Chapter 12

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Sei l'unica persone che vorrei portare via con me anche quando voglio stare solo.

Charles Bukowski

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-Gabriel's Pov-

Quel bastardo non mi faceva più paura, gli urlai in faccia tutto il mio odio "ti ammazzo come un cane" non ero più un ragazzino, avevo diciotto anni oramai e lui non poteva più farmi nulla. Si avventò su di me e con un solo movimento lo buttai a terra mettendomi a cavalcioni su di lui. Gli misi le mani intorno al collo e strinsi forte, lui si dimenava graffiandomi le braccia e il collo ma io continuavo a stringere...

...stringevo e man mano che lo facevo tutto cominciava a diventare sfocato, il volto di Giulienne rosso è terrorizzato prese il posto di quello del bastardo, mi allontanai di colpo cadendo dal letto.

La sentivo tossire e piangere , mi sollevai e la guardai avvilito "che...che diavolo..." lei era lì distesa che si reggeva il collo continuando a piangere "Giulienne io..io" non sapevo cosa dire ero impotente, cercai di avvicinarmi e lei con uno scatto veloce scese dal letto.

Era rannicchiata sul pavimento ,schiacciata contro il muro nuda e impaurita "non volevo farti del male, non ero lucido" lei mi osservava terrorizzata, la raggiunsi stando attento a non spaventarla ancora di più "devi credermi, ero in una sorta di trans" cercavo di giustificarmi avvilito, non mi era mai successo di sentirmi così , avevo seriamente paura di farle del male, proprio io che provavo piacere a fare del male alla gente ero qui a preoccuparmi per qualcun altro.

Mi inginocchiai di fronte a lei che respirava a fatica, quando tolse le mani dal collo per poco non mi venne un infarto, i segni rossi delle mie mani erano evidentissimi sulla sua pelle.Era così piccola, le accarezzai i capelli e lei trattenne il fiato "non ho intenzione di farti del male" la sollevai come una sposa e la adagiai sul letto.

"Perché mi hai fatto questo?" non so perché ma la sua domanda mi colpi' dritto al petto, era la seconda volta che involontariamente cercavo di strangolarla, le era concesso credere che volessi farle del male "non è a te che volevo fare del male" eravamo stesi l'uno di fronte all'altro, "non capisco"era ancora provata e i suoi occhi erano gonfi per il pianto, le accarezzavo i segni che le avevo procurato "era uno dei miei soliti incubi, un ricordo più che altro, la notte mi tormentano" le stavo confessando uno dei miei segreti più grandi e con mia grande sorpresa la cosa non mi turbava ma facevo comunque fatica ad aprirmi del tutto.

Allungo' la mano e mi accarezzo' il volto "non devi permettergli di consumarti..di divorarti perché così vincono loro, le persone che volevano o vogliono farti del male, anche se non ci riescono fisicamente, se in qualche modo condizionano la tua vita hanno comunque vinto, devi combattere..devi liberarti dal rancore" le sue parole mi fecero mancare il respiro, non sapevo che dire era tutto nuovo..tutto così strano,"non ci riesco, i miei demoni oramai fanno parte della mia vita, non smettono mai di ricordarmi chi sono e che non merito la piena felicità".

Lei continuava ad accarezzarmi, "ti ho graffiato tutto,mi dispiace " ero stranito "stavo per strangolarti nel sonno e mi chiedi scusa per avermi graffiato? Sei davvero strana lo sai?" Le sorrisi dolcemente e lei fece lo stesso "adesso dormi" lei mi guardo' divertita "quanto siamo dispotici, non ho molto sonno voglio stare qui a guardarti" era così spontanea e sincera, non volevo sporcare la sua anima, volevo tenerla lontana ma proprio non ci riuscivo.

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