Capitolo 10

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Camminammo a lungo su quel sentiero che secondo i miei compagni di viaggio avrebbe dovuto portarci in questo posto sconosciuto. Mentre camminavo, non alzai mai lo sguardo. Lo tenevo fisso a terra, quasi con la mente svuotata. Le scene della casa della nonna in fiamme, delle streghe che mi avevano attaccato e di mamma che era rimasta indietro per farmi scappare, si alternavano senza sosta, come una serie di fotografie senza la possibilità di mettere in pausa. Ma come nei video di una volta, erano senza voce, solo immagini.

Mi strinsi nelle  spalle,sentendo stranamente freddo. La tuta leggera che avevo addosso e che mi ero messa per scappare non mi teneva per niente al caldo, ora che era notte fonda. Sembrava impossibile che così tante ore fossero racchiuse nel mio fisico come se si trattasse in realtà di qualche semplice minuto. Riportai l'attenzione alla realtà circostante, osservando dietro di me la strana compagnia che avevo: due spiriti di diversa forma. Un familiar, anche se ancora non sapevo di cosa si trattasse, e quello strano spirito d'acqua, in grado di oscillare agilmente, come su un' altalena, tra la sua forma umana e la sua forma equina.

Riportai lo sguardo avanti a me. Tutto aveva così poco senso. Per la prima volta, nonostante la compagnia, mi sentivo sola. Veramente sola.
Una mano mi afferrò la spalla, bloccandomi sul posto. Mi voltai , riconoscendo in Kelpie la persona che aveva fatto quel gesto. Mi fece segno di tacere con un dito poggiato sulle sue labbra e si guardò attorno. Quando lo feci a mia volta, notai che si era alzata una nebbia fitta attorno a noi, bloccando la visuale della strada.
-"Kelpie?"
-"silenzio."
Romeo si portò vicino a me, comunicando nella sua strana lingua, che da quello che avevo compreso, solo qui potevo udire.
-"siamo finiti nella foresta di Thémara"
-"che posto è?"
-"è la foresta attorno alla città di Alv Adastaer." - spiegò Kelpie - "le creature che vi vivono amano fare brutti scherzi a coloro che passano in prossimità delle strade che portano alla città. Uno di questi ce lo hai di fronte: le nebbie di Thémara."
-"non riesco a vedere niente"
-"è quello lo scopo. Spingerci a girare a vuoto fino a che le vittime non cadono nella loro trappola"
-"vittime?"
-"non tutti gli spiriti Adéle sono amichevoli. Lezione numero 1"
-"cosa facciamo?"
-"incrocia il braccio con il mio e non lo lasciare mai per nessun motivo. Familiar, sei in grado di vedere attraverso la nebbia?"
-"posso provare, ma la condensa è molto fitta anche per uno sguardo felino"
-"ti seguiamo"
A braccetto come richiesto ci mettemmo a camminare. Mi sentivo inutile e nervosa. Non riuscire a vedere oltre quella coltre bianca, se non a due centimetri dal mio naso mi faceva provare uno strano orribile senso di claustrofobia. Ero nel panico. L'unica cosa che mi ancorava in quel posto era il braccio di Kelpie fortemente stretto al mio.

Sentii la mia respirazione accelerare. All'improvviso una forte ma breve  folata di vento mi scompigliò i capelli, seguiti da una risata,che parve  provenire dal nulla più assoluto.
Mi strinsi di più al ragazzo.
-"calmati. Loro possono sentirti"
-"cosa?"
-"si nutrono della paura che creano nei viaggiatori. Cerca di restare calma e continua a proseguire. Romeo è davanti a noi"

Nonostante le sue parole, io non riuscivo comunque a vedere nulla e cominciai a temere seriamente di esserci persi. Un fruscio di foglie attorno a noi mi fece sobbalzare. Kelpie mi prese di scatto e ci mettemmo schiena contro schiena.
-"se vedi qualcosa, qualsiasi cosa... non correre"
-"cosa?"
-"non farlo e basta"
Volevo replicare un'altra volta, ma dalle profondità di quel bianco avvolgente, screziato di grigio, vidi qualcosa muoversi e venire verso di me. Un fine ramo, sottile, carico di foglie verdeggianti spuntò dal nulla davanti al mio viso. Lo vidi muoversi lungo il mio volto, come una carezza, per poi scostarmi i capelli. Mi dette una forte sferzata al collo per poi sparire di nuovo nel nulla.
Mi portai la mano al collo, dolorante. Un forte bruciore che mi spinse a controllare la mia mano. Sangue. Il ramo mi aveva tagliato.

Senza bisogno di dire niente, Kelpie fu subito davanti a me, osservando la ferita.
Cominciò ad osservarsi attorno. Di fronte ai miei occhi lo vidi cominciare a mutare.
-"Kelpie?"
-"non possiamo stare qui" - la voce gli uscì più inumana di quello che mi aspettavo, portandomi a fare un passo indietro spaventata. Allontanandomi da lui.
-"no Adéle -..." - lo vidi sporgere una mano verso di me, senza raggiungermi.
Qualcosa si avvolse attorno al mio bacino ed al mio collo. Mi spinsero indietro con forza e sentii la mia schiena sbattere contro qualcosa. I rami si stringevano di più attorno al mio corpo, in una morsa dolorosa. Volevo gridare aiuto, ma non potevo. Volevo dimenarmi, ma non riuscivo. Kelpie era scomparso davanti ai miei occhi, inghiottito da quella coltre bianca.

Annaspai in cerca d'aria. Con le mani cercai di strappare i rami attorno alla mia gola, ma questi parevano farsi sempre più stretti ad ogni mio tentativo di fuga.
Alla fine, notai un ramo più sottile, più fragile. Con tutte le mie forze lo presi tra le mani e lo strappai con forza. Un urlo disumano, acutissimo riempì le mie orecchie,quasi doloranti. I rami lasciarono la presa ed io caddi al suolo. Immediatamente mi portai la mano alla gola ed inspirai più aria che potevo. La gola mi bruciava, raschiava. Era come aver preso una boccata di acqua di mare ed averla bevuta tutto d'un fiato. La nebbia attorno a me cominciò a dissolversi, lenta, lasciandomi sola in uno spiazzo verde. Solo alcune condense, a coprire le zone più lontane. Era come se si fosse formata una sorta di zona off-limits attorno a me, dove la nebbia non si poteva addentrare.
Sentii nuovamente un fruscio dietro di me. Mi volta di scatto. Un enorme ammasso di rami e foglie d'edera si stavano avvolgendo attorno a loro, creando una colonna. Mi spostai indietro, scivolando sul terreno fino a quando la mia schiena non toccò una parete di quelle piante. L'ammasso di fronte a me si avvicinò, mutando forma. Alcuni rami si tramutarono in braccia ed in mani. Altri si unirono, dando a quella cosa un volto umano, se pur parziale, in legno. Due occhi vuoti, fissi a fissarmi. Il busto di una donna comparve subito dopo, sempre in forma naturale. Delle gambe nessuna traccia, se non radici grosse profondamente ancorate al terreno.
Sgranai gli occhi e sentii un misto di paura ed adrenalina pura scorrermi per le vene.
Gridai.
La creatura, in seguito alle mie urla, parve ritirarsi momentaneamente, sul posto. Per poi avvicinarsi nuovamente.

Sentii il respiro accelerare. Un ramo si avvicinò a me, sfiorandomi nuovamente il volto.
Dalla bocca della creatura uscì un verso, simile ad un rantolo, profondo, dotato di eco proprio. Era come ascoltare una voce indefinita, senza suoni né parole, robotizzata.
Una serie mista di suoni e ticchettii, incomprensibili.
La vidi spostare il volto di lato, intenta a studiarmi.
Di nuovo quei versi.
Si voltò lievemente a destra, per allungare una delle sue fronde nella nebbia circostante. Da essa fuoriuscí con una foglia cóncava. Me la porse, al suo interno dell'acqua. La presi, tremando.
La creatura cominciò ad attendere, fissandomi.
Di nuovo quei versi.
Mi aveva dato dell'acqua. Perché? Mi incitó con una delle sue mani a bere, portandola di forza al volto. Buttai giù il liquido fresco, rigenerante, che mi andò però di traverso. Tossii.
La creatura si allontanò da me, soddisfatta.
Con mia grande stupore cominciò ad andarsene.
-"eih aspetta! Dove vai!"
Mi alzai tremante sulle mie gambe, spingendomi a correrle dietro. Essa si voltò guardandomi. La vidi fare dei passi verso di me, aumentando la sua statura. Feci dei passi indietro a mia volta.
Ci fu uno scambio di sguardi intenso. Più profondo e significativo di qualsiasi altro sguardo io potessi aver mai vissuto.
Non voleva che andassi con lei.
Ma perché.

All'improvviso, in quell'attimo di silenzio dei forti rumori di tamburi si udirono dal  nulla nella foresta. Cominciai a guardarmi intorno, sentendo l'eco riverberare fin dentro le mie ossa.
La creatura emise dei versi nervosa, e scappò. Con lei scomparve anche la nebbia.

Ero sola, in mezzo al nulla della foresta. I tamburi continuavano ad essere un rumore incessante, senza sosta. Sempre più forti. Sempre più vicini.
Per poi, quando mi parve di averli a pochi centimetri di distanza dalle orecchie, smettere.
Mi osservai attorno, spaventata.
Dei rami attorno a me si mossero.
Nel buio, vidi solo fuoriuscire occhi gialli.

Poi delle mani mi afferrarono portandomi nel nero più assoluto

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Poi delle mani mi afferrarono portandomi nel nero più assoluto.




La nostra Adéle è rimasta sola in mano a strane creature delle quali ha solo un indizio: occhi gialli.
Strani spiriti alberati, strane foreste e trappole assurde; il mondo di Adéle sta diventando sempre più pericoloso.
Ma cosa nasconde questo posto oscuro alle porte della città? Come farà a scappare, ma soprattutto, riuscirà a non farsi avvolgere dall'oscurità che pare farsi sempre più presente nella sua vita?

A presto, con un nuovo aggiornamento.
Baci, Belle.

The Circle - Born witch - Nata Strega Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora