Chapter 17

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"Dentro ad un abbraccio puoi fare di tutto:
Sorridere e piangere,rinascere e morire.
Oppure fermarti a tremarci dentro,
come fosse l'ultimo."

Charles Bukowski

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-Giulienne's Pov-

Tremavo come una foglia, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Ero rannicchiata tra le braccia di Brenda che cercava in tutti i modi di tranquillizzarmi "tesoro qui nessuno può entrare, questa è la camera blindata che il padrone ha fatto costruire proprio in casi estremi come questo. E' impossibile accedervi se non si ha il codice e solo io e il padrone conosciamo la combinazione". Di fronte a me osservavo Dakota che cercava di distrarre Alissa, mentre Cecilia faceva su e giù per la stanza.

Ripensai a come eravamo finite qui dentro, eravamo in cucina come sempre prese dal nostro chiacchierare, quando sentimmo delle urla atroci, sbucò Brenda dal nulla che prese a trascinarci in questa camera blindata senza darci nessuna spiegazione. Ero terrorizzata, sentivo ancora quelle urla strazianti rimbombarmi nel cervello.

Passarono diverse ore da quando Brenda ci aveva fatte barricare qui dentro. Improvvisamente sentimmo dei rumori, la porta blindata cominciò ad aprirsi, eravamo tutte in allerta poi lo vidi, sporco di sangue e tutto scompigliato ma sempre bello da mozzare il fiato. Mi alzai di scatto e gli corsi incontro per poi abbracciarlo , scoppiai in lacrime "ho avuto tanta paura"ricambiò il mio abbraccio affondando il viso tra i miei capelli "pagheranno per tutto questo" il suo tono era un misto tra disperazione e rabbia, "padrone ho fatto come mi ha sempre detto, qualsiasi rumore sospetto o situazione equivoca correre nella stanza blindata" Brenda era dietro di me ,lui sollevò lo sguardo "per questo sei la migliore" lei sospirò per la sorpresa, segno che non aveva mai ricevuto un complimento così dal King.

"Chiama tutti.. li voglio qui" era fuori di se lo sapevo ma lasciava trasparire una tranquillità inquietante, era seduto sulla poltrona del suo studio ed io ero rannicchiata tra le sue braccia, mi stringeva e di tanto in tanto respirava il mio odore mantenendo sempre la stessa calma apparente. Ian uscì dallo studio intento ad eseguire i suoi ordini , restammo soli assorti nei nostri pensieri,decisi di rompere il silenzio "cos'è successo?" Lui sembrava assente ed io mi sollevai per guardarlo in faccia "vogliono farti del male?" Le lacrime cominciarono ad appannarmi la vista soltanto al pensiero che potesse succedergli qualcosa, lui se ne accorse e mi accarezzo' il viso "non ho paura di morire..si deve pur morire un giorno o l'altro, cosa cambia?" Le sue parole mi fecero scoppiare in un pianto disperato "come fai a pensare una cosa del genere? Ed io? Cosa farò io? Tu non puoi pensare di farmi innamorare di te e poi morire...non voglio sentirtelo dire mai più"gli urlavo in faccia le mie paure e contemporaneamente il mio amore.

"Io sono un mostro..tu non devi amarmi..." continuava con quella sua serietà e tranquillità strana, "loro non possono farmi nulla..se sono il re ci sarà una ragione" , continuavo a singhiozzare e lui ad accarezzarmi , quello che provavo per lui mi stava consumando e lui non se ne accorgeva neanche. "Purtroppo non possiamo decidere di chi innamorarci, si!sei un mostro..ma amo anche questa parte di te" sembrava si stesse addolcendo fino a quando la magia fu spezzata da qualcuno che bussava alla porta.

Mi fece scivolare giù dalle sue gambe mettendosi in piedi "adesso devi andare,Ian veglierà su di te tutto il tempo, andrete in camera mia e tu cercherai di riposare" dispotico come sempre, decideva lui cosa fare e quando, guai se cercavi di contraddirlo soprattutto quando era nervoso come stasera.
"Vieni da me..il più presto possibile" la mia era una supplica,lui mi sorrise "sbrigo questa faccenda del cazzo e poi sarò tutto tuo" mi diede un bacio casto poi guardò verso la porta "Avanti"...

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