Capitolo 3

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La sera era oramai calata. Le stelle nel cielo e le lanterne appese per la città erano l'unica cosa che illuminava l'ambiente circostante. Le altre luci, lampioni, le luci delle case, tutto era al buio. La gente era per le strade, e camminando lenti ognuno si dirigeva in varie parti della città. Mille maschere mi circondarono. La maschera di una volpe, ed un vestito rosso. La maschera da orso di un ragazzo. Un gruppo di bambini avevano tutti la stessa maschera da ape. Le donne indossavano lunghi vestiti colorati, rappresentanti gli animali o l'elemento naturale che avevano scelto sulle stoffe dei loro abiti. Alla mia destra, alcuni turisti fecero delle foto ad alcune ragazze, chiesto loro il consenso.
Mi guardai in un vetro di una casa accanto a me.
Il mio vestito lungo, azzurro, arrivava fino alle caviglie. Un fiocco dietro con un nastro a segnare il punto vita. Lungo tutta la lunghezza della gonna erano disegnate in bianco svariate fantasie floreali, che terminavano man mano che si avvicinavano ai fianchi. Il vestito era senza maniche, tenuto su da una fine spallina sulla destra, che si incrociava dietro per giungere alla scapola sinistra. Avevo deciso di lasciare i capelli sciolti, lisci e lunghi. Lo stare spesso al mare li aveva ravvivati con sfumature dorate naturali. La mia maschera: una farfalla. L'azzurro delle ali terminava in un blu più scuro alle loro estremità, ricco di piccoli brillantini e paiettes. Ai miei piedi dei sandali, molto comodi. Avrei dovuto aiutare la nonna tutta la sera, mettere dei tacchi sarebbe stato solo scomodo.
Mi feci forza, e con un profondo respiro ripresi la mia camminata verso lo spiazzo antecedente alla foresta. Evitai alcuni bambini che correvano, tenendo delle piccole lanterne di carta in mano. Che vita spensierata quella dei bambini. L'unico pensiero è divertirsi e sorridere più che si può. Si è quasi sempre amici di tutti, ed il peso del mondo è sconosciuto alle tue spalle. Quando si cresce, peccato che tutto questo svanisca.
Arrivai alla base della collina, e mi misi a camminare lungo il vialetto in ciottoli,illuminato da piccole lanterne a forma di fiore con al loro interno delle candele.
Quando arrivai in cima, mi presi un secondo per ammirare lo spettacolo davanti a me.
Nello spiazzo antecedente la foresta, stava al centro il piccolo chiosco di mia nonna, di forma circolare. Di fronte ad esso un bancone in legno, dove lei serviva le pietanze e le bibite che aveva preparato in giornata e durante tutta la settimana. Dalla punta del chiosco, mille fila di piccole lanterne illuminavano l'area con una luce tenue, quasi rilassante. Molti tavoli in legno, sparsi attorno alla zona e circondati da decorazioni floreali, erano già pieni di gente. Sulla sinistra, vidi un piccolo banchetto. Era quello di mia madre. La vidi intenta a sistemare alcune erbe in una composizione più carina. Dietro di lei, una piccola libreria in legno, che lei aveva però adibito a porta-scorte momentaneo per la serata. Barattoli di vetro con tappi in sughero tenevano le erbe al sicuro, fino al momento in cui avrebbe avuto bisogno di loro. Sulla sua destra, un bastone lungo con un fiocco in cima, a cui era attaccato il cartello con il nome del chioschetto:  La fata dei fiori.
Che nome buffo che aveva scelto. Ma azzeccato. I fiori e le piante erano tutta la sua vita, non avrebbe potuto scegliere un altro nome.
Nell'avvicinarmi al punto di ristoro di mia nonna notai che anche lei aveva dato un nome al suo piccolo posto: L'angolo del gatto.
Non avevo dubbi. Il nome era stato ispirato da Romeo. Quel gatto in panciolle, quasi richiamato dai miei pensieri, comparve accanto a me, strusciandosi alle mie caviglie.
Mi abbassai e lo presi in collo, grattandogli dolcemente sotto il mento. Lui rispose con tante fusa.
-"sei qui anche tu eh, piccolo furbetto"
Un miagolio vibrato, dovuto alle fusa, fu la sua risposta.
Alzai lo sguardo e vidi la nonna salutarmi. Se mia madre aveva scelto un vestito verde, semplice e sobrio, mia nonna aveva deciso di attenersi alla sua immagine:piccola e scaltra. E cosa meglio di un gatto per rappresentare questa idea? Aveva indosso un vestito nero, con il colletto ripieno di pelo finto, nero anch'esso. Ai suoi piedi, comode ballerine dello stesso colore. I capelli raccolti in uno chignon, ed una maschera da gatto.
-"Adéle, sei arrivata finalmente.. E bada chi hai trovato"
Allungò le braccia per prendere Romeo, che si lasciò coccolare.
-"eh bravo il mio Romeo, che viene ad aiutare la mamma"
Gli dette un piccolo bacio sulla testa e lo posò dietro di lei su una sedia. Romeo si accoccolò li , le zampe anteriori ripiegate sotto di sé, mentre con lo sguardo osservava i clienti.
Dedussi che non si sarebbe mosso da quella posizione per tutta la sera, se non per mangiare.
-"ascolta nipote, cominciamo. Vedi quella brocca di succo d'uva? Ecco portamela"
Feci come mi disse e lei la posò delicatamente sul bancone.
Una bambina si fece avanti, e si sedette al posto. Aveva addosso un piccolo vestito da fata,con le ali gialle e blu. Era adorabile.
-"nonna gatto, è pronto?"
-"si mia cara, ci siamo quasi"
Si voltò verso di me.
-"Adéle sotto il bancone sulla destra ci sono delle viole e dei chicchi d'uva nella grande borsa frigo. Prendine una manciata."
Feci come mi disse e tornai da lei.
Prese le piccole viole , e le lasciò cadere nel succo d'uva.  Dopo poco, aggiunse, uno alla volta i chicchi stessi, che caddero nel succo con un lieve suono simile ad un" plop", per poi tornare a galla.
Il colore viola scuro del succo e dei chicchi in contrasto con il colore delle viole era molto carino.
Da un piccolo sacchetto alla sua sinistra, prese dei brillantini edibili, di quelli che si usano in pasticceria e versò anch'essi nel bicchiere.
La piccola sorrise, emozionata.
-"posso prenderlo ora?"
-"si cara, puoi andare"
La piccola lo prese e si diresse dai genitori.
Anch'essi avevano come la figlia un costume:la madre da fata, il padre si era travestito da fauno. I vestiti erano così realistici che rimasi alcuni secondi ad ammirarli. La madre si voltò verso di me, e mi sorrise. Fece un piccolo inchino, accennato, e se ne andò con la famiglia.
Che dolci. Il sorriso della donna mi aveva scaldato il cuore.
Mia nonna mi dette un piccolo colpetto alla schiena.
-"visto? Tutti a cercare soldi, potere e fortuna, quando basta così poco per essere felici"
-"hai ragione nonna."
-"tutto sta, Adéle, nell'imparare ad apprezzare le cose semplici della vita. Nell'avere occhio, e capire ciò di cui abbiamo bisogno. Il resto, verrà da sé, un giorno"
Mi sorrise amabilmente per poi tornare a lavoro. Io la seguii per darle una mano.



The Circle - Born witch - Nata Strega Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora