Quel giorno uscii dall'infermeria. Era giugno.
Il 18 giugno.
Non riuscii a pensare ad altro, solo a quel nome.
Sirius.
Era già da un anno che se n'era andato.
Il mio padrino. L'unica famiglia che mi fosse rimasta. L'unica figura che in quei quindici anni mi avesse voluto bene veramente come un padre.
Mi venne in mente quando, l'estate scorsa, mi era venuto di fronte, scrutandomi da capo a piedi con quei suoi occhi magnifici, e mi aveva detto:
"Stai diventando una ragazza bellissima. Proprio come tua madre."
Io avevo sorriso.
Mi venne in mente anche la sua affermazione, prima di tornare a Hogwarts dopo le vacanze di Natale.
"Quando tutto sarà finito... formeremo una famiglia, promesso."
Anche lì avevo sorriso e lo avevo abbracciato, ancora ignara di quel che ci avrebbe aspettato, ero allo scuro della dura e prepotente realtà.
Ricordai di Remus, la sua forte presa che mi aveva impedito di vendicare Sirius uccidendo Bellatrix, la sua cugina assassina.
Ancora mi ardeva nel petto la rabbia, il rimorso, la tristezza e il senso di colpa per non aver aiutato il mio padrino a combattere quella minaccia. Sapere che sarei rimasta fino al primo settembre in quella casa senza vedere nemmeno l'ombra di Sirius era doloroso.
Vedevo ancora, ogni volta che chiudevo gli occhi, la luce e la vita che abbandonavano i suoi, quando Bellatrix lo aveva brutalmente strappato via da me. Era impossibile ripensare a lei senza provare ribrezzo.
Ero nel dormitorio, sola, mentre chiudevo il baule con dentro tutti i miei averi. Al collo portavo ancora la collana appartenuta a quel soggetto che sarebbe stato mio padre, se anche lui non fosse stato portato via dalla morte prima ancora che io lo conoscessi. James Potter.
Mi fermai un attimo a giocherellare con la J al collo. Nel frattempo frugai nei cassetti per accertarmi che non ci fosse più nulla, ma trovai altro. Un frammento di vetro.
Lo specchio.
La metà dello specchio appartenuta a Sirius, mentre l'altra ce l'aveva mio padre all'epoca di Hogwarts.
Questo mi fece incrementare il dolore.
Sirius mi aveva dato la sua parte e si era tenuto la parte di mio padre, perché era uno dei pochi ricordi concreti che aveva del suo migliore amico.
Non avevo la minima intenzione di perderlo.
Sentendomi improvvisamente ingenua, ci guardai dentro, sperando magari di poter rivedere i suoi occhi, stracolmi di emozioni, che al mio terzo anno dominavano le prime pagine della Gazzetta del Profeta.
Quegli occhi che, come non avrei mai pensato, erano divenuti un chiodo fisso nella mia mente, come se d'improvviso pensare a lui mi rendesse di nuovo forte.
Ma... no, mi sentivo delusa, di me stessa, che non ero stata in grado di salvare il mio padrino, spingendolo da parte e lasciare che la Maledizione colpisse me al posto che lui, così come voleva Bellatrix.
Delusa e stupida perchè al terzo anno avevo osato credere che fosse lui la ragione per la quale sono orfana, e volevo addirittura ucciderlo con le mie stesse mani.
Delusa perchè non sono riuscita a dimostrare tutto il bene che in realtà gli volevo, delusa per non essere riuscita a dirgli tutto ciò che volevo, delusa per essere stata così ingenua da credere di avere tempo.
Sentivo il rimorso. Sentivo di essere ormai rassegnata al destino. Che lo fossi o no, infatti, il destino ormai era quello. Era da idioti pensare che sarei riuscita a riportarlo in vita.
Sull'Hogwarts Express sedetti in cabina con Ron e Hermione, non facevo altro se non fissare fuori dal finestrino. Persino quando passò la Signora del Carrello non comprai nulla, cosa inusuale da parte mia.
Ron si accorse che qualcosa non andava proprio per quello.
"Denise... che succede?"
Io sospirai con lo sguardo perso.
"Oggi... Oggi è il 18 giugno." dissi soltanto.
Hermione trattenne il respiro e io voltai la testa. La ragazza guardava Ron, che probabilmente non aveva capito, perciò mi indicò con un cenno della testa, con gli occhi velati dalle lacrime.
Ron allora capì e mi guardò.
"Scusami, io..."
"Non è colpa tua. È colpa mia. Sono io, che sono troppo debole e cado ad ogni ostacolo."
Hermione mi rivolse un'occhiata degna di nota.
"Tu non sei debole, perchè con la stessa rapidità con cui cadi ti rialzi. Ed è proprio questo che ti rende così famosa."
Cercai di sorridere, ma percepii delle calde lacrime solcarmi le guance.
Ron lasciò a metà l'apertura di una cioccorana e si avvicinò per abbracciarmi, Hermione si alzò per mettersi accanto a me e stringermi forte, poi mi lasciò un bacio sulla guancia.
"Finché ci siamo noi, puoi stare tranquilla. Noi non ti abbandoneremmo mai."
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𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐄𝐒𝐂𝐄𝐋𝐓𝐀
FanfictionE se, al posto di Harry, i Potter avessero avuto una figlia femmina? Ella sarebbe stata in grado di fare quello che ha fatto Harry? Si sarebbe alleata con i buoni o si sarebbe unita ai Mangiamorte? Avrebbe fatto le sue scelte in funzione al bene deg...