Chapter 3

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Alcune persone non meritano il vostro sorriso figuriamoci le vostre lacrime

Charles Bukowski

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-Giulienne's Pov-

Perché proprio a me? Questa domanda cominciò ad assillarmi per tutto il giorno, ero rinchiusa in una stanza spoglia con solo un letto e un armadio,di buono c'era che almeno avevo un bagno tutto mio. Non mi avevano ancora ammazzata, le domande che mi frullavano per la testa erano molte ma due prevalevano sulle altre ,com'era possibile che questa gente uccidesse per così poco? Poche informazioni potevano decretare la vita di una persona? Sentii bussare alla porta non risposi.

Ero distesa sul letto, gambe e braccia incrociate e fissavo il soffitto seria, " Ho bussato, che non si dica che sono entrato senza permesso" la voce di Ian mi ridesto' dai miei pensieri "Beh l'hai fatto, visto che non ti ho dato il permesso di entrare"ero arrabbiata, volevo tornarmene al campus tutto questo era ridicolo. " Dovresti abbassare i toni perché qui sono l'unico ad avere un briciolo di pazienza, se ti rivolgi agli altri così non sono sicuro che la cosa vada a buon fine, sopratutto con Gabriel", le sue parole mi spaventarono un po' ma non volevo darlo a vedere,"colui che non deve essere nominato, pensa ho pronunciato il suo nome e forse morirò, ma chi diavolo è Voldemort?" Ero incazzata nera,lui scoppio' a ridere "dovresti smettere di leggere saghe per ragazzini" continuava a ridere di me, che stronzo, " tu dovresti cominciare a leggere invece,energumeno che non sei altro" lui rideva sempre più forte.

Stavo per perdere la calma poi di colpo si fece serio " dobbiamo andare il capo vuole parlarti" eh che diavolo voleva da me, aveva già parlato stamattina, non poteva dirmi tutto in quell'occasione? Forse voleva uccidermi adesso, oppure inserirmi nel suo traffico di prostituzione, aiuto! Come potevo, ero ancora vergine e perderla con un vecchio bavoso era una cosa a cui non riuscivo neanche a pensare.

Uscii dalla camera seguendo Ian che mi portò direttamente fuori la porta dello studio del King, ritornai in quel posto con la speranza che forse finalmente avrei saputo che diavolo di fine avrei fatto,aprii la porta e non lo vidi subito "salve detective, come va?" Mi girai e notai la sua figura distesa sul divano, anche il king rideva di me, quell'aria da stronzo mi faceva venire voglia di prenderlo a pugni.

"Senti fenomeno, smettila con questa pagliacciata e facciamola finita" allargai le braccia a mo di sfida, lui rise ancora di più. A poco a poco smise di farsi beffa di me e cominciò a guardarmi serio "Non voglio ucciderti, non perché' mi faccia problemi a farlo, sei qui perché ho capito che sei pericolosa, ma non ho ancora capito il perché".

Le sue parole non avevano senso, che voleva dire? "Tu conosci un certo professor Roberts?" Io lo guardai interdetta, perché mi faceva questa domanda? "Si!perché?" Lui sorrise si alzò dal divano e con passo sicuro si avvicinò " non sei la prima alunna a cui mette in testa questa stronzata di risolvere il caso mai risolto su di me, ne sono passate almeno quattro in due anni, tu sei la quinta, vengono da me vogliono ammaliarmi ,convinte di poterlo fare ,per farmi confessare i miei crimini. L'unica differenza è che erano tutte del quinto anno, sei la prima ad essere così giovane"quello che mi stava dicendo mi scioccava.

Adesso era faccia a faccia con me "lui usa le sue studentesse per adescarmi, vuole vendicarsi e non ha le palle di farlo lui stesso, usa sotterfugi" continuavo ad ascoltarlo senza proferire parola "ti starai chiedendo perché non l'ho fatto fuori visto che per me è così semplice farlo,perché voglio che conviva con i suoi rimorsi, è la mia punizione per lui" guardai la sua faccia soddisfatta senza riuscire a formulare nessuna domanda, il suo racconto mi aveva colpita e affondata.

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