Docce.

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Biondo.
Per fortuna non avevo fatto una grande fatica a convincere Emma a togliermi il muso.
Mi appoggiai sul suo letto facendo aderire la schiena alla spalliera e poco dopo allargai un po' le gambe per far sdraiare Emma su di me. Non potevo vedere la sua faccia ma a giudicare da come si stava massacrando le unghie in quel momento, ipotizzai che fosse nervosa.
Adesso che c'è?
"Ehi, tutto ok?" le domandai accarezzandole lievemente il ventre e ricevendo un brivido come risposta. "Mmm, in effetti una cosa c'è... Però mi prometti che non ti arrabbi?" mi chiese, rivolgendomi uno sguardo preoccupato.
Non feci neanche in tempo ad articolare un pensiero per cui poter essere arrabbiato con lei, che Emma prese il suo cellulare e lo parò davanti alla mia faccia mostrandomi la chat col suo ex.
Cominciai a leggere attentamente, cercando di tradurre dall'inglese all'italiano nel modo più fedele possibile, mentre sentivo lo sguardo ansioso di Emma puntato addosso.
Rimasi per un attimo in silenzio, giusto il tempo di godermi il suo viso così agitato per una mia reazione e poi scoppiai a ridere. "Che sfigato" commentai divertito, restituendole il cellulare.
Il suo sguardo mutò da preoccupato a severo "dai, non dire così! Mi sento ancora più in colpa" sospirò, rivolgendo gli occhi altrove.
Forse ho un po' sgravato.
Le portai una mano sotto il mento e le rivolsi una carezza fino a farla voltare su un fianco "è stato lui a lasciarti andare, non si è accorto di quanta bellezza aveva tra le mani!" proferii serio lasciandola a bocca aperta.
Lentamente si voltò verso di me e da quella prospettiva era ancora più bella, ogni volta che la osservavo non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile che non avesse neanche un difetto.
Si sollevò leggermente e mi permise di scivolare sotto di lei per farla aderire completamente a me e iniziò a sfiorare il suo naso contro il mio. Fu davvero complicato mantenere lo sguardo sui suoi occhi per quel tempo che parve interminabile e iniziai a sentire il cuore tamburellare contro il petto. Andai con le labbra alla ricerca delle sue e con uno sguardo soddisfatto si allontanò leggermente.
A che gioco vuoi giocare, Emma?
Rimasi impassibile e continuai a fissarla in attesa che proseguisse quel gioco che aveva iniziato, e subito dopo fu lei ad avvicinare la sua bocca alla mia ed io non feci assolutamente nulla, aspettando la sua prossima mossa. Restammo a fissarci per qualche secondo fino a quando dischiuse le sue labbra e un sorriso soddisfatto comparve sulle mie. Le afferrai il labbro inferiore tra i denti, continuando a sorridere. Poco dopo lo rilasciai e, senza darle neanche il tempo di pensare a cosa fare, la mia lingua andò alla ricerca della sua. Assaporai lentamente quel momento, mentre il desiderio che avevo di lei cresceva sempre di più.

Non sapevo se lei fosse pronta a questo passo così importante, stavamo ufficialmente insieme da solo un giorno ma stavo morendo dalla voglia di sentirla davvero mia.
Cazzo, io mica lo so quanto resisto!
Mi staccai da lei con l'affanno e pensai che era meglio chiuderla lì, altri cinque minuti con lei sopra di me e probabilmente quella voglia che avevo sarebbe stata tangibile e non volevo fare una figuraccia del genere. "Ehm, forse è meglio che vado, tra poco torna Lauren..." dissi, facendola sollevare da me. "Mmm" mugugnò la ragazza al mio fianco facendomi gli occhi dolci e sporgendo il labbro inferiore.
Simò vattene, sennò qui va a finì male.
"Buonanotte baby" le sussurrai lasciandole un bacio sul collo e uscii dalla stanza tirando un sospiro di sollievo.
Qualche passo dopo ed entrai nella mia stanza, mi buttai a peso morto sul letto sotto lo sguardo divertito di Irama. "Che c'è fra, sei stanco?" chiese il cantante dagli orecchini piumati, alludendo chiaramente a qualcos'altro. "Magari... Vado a farmi una doccia fredda che è meglio!"

Emma.
Quella mattina a scuola tutto proseguì con la sua solita routine. Affrontai varie lezioni coi vocal coach, poi pranzai come al solito vicino a Simone e mi rilassai insieme a lui sui divanetti della sala relax. Verso le 15 andai di nuovo in sala canto e c'era Paola Turci ad attendermi. E ormai, neanche a dirlo, ogni professore che incontravo era pronto a dirmi la stessa cosa: non vedeva le mie emozioni.

Un sex symbol tutto mioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora