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Chase, finalmente, era tornato a casa.
Avevamo trascorso svariate ore insieme e poi eravamo andati a cena fuori, nel suo ristorante preferito, o almeno così lo aveva definito Dave.
Era tutto così normale, così semplice.
Tutti sembravano essersi scordati l'inconveniente avvenuto poche settimane prima, e sembravano vivere con serenità, con spensieratezza, tutti, tranne Ethan.
Ethan recitava bene, glielo avevo sempre riconosciuto, ma ormai avevo imparato a conoscere i suoi trucchi, ormai distinguevo quella maschera che indossava.
Ethan, si stava sforzando di tingere l'atmosfera, tirava pennellate di colore con una facilità impressionante, ogni suo gesto, ogni sua battuta, era pronunciata con una spontaneità innata.
Appena notava una macchia, una scintilla, negli occhi di Chase, appena intravedeva qualcosa, lui si affrettava a coprirla, subito stendeva del colore sopra quella sfumatura, nascondendola, schiarendola, cancellandola.

Era ormai tutta la sera che stavo lì ad ammirarlo.
Ethan aveva una sensibilità superiore, riusciva a percepire ogni emozione, prima degli altri, coglieva ogni sentimento, ogni preoccupazione.
Dave invece, circondato dal suo involucro di ottimismo, rallegrava Chase in continuo, lo faceva ridere in ogni istante, procurandogli sorrisi genuini.
Ma anche Chase sapeva recitare, tutti lo sanno fare, chi meglio, chi peggio.
E quella consapevolezza mi faceva sprofondare, perché io non ero come Ethan, io non riuscivo ad aiutare gli altri.
Lo volevo, lo desideravo profondamente, ma tendevo a bloccarmi, come se qualcosa mi frenasse, come se qualcosa mi tirasse indietro, impedendomi di compiere qualsiasi azione.
Ero eccessivamente rovinata dentro, avevo troppe crepe, e forse, la mia capacità di portare conforto si era persa proprio all'interno di queste, era scomparsa nella profondità di quei solchi, che non volevo ammettere di avere.

Eppure quegli occhi verdi, le sue le ignoravano ogni volta, mettendole da parte per anteporre le crepe degli altri, per riparare le loro.
Lo immaginavo, mentre camminava trasportando una pesante valigia marrone, vintage, colma di costumi, come quelli che si usano a carnevale, per diventare sempre una persona diversa.
Una volta diventava un medico, con il camice, lo stemma della croce rossa sul petto e lo stetoscopio a circondargli il collo come una collana; altre, diventava un muratore, con il caschetto giallo, i larghi pantaloni grigi da operaio e i grandi occhiali plastificati a proteggergli gli occhi, pronto a ricostruire case, a riempire con l'intonaco le fratture sulle pareti o le imperfezioni; altre ancora un vigile del fuoco, guidava il suo camion rosso fiammante dei pompieri senza paura, e si tuffava senza timore, coraggioso e impavido a salvare vite...
O un poliziotto, in blu, al volante di una vettura a tutta velocità, con le sirene accese che gridavano allarmi, e il suo cuore che batteva, affrettandosi per portare giustizia.
E avrei potuto continuare all'infinito, trascorrere ore intere ad immaginarmelo, ogni volta in una veste diversa, perché lui era così veramente, impersonava mille e più personaggi, adattandosi istantaneamente alle necessità.
E mi chiedevo sempre come facesse.
Come fai Eth, a trovare sempre la forza di aiutare gli altri, se tu, per primo ne avresti bisogno?

Una risata mi imperlò le labbra ad una battuta che spiccò in aria, e lui si voltò a guardarmi, come richiamato dal mio pensiero, sorrideva spensierato, mentre Dave parlava senza sosta, raccontando dettagli, vantandosi spavaldamente della sua recente performance nella maratona.

Quei ricordi mi continuavano a ronzare in testa, impedendomi di distrarmi.
Sbuffai, stanca.
Mi voltai nuovamente sul fianco, arrotolandomi nelle coperte.
Jette dormiva serenamente, mentre io, continuavo a rigirarmi nel letto senza pace.
Sbuffai ancora aria, come una locomotiva, e mi misi a sedere, cercando nel buio le ciabatte.
Osservai, per un attimo, la mia compagna di stanza con la testa leggermente inclinata di lato.
Sembrava così tranquilla, come se nulla la turbasse, e lo sperai vivamente... forse, pensai, allontanarsi qualche giorno da Alfred le stava facendo bene, forse tutti quei problemi di insicurezze e droga stavano diventando solo un brutto ricordo...

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