Salii in macchina appoggiandomi sul sedile del passeggero, i brividi causati dal freddo mi percorrevano ancora le braccia ma cercai di ignorarli, < Tieni metti questa > mi disse Ethan porgendomi la sua giacca, lo ringrazia con un sorriso prima di indossarla.
< Stiamo andando via? > chiesi quando sentii il motore accendersi < Tu che dici? > chiese immettendosi sulla strada principale < E gli altri? Come torneranno? > domandai iniziando a preoccuparmi, < L'auto di Chase ha sette posti, Beth e Rick sono venuti in moto, smettila di preoccuparti per gli altri e pensa a te ogni tanto > affermò, ma non c'era cattiveria nella sua voce < Cos'hai detto agli altri? > chiesi nuovamente, alzò le spalle mantenendo lo sguardo fisso sulla strada, < Che avevi bevuto troppo e ti eri sentita male > < E Jette? > a questa mia domanda si voltò a guardarmi, ma solo per un istante, < Diciamo che era abbastanza impegnata a ballare con Alfred per fermarsi e assicurarsi che non mentissi > annuii a quella sua affermazione, < Cosa c'è tra quei due? > chiesi non riuscendo a frenare la lingua, < Non pensi che siamo un po' troppo curiose qui? E poi perché dovrei saperlo? > < È ovvio che lo sai > lo guardai, era così bello mentre scuoteva la testa sorridendo, sembrava un'altra vita, come se tutto ciò accaduto pochi minuti fa fosse solo un brutto sogno, < E perché dovrei dirtelo? > mi limitai ad alzare le spalle non avendo una motivazione convincente < Dai dimmelo! > lui rise, e cambiò stazione radiofonica cercando qualche canzone decente < Non so niente di sicuro. Il mese scorso Jette si è dichiarata indirettamente. Penso che l'interesse sia comune da entrambe le parti, ma qualcosa frena Alfred... mi aveva rivelato di temere di rovinare la loro amicizia per una stupida cotta>
mi raccontò con tono assente < Se la vedano loro > aggiunse incerto < Ma non può aver detto o solo pensato una cosa del genere!! Quei due sono perfetti l'uno per l'altro è evidente a chiunque. Devo parlargli... > borbottai tra me e me, < Come ti fai chiamare? Cupido? > chiese ridacchiando mentre parcheggiava l'auto nel cortile, < Pensi davvero che starebbero bene insieme? > domandò osservandomi < Si, se solo Alfred considerasse Jette sotto un altro punto di vista capirebbe quanto lei è importante per lui > < Troveranno una soluzione, sono ragazzi intelligenti. > e scese dalla vettura.Salimmo le scale, < Aspettami prendo una cosa e torno > disse Ethan avviandosi verso la sua camera.
Mi appoggiai al muro del corridoio, lasciando che le gambe scivolassero a terra, e solo allora tutto ciò successo quella sera mi investì inaspettatamente, come piccoli aghi, mi si insinuarono nella mente facendomi rivivere quegli attimi, l'aria faticava ad entrare nei polmoni, boccheggiavo seduta su quel pavimento freddo alla ricerca di ossigeno con il corpo tremante, mentre la vista mi si stava offuscando riportandomi in quella sala, le sue mani che mi toccavano, le sue labbra che marchiavano la mia pelle, chiedevo aiuto ma nessuno sentiva la mia voce, < Ei, ei va tutto bene, guardami > due mani mi scuotevano mentre sentivo la sua voce lontana, ero accucciata contro il muro con le mani tra i capelli mentre Ethan mi era di fronte cercando di tranquillizzarmi, sbattei le palpebre un paio di volte riprendendo il controllo, < Si va tutto bene > risposi titubante, < Vuoi andare a dormire? > mi chiese incerto < No, tu vai io ho bisogno di prendere aria > risposi alzandomi, < Andiamo allora. >Mi lasciai guidare da lui per le strade della città, illuminate dal bagliore degli eleganti lampioni che si innalzavano verso il cielo gareggiando con le stelle nella loro luce.
Raggiungemmo la spiaggia in silenzio, e fui rasserenata dal suono delle onde che si infrangevano sulla riva.
Ci incamminammo scalciando la sabbia ad ogni passo e poi ci fermammo insieme, sedendoci a guardare quella distesa blu che oscillava avanti e indietro costantemente.
