Vuoto.

3.5K 164 10
                                    

Biondo.
Mi ero fatto una promessa il giorno che ero entrato in questa scuola: non avrei mai pianto.
E, anche se in quel momento le lacrime sembra che volessero uscire a tutti i costi, mi sforzai di non farlo.
Dovevo prendermi il meglio da quell'esperienza e viverla costantemente col sorriso sulle labbra perché sarebbe stata irripetibile.
Non avevo ancora realizzato ciò che era successo probabilmente, la mia mente non riusciva ad immaginare così tanto tempo separato da Emma e vederla in quelle condizioni non era stato di certo d'aiuto.
Non riuscivo a credere che ci avessero illuso in quel modo. Durante tutto il programma sembrava che la redazione volesse spingere molto su quello che si era creato tra me ed Emma, a partire dalle inquadrature che facevano durante le nostre esibizioni fino alle varie clip in cui ci trovavamo in sala relax, che avevano mandato in onda.
Ero sicurissimo di vivere questa esperienza al suo fianco e forse proprio per questo motivo accusai il colpo ancora più duramente. Anche Carmen e Lauren avevano il proprio fidanzato nell'altra casetta eppure sembravano entusiaste a differenza mia che avevo una faccia da funerale.

Dopo esserci cambiati, ci comunicarono di avere dieci minuti per poter salutare i ragazzi eliminati e la squadra bianca e il cuore iniziò a martellarmi nel petto alla sola idea di rivederla.
Se sto così dopo 10 minuti tra un mese che faccio?
Aprimmo la porta della saletta dove ci eravamo cambiati e, senza che ebbi neanche il tempo di cercarla tra gli altri, Emma si lanciò tra le mie braccia.
Probabilmente la Emma razionale, quella che tutti avevano conosciuto in quei mesi, avrebbe abbracciato tutti i ragazzi allo stesso modo ma in quel momento era il suo cuore ad agire.
Aveva gli occhi ancora bagnati e gonfi, sembrava una bambina a cui avevano appena tolto il suo giocattolo preferito.
"Amore, non piangere" provai a dire, cercando di convincere anche me stesso di ciò che le stavo dicendo "ricordati che ti amo, ricordatelo sempre".
Emma non riusciva a parlare, la sentii emettere soltanto singhiozzi e decisi di continuare a dirle ciò che mi stava passando per la testa, tenendola sempre stretta a me.
"Quando usciamo da qui saremo più forti di prima, concentriamoci sulla musica" la guardai negli occhi e le asciugai le lacrime che scorrevano numerose sul suo viso "promettimi che non ti arrendi, fallo per me" la implorai.
Non potevo permettere che Emma si lasciasse sfuggire un'occasione simile, il motivo per cui eravamo qui era la nostra arte e in quel momento dovevamo metterla davanti a tutto anche se per me lei era diventata più importante di qualsiasi altra cosa e anche io sapevo di esserlo per lei.
"Io non lo so se ce la faccio, mi mancherai troppo" provò a dire mentre il suo pianto non sembrava riuscisse ad arrestarsi "anche tu mi mancherai Emmì, cerca di resistere" sussurrai appoggiando la mia fronte sulla sua, senza mai staccare lo sguardo da lei.

La produzione ci informò che avevamo finito il tempo per i saluti e prima di lasciarla andare via le presi la nuca e appoggiai le mie labbra sulle sue.
Cercai di trasmetterle tutte le emozioni che stavo provando in quel momento, fu un bacio sentito, intenso e disperato. Sentii le sue lacrime bagnarmi le guance e mi si formò un nodo nella gola.
Si staccò da me dopo un ulteriore richiamo ed ero sicuro che a breve l'avrebbero trascinata via con la forza.
"Ti amo" mimò con le labbra per non farsi sentire dagli altri "anche io, non cambierà nulla, te lo giuro!" urlai sperando di farle entrare in testa quelle parole.
Ero consapevole di averle detto una cosa importantissima e probabilmente avventata ma era ciò che speravo sul serio.
Non avrei mai accettato il fatto che due mesi di distanza avrebbero cambiato ciò che avevamo costruito. Era troppo forte il sentimento che ci legava, troppo forte da farmi quasi male.
Emma era diventata parte di me ed era una delle poche persone al mondo in grado di poter incidere sul mio umore.

Entrai in quella casetta completamente decorata di blu, della stessa tonalità delle nostre divise e mi imposi di non pensare ad Emma. Avere la mente totalmente occupata da lei sarebbe stato assolutamente controproducente per me e per la mia arte e non potevo fallire ad un passo dal realizzare i miei desideri.
Volevo Emma nel mio futuro, era l'unica cosa di cui ero convinto e proprio grazie a questa convinzione decisi di distrarmi e di tornare ad essere il solito Biondo sempre allegro e spensierato.
Ero innamorato di lei, ero completamente e incondizionatamente innamorato di lei e neanche il tempo e la distanza avrebbe potuto scalfire il sentimento più forte che avevo provato in tutta la mia vita.

