23. Niente di più di una pietra

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Non sapevo quale forza fisica mi stesse spingendo verso la Foresta, mentre al castello la gente morta per me pullulava, i miei amici piangevano e il nemico era quasi sconfitto.
Involontariamente camminavo, con gli occhi semichiusi, il respiro pesante e non solo.
Mi trascinavo verso la Foresta come se le mie gambe fossero troppo pesanti, come se davvero pensassi di poter avere una via di scampo.
Le lacrime mi gonfiavano gli occhi e quindi mi lasciai andare. Tanto a Voldemort non importava se piangessi o no mentre mi lanciava la Maledizione.
Misi la bacchetta all'interno della felpa. Non mi sarebbe servita.
Non mi sarebbe servito niente, se non la convinzione di arrivare sino al punto stabilito da Voldemort.
D'improvviso sentii qualcosa muoversi nella tasca della felpa.
Incuriosita misi la mano e ne estrassi il Boccino lasciatomi in eredità da Silente.
Mi apro alla chiusura...
Capii che la chiusura significava la morte.
Quindi misi il Boccino alla bocca e sussurrai:
"Sto per morire. Sto per andarmene per sempre..."
Lasciai il Boccino nel palmo e vidi che si aprì, rivelando una piccola pietra.
Tutta questa fatica per ottenere niente di più di una pietra, che non mi sarebbe servita a niente, come se quella avrebbe d'improvviso cambiato tutto...
"Ma come, non la conosci la fiaba dei tre fratelli?"
"Ron, io da piccola ascoltavo le fiabe dei Babbani"
...
"Quanti sono i doni della morte, Signor Lovegood?"
"Sono tre. Il Mantello dell'Invisibilità, con cui puoi celarti ai nemici; la Bacchetta di Sambuco, con cui diventerai invincibile; e infine la Pietra della Resurrezione, per incontrare i cari defunti. Insieme formano un padrone della Morte..."

