10. Tra Patronus e parole

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Aprì una porta e vi guardò all'interno con fare furtivo.
"Vieni, questa stanza è vuota. Non chiedermi cosa sia realtà, forse una vecchia cucina...?" domandò facendomi entrare e chiudendo la porta dietro di sé.
Mi sedetti al tavolino e Tonks mi imitò. Si mise di fronte a me e congiunse le mani.
"Dica."
Io scelsi con cura le parole.
"Il mio Patronus è... è cambiato. Non so che significa. Pensavo che tu... che tu avessi più spiegazioni da fornirmi." dissi.
Lei alzò un sopracciglio.
"E perché io?"
Idiota, ti sei fatta sgamare.
"Tranquilla, fa niente se hai origliato. In realtà... in realtà io volevo rivelarlo solo a te, ma poi Molly ha notato quanto fossi pensierosa. Io mi fido di te, Denise, e so che non lo dirai a nessuno. E, sì, il mio Patronus è cambiato. Era una lepre. Ora è un lupo."
Strabuzzai gli occhi e mi morì il respiro in gola.
"Che c'è?" domandò.
Mi tremava la voce.
"Anche il mio Patronus è un lupo."
Lei mi scrutò, sembrava mi stesse leggendo l'anima.
"Io... te lo devo dire. Questo non lo sa neppure Molly. Ti prego di... di non dirlo a nessuno. Nessuno nessuno." sussurrò.
"Nessuno nessuno. - ripetei - Ti puoi fidare, Dora." 
Lei deglutì.
"Io... sono innamorata di Remus."
La sua dichiarazione, così, schietta, priva di esitazione né emozione mi spiazzò.
"L-lui sa che... intendo, lui lo sa?" farfugliai.
Scosse il capo.
"Temo lo abbia capito, però. E si dice che il Patronus cambia per una forte emozione o per un trauma... Il mio è diventato il suo. Non potrò nasconderlo a lungo, sarà una cosa segreta fino a che non avrò bisogno di utilizzare il Patronus." spiegò.
Pensai al problema di Remus. Pensai all'infelicità di Dora sapendo che lui potrebbe non ricambiare.
"Ma passiamo a te. - cambiò bruscamente discorso - Pensavo che il tuo sarebbe diventato un cane. Sai, dopo la sua morte..."
Sospirai. Le raccontai tutto.
"Devo dire che mi sono stupita di aver visto un lupo. Che cosa significa?, mi dicevo, Di chi è questo Patronus?. Poi ho capito. Dalla morte di Sirius ho trovato la mia figura paterna in Remus. Non può sostituire nessuno, certo, ma della mia famiglia non è rimasto più nulla e ho iniziato a vedere lui come un padrino e soprattutto come un padre. Durante l'estate ho capito di non aver mai conosciuto mio padre, e che io e Remus siamo talmente simili da sembrare padre e figlia.
Io... gli voglio bene. Forse più che a mio padre. Forse perché non l'ho mai realmente conosciuto."
Lei pensò.
"Il tuo vecchio Patronus?"
"Volpe. Silente mi spiegò, al terzo anno, che la volpe è segno di furbizia. Da sempre il Cappello era incerto su Serpeverde o Grifondoro, per me. La furbizia è il pane dei Serpeverde, mi spiegò Silente."
Lei mi guardò divertita.
"Ti ci vedrei in Serpeverde. Sei molto forte, non molli un attimo."
Sorrisi, mentre mormorai un 'non è affatto vero'. Dora fece finta di non sentire.
"Silente, però - presi parola - mi confidó che la volpe è segno anche di saggezza. Sostiene che io sia in grado di muovermi al momento giusto nel modo giusto, facendo ciò che è meglio non per me ma per gli altri. Dice è per questo che il Cappello mi ha piazzata tra i Grifondoro. Mi ha detto che la volpe è scaltra e abile, quasi sempre fortunata. Ma dimentica quest'ultimo punto, io non sono fortunata. E ora... bè, ora è un lupo."
Lei accennò un sorriso.
