26. L'arma più potente

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Lasciai un bacio sulla fronte di Fred. Come avrei fatto, se mai avessi più messo piede in casa Weasley, a non sentire più il suo nome, la sua risata e la sua voce? Come avrebbe fatto George a vivere senza un pezzo della sua anima?
Le domande alle quali non esistevano risposte erano molte, troppe per i miei gusti.
Sospirai e rivolsi un ultimo sguardo a Molly, come a congedarmi, e lei mi rispose con un cenno di assenso del capo.
Allora mi allontanai e raggiunsi Luna, seduta in disparte.
"Ehi. - le dissi - Sei stata mitica. Dall'inizio alla fine. Non avrei mai trovato il diadema senza il tuo aiuto."
Lei sorrise, con lo sguardo che lasciava pensare che avesse la testa fra le nuvole, ma come sempre lei prontamente rispose:
"Mi sembrava il minimo. Sei mia amica, e la guerra riguardava comunque tutti, quindi dovevamo aiutarci a vicenda."
Ricambiai il sorriso, e feci per allontanarmi, ma lei mi prese il braccio. Mi voltai verso di lei.
"So che sono ripetitiva, Denise, ma come ti avevo detto che mi era dispiaciuta la morte del tuo padrino... bè, penso non ci sia bisogno di dire che mi dispiace anche per quella di Remus. So quanto tu tenessi a lui, e quanto lui tenesse a te."
Come sempre le sue parole erano semplicissime, ma mi colpirono il cuore, come se ora la morte di Remus fosse meno dolorosa.
La ringraziai, quindi lanciai un ultimo sguardo ai cadaveri di Remus e Tonks, coperti da un velo, e mi incamminai verso di loro, sentendo di star andando controvento.
Arrivai davanti a loro e, chiudendo gli occhi, frugai in tasca, dalla quale ne uscii il coccio di vetro, il pezzo di specchio che mi aveva lasciato Sirius.
Era uno dei pochi ricordi concreti che possedevo di Sirius, ma mi convinsi e alzai il velo e vidi le facce pallide e rilassate dei due.
Misi il pezzo di specchio nella tasca della giacca di Remus, quindi sussurrai:
"Con quello potrai vedermi meglio dal paradiso."
Ma erano solo parole, buttate al vento, che non sapevo se mai fossero state sentite dal vero destinatario, ma alle quali sicuramente non sarebbe arrivata mai risposta.
La risposta è già nel tuo cuore.
Sospirai e rimisi il velo sul due corpi, dall'espressione seria, ma che sembravano sorridermi di nascosto.
Mi diressi verso il portone del castello, aperto, dal quale entrava la dolce brezza fresca di inizio maggio.
Dalle scale scesero Ron ed Hermione, mano nella mano. Li guardai negli occhi, poi abbassai lo sguardo alludendo alle loro mani intrecciate, e commentai:
"Era ora, ragazzi."
Loro sorrisero, mi unii anche io, avevo sempre saputo che erano fatti l'uno per l'altra, sin dai primi anni, quando ancora avevano un sacco di discussioni.
"Vedo che però anche tu hai trovato quello giusto, Denise. - borbottò Ron sorridendo - O meglio, è lui che ha ritrovato sè stesso."
Hermione prese la parola.
"Non è andata propriamente così: è stata Denise che lo ha aiutato a ritrovare sè stesso. Fino a poco fa, io non lo conoscevo il lato dolce di Draco." commentò.
Sorrisi, un sorriso sincero, mai fatto prima, probabilmente un sorriso che si fa quando si pensa alla propria metà.
"Non smetterà mai di stupirmi quel ragazzo, credimi."
Uscimmo sul ponte, mezzo distrutto, che offriva la fantastica visuale di Hogwarts, e presi dalla tasca la Bacchetta di Sambuco.
Guardai Hermione e Ron.
"Con questa sarei invincibile." riflettei.
Loro mi guardarono e sorrisero. Era vero, sarei stata davvero invincibile, ma oramai cosa mi aspettavo di più? Ero sopravvissuta due volte alla Maledizione Mortale, avevo la cicatrice e nessuno, e dico nessuno, aveva mai fatto altrettanto. A cosa mi sarebbe servita una bacchetta quando ero già praticamente invincibile da sola?
Stupii i miei due amici quando la spezzai e la gettai giù dal ponte, nel vuoto, senza più vederla nè sentirla.
"Sei impazzita?" domandò Hermione con un fil di voce.
Io sorrisi.
"Non ho bisogno di quella bacchetta." sostenni.
"Ma Denise, era l'arma più potente del mondo magico e persino di quello non magico, lo capisci?" domandò stranito Ron.
Io mi avvicinai a lui e gli misi le mani sulle spalle.
"L'arma più potente del mondo, Ron, è l'amore. È questo che mi ha fatto vincere contro Voldemort."
Misi una mano attorno alla sua spalla e una attorno a quella di Hermione: anche loro fecero lo stesso mentre ci dirigevamo all'interno del castello.

Erano passati cinque anni dalla Battaglia di Hogwarts del 2 maggio.
Io ero diventata Auror, e anche Draco lavorava per il Ministero.
Ormai dell'Ordine della Fenice di quando ero al quinto anno era rimasta poca gente, quindi il vecchio Quartier Generale, ossia Grimmauld Place, che Sirius aveva lasciato in eredità a me, ora sarebbe potuta essere casa mia.
Tuttavia, Lucius Malfoy si era Smaterializzato lontano, quindi Villa Malfoy era ormai di proprietà di Draco.
Avevamo deciso di vivere a Villa Malfoy, mentre avevo proposto a Dudley, mio cugino, con il quale ora eravamo in rapporti migliori, di occupare Grimmauld Place con la sua famiglia.
Era una sera di inizio estate. Era tardi, e mentre Draco finiva di riordinare le scartoffie del Ministero, mentre io andai a letto.
Poco dopo sentii i passi di Draco, poi lui sedersi sul letto e il suo respiro caldo, il suo profumo, e improvvisamente le sue braccia allacciarsi attorno alla mia vita.
Mise in mento nell'incavo del mio collo e mi baciò la mandibola.
"Quante volte ti ho detto ti amo, Deni?" sussurrò al mio orecchio.
Mi voltai mentre lui ancora mi stringeva a sé, lo fissai nei suoi occhi color ghiaccio e gli risposi:
"Tante. Ma mai abbastanza."
Il mio sguardo si spostò sulle sue labbra, che baciai subito dopo allacciando le mani dietro il suo collo.
Nemmeno mi accorsi di quanto fosse passionale quel bacio, e che Draco mi stava sfilando i pantaloncini corti del pigiama.
Basta solo dire che, in quella notte del 2003, ebbe inizio la discendenza targata Potter-Malfoy.

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