Ero stanca. Quel posto sembrava prosciugare tutte le mie energie. Erano passati giorni da quando era successo quell'incidente con Somir. Da allora non mi fidavo a stare troppo da sola, ed uscivo dalla mia stanza solo quando mi chiamava il maggiordomo. Di Namel non avevo avuto più notizie. Non da quella volta.
Un forte senso di frustrazione mi agitava costantemente. Ero venuta qui per essere protetta, in primis, ma nessuno aveva ancora mantenuto la sua parola: non stavo imparando niente. Ero stanca di fare la bambola. Dovevo imparare, ed in fretta, o non avrei mai avuto la possibilità di tornare da mia nonna e trovare mia madre. Dovevo fare di testa mia.
Aprii il libro che avevo preso dalla biblioteca e mi rimisi a leggere da dove ero rimasta. Fino a quel momento non mi era stato molto d'aiuto, e mi ero quasi annoiata a tentare di capirlo. Ma una parte mi aveva colpita: secondo il libro, le streghe per fare incantesimi avevano svariati modi; dall'usare una bacchetta, la propria voce, perfino le proprie intenzioni e basta. Si potevano usare candele, ciondoli, qualsiasi cosa su cui poter lanciare un incantesimo od utilizzarlo per scagliarne uno. Vi potevano essere migliaia di procedimenti, vari in base all'elemento che si sarebbe usato.Ogni strega poteva usare qualsiasi elemento per scagliare incantesimi, ma ve ne era uno comunque che poteva essere peculiare, cambiava dunque da persona a persona. Ragionandoci, se era vero che ero stata scelta da Mither, mi sarei trovata più a mio agio con l'acqua. Il libro però non specificava come fare incantesimi, non ve ne erano esempi. Mi serviva un altro volume.
Mi alzai di scatto e per la prima volta dopo tanti giorni, uscii da quella stanza senza la presenza di qualcuno.-----------------
Corsi alla Biblioteca, che era vuota, tanto per cambiare visto che era giorno.
Questa era un'altra curiosità alla quale non avevo ancora ricevuto risposta. Presi due volumi: uno fu quello che avevo trovato il primo giorno, pieno di strani simboli, l'altro un volume che spiegava come creare incantesimi. Li presi velocemente e mi ritirai in un angolo isolato, al buio. Non volevo essere disturbata se mai fosse arrivato qualcuno.
Leggevo con avidità ogni singola riga che mi si parava davanti. Facendo mio, in modo rapido, ogni cosa che pensavo potesse tornarmi utile.
Non riuscivo comunque a comprendere cosa rappresentassero quei simboli.
Passai la mano su uno di essi,studiandolo attentamente. Si trattava di un cerchio, ed all'interno stavano linee e punti, intenti a formare ghirigori che a me sembravano senza uno scopo. Ma ero sicura che uno scopo ce lo avessero, altrimenti non si sarebbero trovati lì.
Osservai il cerchio, ancora ed ancora, fino quasi a farmi venire il mal di testa. Poi un'idea.
Avevo trovato la parola "cerchio" molte volte nell'altro libro. Corsi a riaprirlo, ricercando la pagina e tornai al mio posto. Lessi ancora, più lentamente.-"non sono simboli a caso"- dissi a me stessa, sfogliando di nuovo tutti quei simboli e rileggendo sull'altro libro la spiegazione degli incantesimi base.
-"sono sigilli"Ne ero sicura. Non potevo essermi sbagliata.
Secondo il libro i sigilli potevano essere creati anche dalla strega più inesperta,e questa era di sicuro la mia situazione. Si poteva usare quelli già presenti, magari tramandati in famiglia, o crearne di nuovi ogni singola volta.
Il crearli di persona li rendeva estremamente personali, quindi spesso e volentieri si doveva usare qualcosa che li attivasse,qualcosa di potente, che rappresentasse noi stessi. Erano scritti tutta una serie di esempi, alcuni dei quali mi fecero palesemente arrossire e che preferii non tenere di conto. Non sapevo che la magia potesse essere.... Così intima.Cosa potevo usare che rappresentasse me stessa a tal punto da far funzionare un incantesimo appena creato, magari non perfettamente vista la poca esperienza?
Voltai una pagina del libro, e ritirai di scatto la mano, sentendo male ad un dito. Mi ero tagliata.
Portai il dito alla bocca, cercando di bloccare il sangue. Il sapore ferroso toccò le mie labbra e la mia lingua. Continuai a leggere,succhiando la ferita come farebbe un bambino.