Sentii le guance inumidirsi e solo allora mi accorsi che stavo piangendo, in silenzio abbracciando le ginocchia al petto come facevo sempre nella mia cameretta quando gli incubi soffocavano il mio sonno, ma lì non ero sola, avevo Ethan al mio fianco che silenziosamente sollevò come una bambina facendomi sedere sulle sue ginocchia. E scoppiai, travolta dalle mie emozioni, incapace di reprimere quel dolore. Il pianto si fece più forte, il mio corpo era scosso dai singhiozzi, mentre la mia mente continuava a rinfacciarmi i sentimenti di quella sera, procurati dal contatto con quel ragazzo e dalle frasi di Ethan, così brutali ma così vere... lo stesso ragazzo che mi aveva distrutta, facendomi crollare in mille pezzi, ora era lì, ad accarezzarmi la schiena mentre cercavo rifugio nel suo petto, camminava tra le schegge di una vita troppo incasinata, senza paura di farsi male, senza che io glielo avessi chiesto, mi stava aiutando senza volere nulla in cambio.
< Si risolverà tutto principessa, andrà tutto bene > alzai la testa cercando i suoi occhi, alla luce della luna erano ancora più chiari, quasi grigi, circondati da quelle ciglia scure, come le stelle e l'oscurità, erano così sicuri e fieri, e sorrisi tra le lacrime al pensiero di quanto potessi apparirgli sola e distrutta < Perché sei qui... perché stai aiutando una pazza esaurita? > < Non sei una pazza esaurita > disse ravvivandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio < Non hai risposto però > gli feci notare con voce tremante < Non occorre una motivazione, non ne hai bisogno >
< Lo fai per pietà? > chiesi aggrottando la fronte < No, io > stava per continuare la frase ma lo fermai con una mano < Va bene così allora > gli dissi, distogliendo lo sguardo da lui e rivolgendolo al mare.
Mi tranquillizzai guardando le onde che giocavano a rincorrersi, che saltavano giocosamente sulla riva disperdendosi nella sabbia.
Sbattei le palpebre incantata e mi accorsi che ero ancora in braccio ad Ethan che aveva la camicia bagnata delle mie lacrime, < Scusami, io... non so cosa mi sia preso, non volevo pesarti... > balbettai imbarazzata tentando di alzarmi, ma le sue braccia forti me lo impedirono < Tu non mi pesi, resta qui... per favore > quella richiesta suonò come un'implorazione, lasciai che il suo sguardo entrasse nel mio mentre lui mi lasciava intravedere la sua anima, e la vidi, nascosta in profondità, che splendeva degli stessi colori della mia, della stessa necessità d'affetto negato per troppo tempo.
E mi lasciai cullare dolcemente, con il suono delle onde e il chiaro di Luna ad illuminarci, mentre il suo petto aderiva alla mia schiena e la mia testa appoggiava sulla sua spalla, mi sentii protetta, sentii che quello era il mio posto.
Scivolammo lentamente, sdraiandoci sulla sabbia rivolti a quel cielo infinito di stelle, sobbalzai < Che ora è? > chiesi allarmata, alzandomi a sedere e sgranando gli occhi, < Le 3:00 > mi informò Ethan, appoggiando le mani dietro il collo < Come facciamo a tornare ora? Non abbiamo rispettato il coprifuoco > domandai preoccupata iniziando ad agitarmi, Ethan allungò un braccio e mi afferrò un fianco riportandomi accanto a sé, sorrise rilassato e felice < Resteremo qui. Non agitarti principessa. > dopo un momento di confusione iniziale rilassai i muscoli, appoggiai la testa sul suo petto muscoloso ascoltando il ritmo del suo cuore mentre lui disegnava dei cerchi immaginari sul mio fianco sinistro, e non mi irrigidii al suo tocco, < Guarda il Grande carro come splende > disse interrompendo il silenzio < Qual è? > < Sono quelle sette stelle, vedi quel trapezio... > disse mentre con l'indice disegnava in aria, indicandomi le stelle, mi citò un paio di costellazioni, ed io lo ascoltai ipnotizzata da quei puntini luminosi, < Ti piace l'astrologia? > gli domandai concentrandomi sulla Luna < Un po', non ne so molto > < Credi nell'oroscopo? > < No non direi, tu? >