"Sei una ragazza fenomenale. Dai, evoca il Patronus."
Mi concentrai sul mio ricordo più felice fino ad ora: il bacio datomi da Sirius. Mai avevo ricevuto una forma d'affetto simile da lui, nè da nessun altro, come già detto.
"Expecto Patronum."
Mossi la bacchetta con grazia, e vidi comparire una luce vicino alla porta. La luce aveva la chiara forma di un lupo.
Girò su sé stesso e poi la luce si librò in aria girando per la stanza, poi svanì.
Tonks sospirò.
"Ti sei sfogata, temo. Ma io non so darti molte motivazioni. Non è normale che il Patronus cambi già a sedici anni. Dovresti dirlo a Silente e..."
"No." la interruppi bruscamente.
"Come sarebbe a dire 'no' ?" chiese confusa.
Idiota ti sei fatta sgamare pt.2.
"Ha già troppe cose a cui pensare. - mentii. Non volevo dirle delle serate nel suo studio, non a lei, era troppo presto - E non è questo gran problema."
Lei sospirò scuotendo il capo, facendo volteggiare i capelli colorati.
"Ed è qui che ti sbagli, cara mia. Questa è un'anomalia bella e buona, non devi sempre e solo pensare agli altri e trascurare i tuoi problemi. Sai... anche tua madre faceva così. Pensava solo a fare la cosa giusta per gli altri, non pensava mai a fare le cose in funzione ai suoi bisogni. Fino al sesto anno respingeva tuo padre, poi ha capito che forse... forse era conveniente essere spensierati. Soprattutto quando ha notato che Tu-Sai-Chi era quasi al massimo del potere. - mi guardò a lungo - Assomigli a lei più di quanto credi. E quegli occhi... identici ai suoi."
"L'hai conosciuta? Hai conosciuto mia madre?"
"Certo. Anche tuo padre. Era sempre insieme a Sirius. Lui è cugino di mia madre. Spesso mamma andava a trovare Sirius a Godric's Hollow."
"Ma lì ci vivevano i miei." osservai confusa.
"Sirius è andato a vivere con loro, dopo che Lily e James si sono messi insieme. Mamma andava a trovarli, molto spesso quando Lily era incinta, e io andavo con loro, da 'zio Sir', così lo chiamavo, anche se in realtà non era che un cugino di secondo grado per me. E lì c'era spesso anche Remus. Avevo sette anni. Mamma a volte mi lasciava da loro, ed erano James e Sirius che mi facevano divertire, mi facevano battute e io ridevo come una matta, tanto da farmi cambiare colori di capelli. E un anno dopo nascesti tu. Fu un trauma per una bambina di otto anni come me quando James e Lily morirono e quando Sirius fu rinchiuso. Piangevo tanto, ero disperata. Remus non si sapeva che fine avesse fatto, non lo vedevo più. Da quando andai a Hogwarts, la mia vita tornò ad essere simile a quando ero con i Malandrini. Ero spensierata proprio come loro e mi divertivo, proprio cine loro. Ancora non mi capacito di come possa una simile tragedia aver colpito la vita innocente di due ventunenni. Tre, se contiamo Sirius in carcere. Quattro se contiamo Remus senza più amici."
Avevo ascoltato il racconto in silenzio, senza fiatare, temetti anche di non respirare più. Una lacrima mi rigò la guancia. Li aveva conosciuti anche lei. E perché io no?
Dora si avvicinò e mi abbracciò.
"Sei uguale a loro. Sii forte, proprio come loro, Denise. E ascoltami: fatti aiutare, da Silente, dagli amici, da quelli dell'Ordine, anche da me... Sei l'unica speranza che ci rimane per sistemare questo mondo, non arrenderti. Pensa anche a te stessa, qualche volta."
Mi sorrise. Anche io sorrisi.
Tonks aveva ragione. Non potevo sempre fare ciò che andava bene per gli altri. Dovevo iniziare a seguire il mio cuore.
E iniziai a farlo subito, da quando uscii da quella stanza.

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