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Il sole mattutino di una giornata serena, mi accarezzò teneramente la pelle, quando uscendo varcai la soglia, lasciandomi alle spalle il tintinnio della porta che si richiudeva.
Ethan sorrideva tranquillo mentre mi teneva saldamente la mano.
<< Cosa le hai detto? >> gli domandai trepidante di curiosità, mentre i miei nervi saltellavano giocosi,
<< Non ti riguarda >> ribatté sghembo, ammiccandomi, con quell'espressione sensuale che apparteneva solo a lui,
<< Si invece! >> affermai, senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.
<< Ne sei così sicura? >> domandò emblematico, alzando un sopracciglio,
<< Direi... >> risposi alquanto ovvia,
<< Non sei al centro di tutto Principessa. Le ho semplicemente dato il mio numero >> spiegò calmo, guardandomi fissa in cerca di reazioni.
<< Sei un pessimo bugiardo >> replicai, spingendolo giocosamente, rivelando ad alta voce la falsità della sua frase; ma Ethan non ribatté, perché la sua suoneria ruppe, quasi fisicamente, l'aria tra di noi.

Inconsapevolmente, il mio cuore perse un battito... e non potei fermare le mie sopracciglia, quando rapide, corsero in basso aggrottandosi.
Udii confusamente una voce femminile dall'altro capo della linea telefonica, e, nonostante stessi impiegando tutta la mia concentrazione, divenne sempre più lontana, rendendo impossibile riconoscerla o distinguere le sue parole.
Mentre mi fingevo indifferente, tentai di studiare il comportamento di Ethan, che si limitava ad articolare risposte brevi e concise, senza concedermi indizi.
Quando si voltò a guardarmi, senza controllare il sorriso, percepii perfettamente la voce stridula della ragazza, mentre flirtava esageratamente.

Dopo un tempo infinito, chiuse la chiamata.
<< Tutto bene? >> domandò serio, guardandomi tranquillamente,
<< Certo >> risposi orgogliosa, arricciando leggermente il labbro superiore,
<< Non sembra >> insisté ancora,
<< A quanto pare ti avevo sottovalutato >> soffiai, delusa da quella rivelazione.
Lui sogghignò, cercando inutilmente di trattenere una risata, e ciò mi fece tendere i nervi,
<< Non ti sembra di esagerare con questa tua gelosia? >> domandò, tagliandomi la strada per mettersi con il suo corpo davanti al mio, interrompendo la mia camminata.

Lo guardai interrogativa, senza alcuna intenzione di proferire parola,
<< Era Dave >> disse diretto, risolvendo ogni mio dubbio.
Alzai le sopracciglia allietata,
<< Dave? >> chiesi con voce ironica, decisamente incredula.
Ethan, sbloccò nuovamente lo schermo dello smartphone, e aprì il registro chiamate, dove il nome di Dave capeggiava la lista.
Percepii le guance accaldarsi, come se vedessi il mio viso tingersi di un rosso bollente;
<< Ma mi sembrava... ero convinta fosse una voce femminile >> confessai balbettando imbarazzata di fronte a quella figuraccia irrimediabile,
<< Dave sarà felice di questo >> affermò,  facendomi ridere.
Un paio di passi, uno scambio di battute e quella suoneria ricominciò nervosa.
Lo guardai investigativa quando terminò la sintetica conversazione,
<< Di nuovo Dave? >> chiesi prendendolo il giro,
<< Sharon. Ha bisogno di un passaggio, vuole fare shopping; Dave me lo aveva anticipato.
Vieni anche tu? >> mi invitò sincero, mentre continuavamo a passeggiare,
<< No, grazie; rifiuto con piacere >> risposi, ammiccandogli; con ancora la curiosità di sapere cosa avesse sussurrato all'orecchio di quella ragazza poco fa.

Chiusi la porta della camera alle mie spalle, spingendola agilmente con il tallone, e notai che Jette se ne era già andata a lavoro.
Acciuffai un po' dei miei indumenti sporchi e stancamente li gettai nell'ingombrante cesto plastificato, che faticosamente sostenevo con un braccio sul fianco.
Passai anche a sistemare la camera delle bambine, per poi scendere le scale per affrontare un complicato duello.
La lavanderia era una piccola stanza, simile ad un corridoio, estremamente stretta, tanto da farmi trattenere il fiato mentre ci entravo.
Alcune lavatrici già lavoravano energicamente, riempiendo l'aria con il loro ruggito metallico e vorace; le pareti erano tappezzate da mensole in legno, con numerosi detersivi mezzi vuoti, di accesi colori e singolari profumi.
Erano decisamente troppi e ciò mi mando nel panico, restai un lungo momento a leggere l'etichetta di ognuno, sperando che uno di essi parlasse, consigliandomi quale scegliere e come dosarlo.
Mentre afflitta mi chiedevo perché avessi avuto quella brillante idea, mi affacciai fuori dalla porta, speranzosa di trovare qualcuno che mi donasse aiuto, ma purtroppo, il corridoio era totalmente deserto.

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