Chapter 34

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"L'infelicità non esiste. Io ho conosciuto la disperazione, che non è raccontabile"

Alda Merini

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-Anthony Nicholson's Pov-

Osservavo quel mazzo di rose rosse perfettamente adagiato sul sedile della mia limousine, mi abbottonai la giacca e mi ci sedetti accanto.
Mi sentivo un pesce fuor d'acqua...non erano da me questi gesti sdolcinati, ero un uomo tutto lavoro...mi limitavo ad incutere timore tra i miei dipendenti. Gli affari andavano a gonfie vele e a New York ero un gradino al di sopra di tutti gli altri imprenditori come me...

Ma questo non mi recava più soddisfazione...stavo perdendo mia moglie..stavo perdendo la mia famiglia...
Lei da un po' di tempo era strana, sospettavo si vedesse con un altro uomo...che avesse una relazione extraconiugale...ingaggiai un detective, si appostava fuori casa mia per controllare chi entrava e chi usciva...ma di questo ipotetico amante neanche l'ombra..

Mi sentii davvero in colpa ad aver pensato che mia moglie mi tradisse, forse il suo essere distaccata, il suo rifiutarmi tra le lenzuola e il suo silenzio, erano solo una forma di ribellione al fatto che lavorassi davvero troppo...al fatto che non fossi quasi mai a casa. Tutta la sua frustrazione si riversava su nostro figlio... ne era ossessionata, ma infondo quale madre non lo era.

"Signore?!.." l'autista richiamò la mia attenzione, lo osservai infastidito e lui se ne accorse, infatti tossi' a disagio e poi parlo' "mi scusi...volevo solo sapere se era pronto ad andare..." i miei dipendenti erano tutti molto preparati ma non si muovevano senza un mio cenno, questo lo avevo voluto io però...
Feci si con la testa e lui subito fece scorrere il vetro che ci separava per mettere distanza tra noi, non amavo rapportarmi con gli altri...ero un tipo molto riservato ma stranamente ero anche circondato da molti amici...sospettavo tutti legati a me per convenienza...

Dopo un bel po' di strada arrivammo finalmente a destinazione, senza pensarci troppo mi catapultai fuori dal veicolo, perché se avessi esitato solo un attimo non avrei avuto il coraggio di espormi così tanto ai suoi occhi che pur essendo la donna che amavo, si era creato quel genere di distacco che ci rendeva due estranei.

Con il mazzo di fiori tra le mani sospirai...a passo svelto mi avvicinai all'immenso cancello, quel cancello che varcavo in limousine questa volta lo avrei attraversato con le mie gambe...volevo sorprenderla...
Premetti il tasto di apertura sul telecomando che mi permetteva di aprire tutti i cancelli di questa enorme villa...appena si spalancò entrai e mi incamminai lungo il viale che portava alla porta d'ingresso.

Improvvisamente una strana sensazione mi colpì senza una ragione valida, un senso di angoscia...quasi di timore, si fece spazio dentro di me. Quando inserii le chiavi nella serratura entrai spedito senza dar retta a quella strana sensazione, mi guardai intorno e notai che la villa era deserta...dov'era la servitù?..poi il sospetto...

In alcuni momenti della mia vita...sopratutto a lavoro..mi capitava di sapere già cosa stava per succedere, in quel momento sapevo che qualcosa di brutto stava per accadere...
Quando presi a salire l'enorme scalinata in marmo che portava alle camere da letto, ne ebbi la conferma...

Mentre percorrevo il corridoio, udii la sua voce...inconfondibile...la voce di mia moglie "Tranquillo...va tutto bene, lui tornerà stasera..non lo scoprirà mai.." lanciai i fiori per ari e corsi verso la nostra camera da letto, la rabbia offuscava il mio giudizio...lo avrei ammazzato...loro avrebbero pagato, le avrei levato tutto e buttata in mezzo ad una via...

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