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Le lenzuola di cotone avvolgevano il mio corpo, accarezzato dal morbido materasso sotto di me.
Non erano nemmeno le sette di una domenica mattina, una di quelle in cui il sole sembra non volersi svegliare, e si nasconde tra coperte fatte di nuvole grigie.
Pensavo di fare lo stesso, nascondendomi nel mio letto, rilassandomi ed oziando per l'intera giornata... finché il suono di una tromba da stadio irruppe nelle mie orecchie, squarciando prepotentemente il silenzio.
Dave.
Spalancai gli occhi saltando terrorizzata, e mi trovai davanti la sagoma urlante di Dave, circondato dalla semioscurità.
Jette strillò, un grido acuto di spavento uscì dalla sua gola sentendo quel suono improvviso e inatteso, poi, scoperta la realtà, si rannicchiò nuovamente nella sua tana tornando ad ignorarci.

Le mani di Dave afferrarono le mie coperte, tentando di scoprirmi, di portarmele via, ma io le agguantai arrabbiata e possessiva, tentai di difendere le pareti del mio nascondiglio, ma, quando tristemente il tessuto liscio scivolò via dalla mia presa, l'unica via di fuga che trovai fu il cuscino.
Mi buttai sotto di esso, come se stessi saltando in una piscina olimpionica, seppellii la mia testa sotto quel soffice rettangolo bianco e lo circondai con le braccia, non intenzionata a mollare la presa,
<< Va via Dave!! >> brontolai abbastanza arrabbiata.
Ma, senza alcuna previsione, mentre rideva divertito, le sue dita mi circondarono le caviglie, tentando di trascinarmi letteralmente giù dal letto,
<< Dai Megan alzati! > disse continuando a tirarmi... ed io iniziai a sbattere i piedi cercando di divincolarmi, come un anguilla che scivola saltellando, e finalmente ci riuscii, mi liberai dalla sua presa...

Silenzio.
Dave sembrava essere scomparso.
Un occhio uscì da sotto il cuscino, tentando di capire il motivo di quella pace improvvisa, e, appena lo vidi, esattamente davanti a me, con un sorriso tirato sul viso, rabbrividii.
Tentai di alzarmi per scappare, ma lui mi placcò, schiacciandomi ora su quel materasso e iniziando a torturarmi con il solletico.
Non so per quanto continuò, so solamente che smise quando, a corto di fiato, cessarono anche le mie implorazioni.
Poi, come se nulla fosse, si alzò, suonò di nuovo quella fastidiosa trombetta rossa come inno di vittoria e aprì le finestre.

<< Finalmente ti sei svegliata >> affermò soddisfatto, pulendosi velocemente i pantaloni con le mani da una polvere immaginaria,
<< Si può sapere il motivo? >> domandai, con le braccia incrociate al petto e le labbra corrucciate.
Dave si avvicinò alla scrivania in legno, dove, evidentemente aveva appoggiato la mia spiegazione; lo vidi infatti afferrare dei vestiti, per poi dispiegarli, facendoli ondeggiare davanti a me.
Erano dei semplici pantaloncini ed un top sportivi, entrambi di un arancione fosforescente, con delle parti nere, simili a quelli dei corridori; lo guardai totalmente confusa, inarcando un sopracciglio...
Poi, le sue parole mi tornarono in mente,
Dimmi, ti piace correre Meg?

<< Stai scherzando? >> chiesi, impaurita di sentire la risposta; ed infatti non rispose, si limitò ad allargare quell'odioso sorriso che gli riempiva la faccia,
<< Non ci penso proprio >> affermai risoluta, come se avesse parlato, come se mi avesse spiegato la situazione,
<< Allora aveva ragione... >> disse misterioso, tornando velocemente serio,
<< Chi? >> domandai, catturata dai fili di una ragnatela tessuta dal ragno della curiosità,
<< Lo aveva detto che ti saresti rifiutata, ma io non gli ho creduto... insomma dai, non pensavo ti conoscesse così bene da poter predire le tue azioni in anticipo >> affermò, enigmatico, dirigendosi verso la porta per andarsene, calcando in modo teatrale i passi, con fare drammatico.
Si riferiva forse ad Ethan?

<< Dammi quei vestiti >> dissi d'impulso, senza saperne realmente il motivo, senza ragionare totalmente, guidata solamente dall'orgoglio.
Non potevo sopportare la presunzione che Ethan stava ostentando nel conoscermi, lo immaginavo mentre rideva di me con Dave, scherzando sui miei possibili brontolii, deridendo il mio sonno, i miei lamenti, o qualsiasi altra cosa.
Ma forse il problema era semplicemente un altro... Ethan non poteva vincere.
Mi considerava così prevedibile?
Beh, si sbagliava alla grande allora.

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