Emma.
Sarei dovuta essere la persona più felice del mondo in quel momento, eppure non lo ero affatto.
Nella mia testa c'era il caos più totale e probabilmente avevo smesso di piangere solo perché le lacrime erano finite. Quello che sarebbe dovuto essere un sogno si stava trasformando in incubo, con la sola differenza che stavolta non ci sarebbe stato lui a svegliarmi nel mio letto e a dirmi che era soltanto un brutto sogno.
Non era un brutto sogno, era tutto vero.
Non sapevo neanche per quanto tempo sarebbe durato, se per una settimana, due o addirittura fino alla fine del programma.
Mi sarebbe mancato come l'aria ogni giorno che avrei trascorso lì dentro senza di lui. Non riuscivo ad immaginare cosa avrei fatto, con chi avrei trascorso la maggior parte del mio tempo, a chi avrei raccontato i miei problemi, con chi mi sarei sforzata di parlare quella lingua ancora così difficile per me con la consapevolezza che mi avrebbe capita lo stesso e che con pazienza mi avrebbe spiegato le parole di cui non conoscevo il significato o che non riuscivo a pronunciare correttamente.
Simone mi sarebbe mancato per qualsiasi cosa, dalla più futile alla più importante.

In ogni parte della giornata il mio pensiero era costantemente rivolto a lui, a partire dalla prima cena nella casetta dei bianchi.
Le cameriere ci consegnarono il cibo e la nostalgia di fece presto sentire quando nel vassoio trovai i broccoli che Simone detestava a dir poco.
"Ma anche i blu stanno mangiando le nostre stesse cose?" immaginavo già la sua faccia disgustata solo a sentirne l'odore. Avrei desiderato tantissimo essere lì solo per il gusto di vedere il suo visetto da bimbo per cui avevo decisamente perso la testa.
Persa nei miei pensieri rovesciai il piatto "certo, e anche Biondo adesso avrà rovesciato il piatto" scherzò Zic, facendomi tornare alla mente quanto ormai io e Simone vivessimo in simbiosi, come se fossimo una persona sola.
Mille pensieri attraversarono la mia testa. Non avevamo stabilito niente per il nostro futuro, non lo avevamo neanche mai accennato. Ci sembrava troppo presto, troppo affrettato e soprattutto pensavamo di avere ancora tantissimo tempo per parlarne.
Cosa sarebbe successo tra noi dopo tutti questi mesi lontani?
Io ero sicurissima del mio sentimento e a dirla tutta non dubitavo neanche del suo ma non potevo prevedere cosa ci avrebbe riservato il futuro.
Se fossi uscita prima io di lui cosa avrei fatto? Sarei tornata a Malta? E se invece fosse uscito prima lui di me, mi avrebbe aspettato?
Erano tutte domande a cui purtroppo non potevo darmi una risposta e per questo stavo impazzendo.

"Ehi Emmina, tutto ok?" Irama fece capolino nella stanza che avevamo deciso di condividere insieme anche a Daniele, mentre Valentina,Filippo, Luca e Zic avrebbero dormito nella stanza accanto.
"Già mi manca" sospirai, rivolgendogli infine un sorriso forzato come ero solita fare quando le cose non andavano come le immaginavo scritte nella mia testa.
Irama si avvicinò al mio letto accarezzandomi una guancia, apprezzai molto questo gesto perché sapevo quanto non fosse spontaneo per una persona chiusa come lui. Era diventato molto amico di Simone, nonostante fossero molto diversi e di conseguenza anche io mi ero avvicinata molto a lui. Indubbiamente era la persona con cui avevo legato di più all'interno della casetta, anche se comunque ritenevo che fossimo un bel gruppetto. Il problema però era che mancava lui.
Ci sarebbe potuta essere anche la classe intera dentro la casetta ma io avrei comunque sentito soltanto la sua assenza.

Tentai di dormire e mi sforzai di pensare al motivo principale per cui avevo intrapreso questo percorso e sarebbe dovuto essere quella la causa per cui non avrei mollato.
Non potevo buttare al vento tutti i sacrifici che avevo fatto fino a quel momento. In più glielo avevo promesso che non mi sarei arresa.
Indubbiamente sarebbe stato ancora più difficile perché avrei potuto contare solo e soltanto sulle mie forze. Ero sola, completamente sola.
Non avrei avuto il sostegno della mia famiglia e neppure il suo, che era stato decisivo dal primo giorno.
Sarebbe stata l'occasione perfetta per dimostrare agli altri ma soprattutto a me stessa che potevo farcela.
C'erano moltissime persone che credevano in me e non avrei potuto deluderle, soprattutto una.
La metà del mio cuore.

Un sex symbol tutto mioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora