Venti minuti dopo tornai vestita, truccata e profumata in camera con un asciugamano in testa. Non avendo abbastanza tempo decisi di tenere i capelli bagnati, li spazzolai velocamente e li feci ondeggiare con la testa. Sentii il mio stomaco brontolare affamato ma lo ignorai spudoratamente; mentre Jette dormiva ancora serenamente io stavo impazzendo per arrivare puntuale.
Mi voltai distrattamente e, solo in quel momento, notai il vassoio giallo della mensa sul mio letto, con un cornetto e un cappuccino. Mi avvicinai frettolosamente, e sorrisi istintivamente quando afferrai il bigliettino bianco ben visibile, sul quale, in una calligrafia semplice, c'era scritto:
- Ho optato per la classica colazione, sbrigati.
Ethan-Girovagai più del previsto tra i labirinti di corridoi cercando Ethan, se ne era andato senza riferirmi dove dovessi recarmi.
Quando finalmente lo trovai, avevo perso tutto il buonumore procurato dalla colazione.
<< Eccoti finalmente! Sai, potevi anche riferirmi il numero della stanza... ah, grazie per la colazione, ma non dovevi disturbarti >> esclamai camminando nella sua direzione e gesticolando con enfasi,
<< Non lamentarti, mi hai trovato no? >> replicò pungente, allargando le mani in segno di ovvietà; stavo per ribattere quando sentii il suono dei tacchi arrivare e la voce della direttrice irrompere nella nostra conversazione,
<< Oh Eccovi!
Volevo solamente augurarvi un buon lavoro... Sono lieta della tua puntualità signorina, nella nostra struttura devo ammettere che le ragazze lo sono sempre, non posso dire lo stesso di te Ethan! >> affermò ridacchiando divertita dalle sue stesse parole; restammo entrambi confusi da quest'affermazione, ma lei non lo notò nemmeno.
Poi, singhiozzò e continuò il suo monologo,
<< Oh... senza offesa naturalmente Ethan!
Ora sarà meglio che vi lasci lavorare, non voglio farvi perdere tempo prezioso, comportatevi bene. >> aggiunse, biascicando le ultime parole e incamminandosi, dirigendosi nella direzione opposta al suo ufficio.Notai che era poco stabile sui tacchi, mi voltai cercando di incontrare quegli occhi verdi, ma Ethan, al contrario, evitava di guardarmi,
<< Quindi, deduco che non sei puntuale? >> gli chiesi sorridendo, trovando una scusa banale per cambiare argomento,
<< In realtà sì, ma tutte le ragazze qui sono veramente puntualissime... o almeno, quasi tutte >> ironizzò, guardandomi e alzando le sopracciglia per prendersi gioco di me.
<< Impossibile. >> risposi convinta a mia volta, aspettandomi una risposta da parte sua, ma Ethan, invece, si avviò indifferente, facendomi cenno di seguirlo.
<< Vieni, oggi lascia fare a me. >> affermò serio, puntando con una freddezza spaventosa le sue pupille nelle mie, ed io, non potei che annuire silenziosamente.Fece scattare la serratura ed aprì una porta comune; ci affacciammo su una stanza strutturata similmente alla mia ma più spaziosa, c'erano due grandi armadi e quattro letti, e, dentro ognuno di essi ci dormiva una graziosa bambolina.
Rimasi sull'uscio a guardare con timidezza Ethan, mentre apriva la finestra, facendo entrare la luce e, dolcemente, le svegliava ad una ad una, incoraggiandole ad alzarsi.
Piagnucolarono tutte, lamentandosi di avere sonno, tranne una, sembrava più minuta delle altre, aveva i capelli neri e gli occhi color rame, appena lo vide gli gettò confidenzialmente le braccia al collo, facendosi prendere in braccio, e lui si illuminò, la abbracciò e le riempì il viso di teneri baci.
E, osservando quella scena, mi sentii fuori posto, come un'estranea... quasi sbagliata; lì, nella loro intimità, mi sembrava di star invadendo il loro spazio, distruggendo quella loro armonia, profonda e familiare, che viveva tra quelle pareti.Poi Ethan, ricordandosi della mia presenza, si voltò a guardarmi, come per accertarsi che non fossi scappata, la bambina mi notò e subito chiese informazioni su di me,
<< Tu chi sei? >> domandò con la sua gracile voce.
A questa domanda, anche le altre si svegliarono miracolosamente, mosse dalla curiosità tipica dei bambini,
<< Lei è Megan, e, visto che ultimamente siete diventate parecchio birbanti mi aiuterà con voi >> spiegò Ethan prendendo la parola, spostando lo sguardo su ognuna di loro, captando attentamente ogni impressione,
<< E queste bambine invece, come si chiamano? >> chiesi io con un sorriso cordiale sulle labbra, si avvicinarono tutte, tranne la brunetta, che rimase ancorata ad Ethan, studiandomi malfidata.
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Happens
RomanceA volte succede, inaspettatamente e all'improvviso la tua vita cambia radicalmente trasportandoti in un mondo che non ti appartiene. Megan ha diciassette anni, non ha particolari pretese dalla sua vita, solo una, forse la più difficile, essere felic...