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Avevo appena iniziato a ripulire il pavimento, raccogliendo i resti degli elementi decorativi della mia camera che qualcuno bussò alla porta. Sussurrai un "avanti" alzando lo sguardo dal pavimento e rividi nuovamente la sua figura.
Ethan varcò la soglia con un sorriso sul volto, che scomparve in un istante appena si guardò intorno.
<< Si? >> gli chiesi, alludendo al motivo della sua presenza, ma lui non rispose,
<< Jette? >> sussurrò nonostante sapesse già la risposta.
Si arrotolò le maniche della maglia sulle braccia, per non ostacolarlo e, senza aggiungere altro si inchinò al mio fianco iniziando ad aiutarmi.

<< Avevo notato fosse un po' scossa quando l'abbiamo incontrata questa mattina, ma non ne capivo e non ne capisco tutt'ora il motivo di questo suo comportamento... perché ha reagito così? >> commentai seduta sul pavimento, con una gamba allungata e l'altra piegata, con la coscia vicino al petto per poterla cingere con le braccia distese,
<< È sempre stata sensibile, troppo... avrà influito anche il fatto che sia successo a Chase, a cui è molto legata.
Probabilmente non ha retto lo stress degli ultimi giorni >> rispose pensieroso,
<< Spero solo che tutto questo non la porti a commettere... altri sbagli >> affermai visibilmente preoccupata per le sue azioni,
<< Non sperarci troppo, lei è così. Non riflette, agisce impulsivamente guidata dall'emozioni che la divorano voraci >> replicò quasi crudele,
<< Ha solo bisogno di persone che le stiano accanto >> ribattei sicura.
Mi guardò intensamente, come colpito dalle mie parole, per poi scuotere la testa serio,
<< Non si tratta di questo. Il problema per lei, non è ciò che le sta intorno, non è il mondo esterno bensì la realtà interiore.
È come se le emozioni dentro di lei si manifestassero troppo violentemente, come se fossero fuochi d'artificio! Così forti da scaturire delle esplosioni, che non è in grado di controllare, poiché nessuno glielo ha mai insegnato... >> spiegò lasciando parlare il cuore,
<< E... e quindi? Cosa possiamo fare per aiutarla? >> domandai come incantata da quel racconto che sembrava essere una storia inventata,
<< Noi? Noi un bel niente, solo uno psicologo può aiutarla, sono problemi psichici penso. Ci abbiamo provato in tutti modi, ma è stato inutile... >> rispose con un'alzata di spalle.

Insieme finimmo velocemente, chiusi l'ultimo sacchetto azzurro con un fiocco veloce e riproposi di nuovo la mia curiosità ad Ethan,
<< Non mi hai detto che ti serviva >> affermai guardandolo interrogativa, mentre mi lasciavo cadere pesantemente sul mio letto morbido, come quando i bambini impersonificano gli angioletti sulla neve.
Ethan copiò i miei movimenti, sdraiandosi senza permesso al mio fianco, il che mi lasciò alquanto sorpresa.
<< Avevo sonno anch'io >> spiegò allungando agilmente il braccio all'indietro per premere l'interruttore, con l'intento di spegnere la luce, che al contrario si accese, perciò dovette ripetere l'azione.

<< Dovresti spegnere il sole allora >> commentai riferendomi alla sua distrazione.
Si girò in modo da stare solo ad un palmo dal mio viso.
<< A te invece come ti si spegne? >> domandò beffandosi di me, piegando il sopracciglio sinistro,
<< Uscendo dalla stanza >> ribattei inarcando le sopracciglia a mia volta,
<< Troppo difficile >> ammise arricciando il labbro superiore in una smorfia che attirò tutta la mia attenzione. Restai un secondo di troppo ad osservare le sue labbra carnose, purtroppo senza passare inosservata, quando alzai lo sguardo incontrai i suoi occhi divertiti... e percepii il rossore tingermi il viso.

<< Stupido >> brontolai imbarazzata mentre lui non nascondeva minimamente il sorriso sul volto,
<< Vuoi toglierti quel sorriso dalla faccia?! >> replicai spingendolo al centro del busto bisognosa improvvisamente di spazio.
Si girò nuovamente e con movimenti improvvisi si portò con la schiena completamente distesa sul materasso, per poi attirarmi a sé con forza.
Mi trovai spiaccicata sul suo torace marmoreo, dove un martello batteva impazzito.
<< Ora si che sono comodo principessa >> affermò riflettendo. E lì sorrisi come una bambina, rassicurata dai suoi occhi chiusi, convinta che non mi potesse vedere,
<< Tanto lo so che stai sorridendo >> aggiunse senza alzare le palpebre, tirando un angolo della bocca per dar forma ad un sorriso furbo.

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