I ricordi delle mie vicissitudini mi portarono ad una e una sola conclusione. Quella che avevo in mano era uno dei tre Doni della Morte, era la Pietra della Resurrezione.
Con quella sarei riuscita a rivedere i morti.
Feci un respiro profondo e feci fare tre giri alla Pietra. Poi chiusi il palmo della mano e strinsi la pietra.
Chiusi e riaprii gli occhi e davanti a me vidi quattro figure, ma il mio sguardo si era posato su una in particolare.
Era una donna giovane, con il sorriso sul volto e guardava in un'altra direzione. I capelli rossi le scendevano sulle spalle e aveva un paio di occhi verdi, uguali ai miei.
Non mi saziavo di ammirare la bellezza di Lily Potter, di mia madre, che era uguale a come la immaginavo.
Feci due passi avanti ed entrai nel suo campo visivo.
"Mamma?"
Il suo sorriso divenne se possibile ancora più ampio.
"Sei stata così coraggiosa." sospirò la donna.
Io tesi una mano verso di lei e feci per afferrare la sua, ma afferrai solo aria.
"Siamo anime, tesoro, non riesci a toccarci. - spiegò Lily Potter - Vorrei abbracciarti, ma non posso. Immagina che lo stia già facendo."
Sorrisi al pensiero del contatto di mia madre con me, quel contatto che nella mia memoria mai avevo provato.
Lei ancora mi fissava. Sembrava che le bastasse guardarmi in eterno, fino a che anche io non sarei morta e riunita a lei.
"Denise, sei uguale a lei. Sei proprio identica a tua madre."
La voce del mio padrino mi giunse all'orecchio.
Mi voltai e l'anima di Sirius, di aspetto più giovane rispetto a quando lo avevo conosciuto, mi rivolse un largo sorriso sincero.
Allora mi avvicinai a lui.
"Sirius... mi manchi tantissimo sai?"
Lui abbassò lo sguardo ma continuò a sorridere.
"Immagino quanto tu abbia sofferto quando sono andato dietro quel velo..."
"No, non immagini."  ribattei.
"Invece io credo che tu abbia sofferto tanto quanto ho sofferto io quando è morto tuo padre." mormorò.
Tornai a guardarlo negli occhi.
"Fa male morire?"
La domanda uscì dalla mia bocca senza che lo volessi. Suonava così infantile...
"No. È più rapido che addormentarsi." mi rispose Sirius.
Le lacrime iniziarono ancora a scendere lente sul mio volto, mentre una brezza leggera mi scompigliò i capelli.
Mi voltai ancora un po' alla mia destra e vidi Remus, anche lui molto più giovane, che aveva il suo sguardo fisso su di me.
Il mio cuore cessò di battere un attimo. In due falcate fui davanti a lui.
"Remus... Perchè te ne sei andato? Perchè mi hai lasciata sola durante la guerra? E Teddy? Che ne sarà di lui?"
Lui continuò a sorridere.
"Teddy non è un problema. Tu sei la sua madrina: è tuo il compito di prenderti cura di lui. Io e Dora abbiamo sempre voluto che fossi sua madrina."
Io annuii.
"E non sei sola. Hai tutti i tuoi amici ora, combatteranno per te. Ora ti tocca la parte più difficile. So che ti sei sempre dedicata agli altri, ma adesso non puoi fare altro, ad un certo punto devi abbandonare quelli che ami anche se non vuoi.
Denise, sei sempre stata forte e questo è il momento per dimostrarlo."
Le parole di Remus mi lasciarono ancora a bocca aperta, e d'istinto allargai le braccia per stringermi a lui, ma mi sentii un'idiota quando mi ricordai che il contatto non sarebbe mai potuto avvenire.
"Sei sempre stato come un padre per me, Remus. Ti voglio bene papà." sussurrai.
Lui scosse il capo, come faceva sempre.
"Questo nome non spetta a me. - osservò - Ma a lui."
Con un cenno del capo indicò di fronte a sé.
Mi voltai di centottanta gradi.
James Potter era l'ultimo delle quattro anime.
Un piede dopo l'altro, incerta, arrivai a pochi passi da lui.
"Sei arrivata al capolinea figliola." annunciò.
Io lo guardai incredula, poi osservai la distanza che ci separava.
Quel giovane uomo occhialuto, con il sorriso stampato sulle labbra e i capelli sparsi ovunque, era davvero mio padre?
Stentavo a crederci, non lo avrei mai immaginato così. Lo immaginavo più vecchio o un po' autoritario, come tutti i padri.
E invece il viso angelico lo faceva sembrare un bambino, oltre al fatto che non aveva niente di autoritario, e credo che saremmo andati molto d'accordo. Mi dispiaceva non averlo conosciuto.
"Sei davvero mio padre?"
"Se è vero che una volta sono riuscito a portare Lily Evans a Hogsmeade allora sì, è vero anche che io sono tuo padre." sorrise.
Sorrisi con lui e poi mi voltai a guardare mia madre. Saremmo stati senza dubbio una famiglia fantastica.
"Sei così bella, figlia mia. Spero che qualcuno se ne sia accorto e che te lo abbia detto esplicitamente. Se fossi ancora all'epoca di Hogwarts, te lo avrei detto io."
Sorrisi e arrossii.
"Guardati, e pensare che sei tu la ragazza che è sopravvissuta. Non lo direi mai."
Lui continuava a parlare e io non sapevo che dire.
"Dopo che avrai vinto la guerra ti troverai qualcuno che ti ami come io amo tua madre. Fino alla morte e oltre. Vai figliola, sono fiero di te."
Annuii e con il dorso della mano mi asciugai le lacrime che mi bagnavano il viso.
"Lui non vi vedrà?" dissi flebile.
"No. Siamo parte di te." disse Remus.
"Invisibile a chiunque altro." aggiunse Sirius.
"E resterete con me?"
"Fino alla fine." rispose mio padre.
Guardai mia madre.
"Stammi accanto, ti prego."
"L'ho sempre fatto e lo farò ancora. Fino a che ne avrai bisogno." replicò.
Quindi presi un respiro profondo e, a malincuore, lasciai andare la pietra per terra.

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