Il problema stava comunque nel ricordare esattamente il disegno creato, altrimenti non avrebbe funzionato.Sospirai, stanca. Avevo un libro pieno di sigilli davanti a me, ma non avevo la benché minima idea di quale fosse il loro scopo. Usarli senza sapere cosa facevano era un rischio che non volevo correre.
Mi poggiai con la testa sul tavolo, pensierosa. Come potevo fare per creare dei sigilli che fossero carichi di intenzioni e magia?
Pensando a questo, sentii lentamente le energie abbandonarmi e la stanchezza farsi prepotente. Le palpebre mi cadevano pesanti sugli occhi, e presto, venni avvolta dall'oscuritá.----
NAMEL
La posai delicatamente sul divano presente nel mio studio. Ad illuminarla solo la luce della luna. Era stata una giornata lunga, troppo, e la nottata non prometteva bene. Le streghe nere avevano tentato svariati attacchi attorno alla barriera di Alv Adastaer, tutti falliti ovviamente. Nemmeno le streghe nere potevano nulla, contro di noi.
La guardai. Dormiva così beatamente. Sembrava una piccola farfalla delicata, avvolta nel suo bozzolo, pronta ad uscire ed a spiegare le ali. Le avevo promesso che l'avrei protetta, e lo stavo facendo. Ancora però non le avevo insegnato niente. Mi aveva stupito. Pensavo fosse più debole, invece di testa sua era andata a cercare informazioni.
Sapeva essere decisa su quello che voleva. Essere rimasta fino a notte fonda li, però, indifesa, era stata una cosa stupida.
Se non fossi arrivato per primo? Chi altro l'avrebbe trovata?
Mi avvicinai a lei, e mi sedetti vicino, sullo stesso divano. Dormiva di schiena, con la testa ripiegata a destra. Mi venne spontaneo spostarle una ciocca di capelli.-"così indifesa in questo mondo di pece"
Sapevo che non poteva sentirmi, ma quello era l'unico momento in cui potevo parlarle veramente.
-"se solo tu fossi in grado di volare via da sola. Mia piccola farfalla"La mia mano scese lungo il suo collo. Lì , una vena si mostrava in bella vista. Sarebbe bastato così poco per ferirla. Un semplice taglio, e sarebbe morta senza nemmeno svegliarsi. Una morte dolce, lenta, inevitabile.
Ma poi, cosa ne sarebbe stato di me?
Attirato da lei, mi avvicinai lento al suo viso. Sentii i miei occhi bruciare. Strinsi con forza un bracciolo del divano, per controllarmi. Non dovevo cedere ora, non potevo.
Le sue lunghe ciglia mi solleticarono le guance, tanto eravamo vicini. La presa si fece ancora più forte. Il respiro di lei era regolare, calmo, inconscio del fatto che fossi vicino a lei.
Un odore ferroso arrivò al mio naso, pizzicando furtivo i miei sensi. Abbassai lo sguardo. Osservai la sua mano, lasciata cadere nel sonno fuori dal divano. Su un dito aveva una piccola ferita, da poco chiusa. Si era di sicuro tagliata con qualcosa. Le presi la mano, osservandola.
Così piccola, delicata. Quasi surreale, uscita da un dipinto.I miei occhi si posarono sul sangue rappreso attorno al suo dito. Me lo portai alle labbra. Tremai avidamente quando sentii la sua pelle calda in contrasto con esse. Era tutto l'opposto di me. Lei era giorno, ed io ero notte. Lei era acqua limpida, ed io torbida. Lei era una preda, io il predatore. La punta della mia lingua le accarezzò delicata la pelle, sentendola bruciare. I miei occhi bruciarono di nuovo, prepotenti, rispondendo a quel tocco. Mille voci rimbombavano nella mia testa, sibilando, sussurrandomi cosa dovevo fare.
Le lasciai la mano, e mi allontanai. Andai verso la credenza vicino la mia scrivania ed aprii una bottiglia. Mi versai un bicchiere, degustandolo mentre la guardavo.
Dovetti accavallare la gambe, per cercare di ricompormi.
Questa dimora era la sua salvezza, ma sarebbe stata anche la sua prigione.
Strinsi forte la sedia e di nuovo quella sensazione agli occhi mi pizzicò le iridi.
Sarebbe stata una lunga notte, deciso come ero a vegliarla. Una lunga notte di tentazioni.
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The Circle - Born witch - Nata Strega
FantasíaLa giovane Adéle vive su un'isola con pochi abitanti, ricca di tradizioni e costumi, con l'adorata nonna e la madre. Sempre in stretto contatto col suo amato oceano, conduce una vita semplice, senza preoccupazioni...od almeno così credeva. Alla scop...