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Ethan non bussò alla porta prima di entrare, né, tantomeno annunciò la nostra entrata... vidi la Castillo sobbalzare sorpresa sulla sedia in pelle nera, ma finse di non averci fatto caso.
« Eccovi, sedetevi pure » disse dopo essersi schiarita la voce, indicando le due poltrone dinanzi a lei,
« Allora Megan, ti sei sistemata nella tua stanza? » chiese cordiale, senza guardarmi, senza alzare il suo sguardo per incontrare il mio,
« Si grazie... » risposi banalmente, non riuscendo a parlarle con serenità, non mi convinceva completamente...
« Riguardando il tuo curriculum... ho notato che non hai alcun tipo di esperienze passate, e viste le nostre necessità, ho pensato che potresti aiutare Ethan.
Ti occuperai di quattro bambine, nulla di complicato, sarai una sorta di babysitter » spiegò in modo semplice, fin troppo,
« Cosa?! » fu proprio quest'ultimo a parlare, la sua voce rimbombò nella stanza, come un tuono nella notte.

« Lo sai che non mi serve aiuto, mi sarebbe solo d' intralcio, mandala da qualcun altro, non con me » replicò Ethan, alzandosi in piedi con uno scatto agitato, come una molla,
« Siediti per favore.
Lo so che non hai bisogno di aiuto, ma le bambine stanno crescendo, gli serve anche una figura femminile ad accudirle, le vedrai comunque quotidianamente... » spiegò, tentando di gestirlo; ma lui continuava a camminare per la stanza, con i nervi tesi, come un animale in gabbia.
L'idea di vederlo tutti i giorni e lavorarci insieme non mi faceva impazzire,
« Non c'è un altro lavoro? Posso fare qualsiasi cosa, ma con i bambini non sono molto portata... » provai, abbozzando un'espressione triste e abbattuta,
« Ecco, è meglio che si occupi d'altro! » ripeté Ethan, sbattendo con impeto il palmo della mano sulla scrivania in legno,
« Bene, se non te la cavi con i bambini ora avrai modo di migliorare questa tua carenza.
Non cambierò idea mi spiace.
Cercate di andare d' accordo e di lavorare cordialmente per ottenere ottimi risultati.
Megan inizi domani, potete andare buona serata ».
Uscimmo entrambi scocciati, ma lui non si degnò di nasconderlo, sbattè la porta e se ne andò, senza aspettarmi, senza considerarmi.

« Vieni Megan siediti qui! » Jeanette mi chiamava, sbracciandosi da uno dei tavoli in fondo alla mensa, per invitarmi a sedere con il suo gruppo.
Mi diressi timorosa verso la mia compagna di stanza, guardando velocemente tutti i componenti di quel fascio di persone.
« Megan! Buonasera, che valigia vuoi che ti porta? » sentii la voce di Dave, seduto ad alcuni posti di distanza salutarmi cordialmente.
Tentai di mangiare qualcosa, ma la questione con la direttrice di poco prima mi aveva chiuso lo stomaco, attorcigliandolo nella tensione.
« Megan non hai mangiato niente... » osservò Jette guardando perplessa il mio vassoio,          « Oggi il cibo non è il massimo, senza di me in cucina non si può pretendere molto » esclamò quest'ultima in modo scherzoso,
« Dai da domani potrai ricominciare a mangiare, mi impegnerò particolarmente per te! » ed io la ringraziai con un sorriso timido.

Mi si presentarono altri amici del gruppo, ma faticai a memorizzare tutti i loro nomi.
Finito di cenare aiutammo a sistemare e a pulire i tavoli, poi ci dirigemmo ognuno nelle nostre stanze.
Arrivate in camera, Jette mi ricordò della serata, insistendo per farmi partecipare,
« Dai vieni! Fallo per me! » continuava ad implorarmi facendomi ridere, ripetendo quelle stesse parole ormai da ore,
« Va bene, basta che la smetti di assillarmi » affermai, e lei iniziò ad applaudire, saltellando per la felicità.

Mezz'ora più tardi eravamo quasi pronte, Jette era vestita fin troppo sensuale per i miei gusti, e questo non le sfuggì,
« Ei tu, dove pensi di andare vestita così? » disse indicandomi con una smorfia,
« Beh che c'è? Avevi detto una cosa semplice... ho optato per il comodo... » argomentai alzando le spalle, studiando i miei morbidi jeans,
« Certo certo, togli tutto e metti questo, ti starà benissimo » terminò stendendo un vestito sul mio letto,         
« Scherzi, questo non può chiamarsi vestito, è una maglietta! » replicai leggermente sconvolta,
« Su mettilo » insisté Jeanette.
Sbuffai, tuttavia lo indossai comunque e mi guardai allo specchio.
Era decisamente un bel risultato, la stoffa mi fasciava dolcemente il corpo, ma non troppo da sembrare volgare, era blu notte e a monospalla con dei lievi ricami sul fianco,
« Sì è bello, ma non so... mi sembra esagerato » dissi dubbiosa,
« Aspetta di vedere le altre allora.
Stiamo facendo tardi, ormai non c'è tempo per cambiarti! »
Presi la borsa e la raggiunsi.

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