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Il mio corpo si mosse, venne spinto da mani forti e scivolò oltre il confine del materasso.
Mi svegliai all'improvviso.
Stesa sul pavimento dolorante.
Aprii di scatto gli occhi, spaventata, e notai Ethan davanti a me.
In piedi, in tutta la sua altezza, rideva gorgogliante con la schiena piegata e le braccia che si tenevano la pancia.
<< Ahia... >> gemetti, massaggiandomi il fianco con il palmo della mano, in gesti circolari,
<< Ed io che credevo ti fosse passato questo vizio >> aggiunsi bofonchiando raucamente.

Mi aveva buttata giù dal letto, ma almeno, aveva avuto l'accortezza di stendere dei cuscini prima del mio atterraggio.
<< La tua faccia è impagabile >> affermò solamente, sornione.
Presi un angolo di un cuscino e glielo tirai in faccia, facendolo ridere ancora di più.
Ora in piedi, mi dirigevo verso di lui per tirargliene un altro, lo vidi indietreggiare, con le mani alzate in segno di resa, fino quasi a toccare la parete, poi, prese al volo il cuscino che volava in aria e si gettò su di me, piroettando su se stesso ed ingabbiandomi contro il muro.

Sbuffai, dispiaciuta per aver perso quella battaglia.
<< Ti vedo molto energico questa mattina >> brontolai, mentre il suo profumo mi inebriava le narici; ghignò sensualmente, ed un accenno di sorriso colorò le mie labbra, poi, si abbassò fino a raggiungere il mio orecchio, spostò con una mano i capelli dietro la spalla, e rimase fermo a farmi ammirare l'angolo della sua mandibola.
<< Buongiorno principessa >> soffiò roco, con una dolcezza vibrante nelle corde vocali, mi lasciò un casto bacio lì, sul collo, subito sotto l'orecchio, e quel sorriso appena visibile si allargò sul mio viso... ma, invece di spostarsi, rimase immobile, come dubbioso, poi, tornò a posare le sue morbide labbra in quel punto, in un altro bacio, e in un altro, più basso, un altro ancora, leggermente più a destra... delicati, lenti, si susseguivano disegnando un piccolo cerchio sulla mia pelle...
Un altro ancora, e sentii la punta bagnata della sua lingua solleticarmi, le labbra premere con più forza, più passionali, e un ansimo sfuggire dalla mia bocca sorpresa, dal mio petto ansante, dalla mia mente annebbiata.

Percepii quelle labbra che ancora premevano sul collo aprirsi in un sorriso soddisfatto, e poi le sentii sull'angolo della mia bocca.
<< Buongiorno principessa >> ripetè ancora, sussurrando amorevolmente quel soprannome, ma questa volta, guardandomi.

Dopo quel sorprendente modo per iniziare la giornata, iniziai a lamentarmi con Ethan per l'orario in cui mi aveva svegliata.
<< Oggi devono venire i genitori >> esclamò ovvio, continuando a camminare al mio fianco per il corridoio.
Sbattei il palmo della mano sulla fronte, forse con troppa forza perché mi fece male,
<< Dannazione lo avevo completamente dimenticato... >> dissi imprecando e voltai lo sguardo su di lui,
<< Cosa dovremmo fare esattamente? >> domandai confusa, cercando di ottenere informazioni per riordinarmi le idee,
<< Dobbiamo pulire le camere dei bambini e prepararli al meglio.
I genitori visiteranno la struttura, i locali principali, la mensa... noi li accompagneremo spiegandogli approssimativamente le attività.
Poi non so, dipende come si vogliono comportare, potranno conoscere i bambini parlandoci o semplicemente guardarli mentre giocano, sicuramente studieranno tutto con cura, ogni cosa, sopratutto me e te... quindi, comportati bene >> spiegò con voce fredda, ammiccandomi quando pronunciò l'ultima frase.
<< E perché? Cosa c'entriamo? >> chiesi perplessa,
<< Noi ci prendiamo cura di loro per la maggior parte del tempo, li conosciamo meglio di tutti. Sappiamo i loro pregi, i loro difetti, i loro incubi... sappiamo tutto >> rispose con un'alzata di spalle.

Ancora in pigiama, facemmo velocemente colazione in una mensa semi deserta per via dell'orario, poi, terminato il mio caffè rigenerante, corsi in stanza a preparami.
Sentii, insieme ai vestiti che si posavano sulla pelle, veli di agitazione aderirci, la mia mente era puntinata da una preoccupazione istintiva.
Uscii dalla stanza lasciandomi la porta alle spalle, espirai la frustrazione, e mi diressi verso la camera delle bambine.

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