< Non sempre ma mi piace l'idea dei segni zodiacali, penso che in alcuni casi sia veritiera > dissi riflettendo < Io non ci credo invece > replicò Ethan spensierato < Perchè no? > chiesi curiosa < Principalmente perchè non credo si possano etichettare le persone solo in base al mese in cui sono nate > < Tu di che segno sei? > < Non lo so... > deglutì inspirando profondamente < La Castillo mi trovò fuori dalla porta del collegio, un po' come nei film... avevo pochi mesi di vita, non so quando sono nato di preciso. Quando ero piccolo avevamo fissato il mio compleanno per il 18 gennaio... > < Ethan non devi parlarmene se non vuoi... > provai a dirgli, lui mi rivolse un sorriso sincero < Tranquilla principessa. L'ultimo compleanno che festeggiai avevo 5 anni... mi svegliai felice come tutti i bambini, non mi aspettavo regali o feste sfarzose, solo un pensiero, ci tenevo ad essere ricordato da qualcuno... > disse con un'alzata di spalle < Quel giorno nessuno si ricordò di me e del mio compleanno. La sera andai dalla direttrice, ma lei mi disse che il mio compleanno doveva ancora arrivare, liquidandomi svogliatamente. Non è più arrivato. Ed io non l'ho più voluto festeggiare dimenticandomene come avevano fatto tutti gli altri>
Mi rattristai al pensiero di quel bambino, alla ricerca di un affetto che nessuno gli aveva donato, era cresciuto senza i genitori, senza una famiglia ad accudirlo, senza una strada da seguire, lasciato da solo ad arrancare nel buio... < Non devi dispiacerti per me principessa > affermò, alzai gli occhi meravigliata e notai che mi stava osservando, mi accarezzò dolcemente il viso con i polpastrelli < Lo leggo nei tuoi occhi, si incupiscono e non splendono più della loro luce che li rende unici > sorrisi e sbuffai < Non sono unici, sono dei comuni occhi castani > ma lui sorrise scuotendo la testa in disaccordo < Non sono comuni e tantomeno semplici occhi castani... sono circondati da sfumature verdi di diverse tonalità che gradualmente si scuriscono dove, al centro mille pagliuzze nocciola circondano la pupilla come a difenderla, sono capaci di catturarti e ipnotizzandoti trasportandoti in profondità... >
Mi sorpresero quelle parole, parlava come se mi conoscesse da sempre, come se per lui fossi leggibile come un foglio di giornale...
Socchiusi gli occhi e dolcemente scivolai nel sonno protetta dalle braccia di Ethan.Mi svegliai per il freddo, ero rannicchiata addosso ad Ethan cercando calore, lui al contrario dormiva serenamente, cercai di alzarmi a sedere senza svegliarlo, ma aumentò la presa su di me immobilizzandomi completamente.
Il sole non era ancora sorto ma mancava poco, il cielo si era schiarito tingendosi di rosa e rosso. Riprovai ad alzarmi, questa volta più delicatamente avendo successo, mi stiracchiai la schiena sentendo le ossa scricchiolare e risvegliando i muscoli, < Scappi? > chiese Ethan con voce roca impastata dal sonno, mi voltai meravigliata < No. Ti ho svegliato? > < No, ho sentito freddo improvvisamente > rispose sbadigliando, si stropicciò gli con la mano destra mente cercava invano di svegliarsi, < Hai dormito bene? > chiesi osservandolo < Decisamente, tu? > annuii di risposta, mentre lui allungò la mano verso di me, mi afferrò flettendo gli addominali e mi riportò vicina a lui < Potevi anche chiedere! > ribattei un po' acida, ma lui sorrise beffandosi di me, mentre il mio cuore scoppiava nel petto < Non sarebbe stato divertente poi > replicò allargando il sorriso sul volto, socchiusi le palpebre mentre mi sistemava delle ciocche ribelli dietro l'orecchio, < Buongiorno principessa. > < Giorno > risposi appoggiando lo sguardo all'orizzonte, < Volevi vedere l'alba ecco perché mi hai svegliato... > disse ridacchiando < Mi piacciono > dissi ridendo mentre delicatamente mi solleticava il collo < Sono come i tramonti > replicò con un'alzata di spalle, < Preferisco l'alba > affermai nuovamente < Perchè? > < Non so... le trovo meno banali dei tramonti, o forse semplicemente mi piace l'idea di iniziare di nuovo > non replicò, restammo in silenzio ad osservare quella stella che splendeva più delle altre mentre illuminava il suo cammino innalzandosi tra le nuvole.
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Happens
RomanceA volte succede, inaspettatamente e all'improvviso la tua vita cambia radicalmente trasportandoti in un mondo che non ti appartiene. Megan ha diciassette anni, non ha particolari pretese dalla sua vita, solo una, forse la più difficile, essere felic...