..."
"Non nominarlo nemmeno." sibilai.
"Denise, era il mio migliore amico, il migliore insieme a tuo padre..." continuò, ma io lo interruppi.
"Non puoi parlare di lui con me! - urlai, avendo ormai recuperato tutta la voce - Nè ora, né mai."
Appoggiai la testa al morbido cuscino, tirando le lenzuola sin sul naso. Chiusi gli occhi, sperando di riuscire a dimenticarmi della realtà, credendo che, addormentandomi, mi sarei poi svegliata da questo brutto sogno...
Tutto inutile. La dura realtà non mi dava tregua. Aprii gli occhi: li scoprii pieni di lacrime.
Remus Lupin era ancora in piedi accanto al mio letto a fissare fuori dalla finestra, forse turbato dal mio sfogo... o forse no. Sembrava persino pensieroso.
"Scusami." sussurrai. Pensai che non mi avesse sentito, ma poi il mio ex professore si voltò verso di me. Si avvicinò a malapena.
"S-scusa... scusami... i-io..." singhiozzai, non riuscendo a trattenere le lacrime.
Remus chiuse gli occhi e poi si sedette sul bordo del letto, così io mi lasciai andare tra le sue braccia, mentre mi accarezzava i capelli cercando di tranquillizzarmi.
"Sai, - borbottò - potrei esserlo io il tuo padrino. Anche ieri sera eri così, tra le mie braccia."
Lo guardai negli occhi, ma li vidi sfocati a causa delle lacrime contenuti nei miei.
"Sei tu che mi hai presa tra le braccia... Sei tu che mi hai detto che andava tutto bene. Sei l'ultima cosa che ho sentito."
Quasi sorrisi e appoggiai la testa al suo petto.
"Sarò un pericoloso lupo mannaro, ma so dimostrarlo bene il mio amore per gli altri, no?"
"Non sei un pericoloso lupo mannaro. E sì, sei bravissimo a dimostrarlo."
Mi strinsi a lui. Solo in quel momento mi resi conto della sua condizione e di quanto abbia sopportato. Forse la sua vita era peggiore della mia, ma in quel momento formulai una sola frase.
"Ti voglio bene, papà."
"Scommetto che a James non dispiacerebbe che tu mi chiamassi così, ma sono io che non voglio. Però ti voglio bene anche io, piccola malandrina. Volevo raccontarti di James e Sirius a Hogwarts, ma credo di dover aspettare... Ti chiamo i tuoi amici, ok?"
Annuii. Remus uscì, e tornarono Ron ed Hermione, dopo pochi minuti.
"Ci hai chiamati Remus. Sai, quando Tu-Sai-Chi ti haposseduta, io tremavo, avevo paura. E poi quando ha abbandonato il tuo corpo, che ho visto com'eri rigida... pensavo davvero d'aver visto la luce abbandonare i tuoi occhi."
Tirò su col naso. Ron era serio, fin troppo serio per i miei gusti.
"Tranquilli. Ora sono qui."
"Quando lui... insomma... Soffrivo per te, Denise, ho visto... Tutto il dolore che hai provato tu l'abbiamo provato tutti, io, Hermione, Ginny, Fred, George, Remus, Tonks... Tutti quelli dell'Ordine erano privi di parole." spiegò Ron.
Io sospirai.
"Non so. So solo che voglio tornare a casa il prima possibile, anche se casa vorrà dire numero 4 di Privet Drive, anche se casa vorrà dire Dursley." mormorai.
"Non credo proprio." commentò Ron divertito,  come se improvvisamente gli fosse venuta in mente una cosa importantissima.
"Ron ha ragione! Vado a chiamare Remus." annunciò Hermione. Dopo pochi minuti fu di ritorno con Lunastorta.
"Credo che Ron ed Hermione abbiano ragione, Denise. - tolse un bigliettino dalla tasca - Sirius voleva così."
Sul biglietto era scritto in modo esplicito, con la calligrafia frettolosa del mio padrino, che il numero 12 di Grimmauld Place era in eredità a me.
"Ma... Sul serio? Intendo, non è il Quartier Generale?" domandai un po' incredula.
"E continuerà ad esserlo, se tu vorrai. Se deciderai che può restare quel che è, i membri dell'Ordine  (io, Malocchio, Tonks, gli Weasley) resteranno a vivere lì per tutta l'estate. Potrà restare anche Hermione se gradisci."
Guardai prima la mia amica, poi Remus.
"Ovvio. È e resterà il Quartier Generale di Voi-Sapete-Cosa. Oh, meglio non correre rischi. Magari qualcuno origlia..." dissi come giustificazione.
Remus sorrise e uscì. Rimasero lì i miei due amici ancora per un po', ma per il resto del giorno non ricevetti visite.

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