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Dopo le mie parole rassicuranti Jette andò nel pallone. Continuava a camminare per la camera imprecando, gesticolando e sbuffando. Attanagliata dall'ansia e dalla paura di non apparire al meglio agli occhi di Alfred.
Sul letto si era formato un cumulo di vestiti scartati dalla sua indecisione.
Quando prese il telefono per annullare l'appuntamento decisi di intervenire. Mi alzai e le scelsi un vestito semplice che le donava particolarmente.
Sentimmo due colpi battere alla porta, << Jette sei pronta? >>
Aprii la porta trovandomi un Alfred vestito elegante ed alquanto imbarazzato. Lo salutai distrattamente << Menomale che sei arrivato in anticipo!! >> Affermai sollevata, << Perchè? >> Domandò confuso, ma non risposi. Non sarebbe stata una buona idea informarlo che Jette continuava, da ore ormai, a preoccuparsi per quell'uscita portandomi all'esaurimento.
I due innamorati uscirono camminando come se fossero vecchi amici. Ed io li osservai con un sorriso sulle labbra, Jette che cercava di nascondere la timidezza arrossendo continuamente ed Alfred che camminava teso con le spalle rigide mostrandosi più sicuro di quanto in realtà non fosse.

Mi sdraiai sul letto morbido prendendo un blocco da disegno ed una matita.
Era tanto che non disegnavo. Mi serviva solo un'idea da cui prendere ispirazione.
Adagiata sul letto, calciando l'aria con i piedi, iniziai a scarabocchiare con la grafite su quel foglio bianco, lasciando viaggiare la mente.
Mi accorsi poco dopo cosa stessi rappresentando. Quel viale illuminato dai lampioni, che avevo percorso la sera prima, da cui in lontananza si intravedeva il mare e le onde spumeggianti.
Sulla strada due ragazzi camminavano tenendosi per mano, lei gli rivolgeva un sorriso tenero mentre lui le baciava dolcemente la fronte.
I lampioni splendevano nell'oscurità, la nebbia creata da semplici sfumature avvolgeva il paesaggio, realizzando un'atmosfera alquanto magica.

Non so quanto tempo passò prima che Ethan mi svegliasse. Era di fronte a me, mentre poco graziosamente mi scuoteva il braccio. La luce del pomeriggio entrava dalla finestra illuminando delicatamente la stanza.
Mi ero addormentata mentre disegnavo. << Dobbiamo andare a prendere i bambini all'asilo. >> affermò Ethan interrompendo il mio dolce sonno. Dopo un attimo di confusione recepii il tutto e sgranai gli occhi.
<< Com'è possibile che dormi sempre? >> chiese fingendo di essere scioccato. Ignorai volutamente questa domanda restando stesa sul letto con il corpo accartocciato come un figlio di carta, << Mi sistemo al bagno e sono pronta >> dissi alzandomi con la velocità di un bradipo assonnato, << Non penso proprio, stiamo già facendo tardi. Andiamo. >> replicò lui. Nel frattempo si avvicinò incuriosito, aveva notato il mio disegno. Cercai di anticiparlo impedendogli di prenderlo ma fu più svelto. Guardò il foglio corrucciando la fronte e alzando leggermente il sopracciglio mentre aveva appoggiato le spalle al muro. << Lo hai fatto tu principessa? > domandò alzando lo sguardo, per risposta alzai le spalle mentre continuavo a prepararmi per uscire. << Sei brava... questa è la strada per andare al mare? >> chiese nonostante sapesse già la risposta, il ghigno che lo contraddistingue gli sorse sul viso. Già sapevo cosa stava per dire. << Scusa principessa e questi saremmo noi? >> domandò ampliando il sorriso. Alzai gli occhi al cielo arrossendo leggermente, << No. >> << Lei assomiglia a Jette effettivamente, il modo in cui ha i capelli raccolti... >> replicò concentrandosi sul foglio ed osservando con più attenzione. Sorrisi anch'io, << Stavo pensando a loro quando l'ho fatto >> lui appoggiò il foglio sul letto in modo sbrigativo. Era rimasto colpito dalla mia ultima osservazione ma tentava di celarlo ai miei occhi. Incrociò le braccia al petto, i muscoli delle braccia si tesero come corde, e ricordai le emozioni provate la sera precedente, quando mi aveva cullata e stretta come una bambina da proteggere.
Sbuffò, << Invece di sbrigarti fissi il vuoto. >> sentenziò con tono sgarbato. Sbuffai a mia volta di risposta, allacciai le scarpe bianche sportive << Rilassati. >> replicai gettando gli occhi al cielo. << Dovrei farla io quell'espressione non tu. >> continuò guardandomi. Ignorai il tutto accelerando il passo verso la porta smettendo di ascoltare il suo incessante brontolare.

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