La luce dei lampioni scherma le nostre ombre che si uniscono e si fondono sull'asfalto come una macchia di vernice sopra l'acqua. Sembrano anime che scivolano via nell'Ade, viscide e cosí unte da non riuscire a toccarsi.
"Chi era quella ragazza, Dem?"
Non mi giro nemmeno, tengo le mani in tasca e il mento rigido.
"Quale ragazza?"
'O sai che te sa sgamá come nessun artro, perché tenti de fá 'r furbo?
"Quella che ci stava guardando." -dice sicura, calciando un sasso- "So che l'hai vista."
Alzo le spalle, fissando il marciapiede che procede sotto le suole delle Havaianas. Fanno un rumore strano se le schiacci troppo, come un insetto che viene pressato tra due pietre.
"Te lo ripeto un'ultima volta. Chi era quella ragazza, Dem?"
Sto camminando davanti a lei, ma so bene che si è fermata in mezzo alla strada, con il peso tutto spostato sulla gamba destra, quella buona dopo l'ultimo incidente in bicicletta.
Le vorrei dire ti ricordi amò? Semo finiti contro 'r bidone dell'umido perchè la bici ch'ho fregato a Lello n'c'aveva li freni, eppure mi esce ancora un "Non ho visto nessuna ragazza di cui ti dovresti preoccupare."
Ed è vero, eppure procede a passo così rapido che riesce a superarmi, mentre io continuo a ciondolare con il cuore in gola sotto la nebbia giallo febbre dei lampioni. Quando mi si piazza di fronte, è ferma in mezzo alla strada, con gli occhi bassi e tristi come mai prima d'ora, le guance rosse del dopo sbornia e la bocca muta.
"Da quando hai iniziato a mentire, Rockstar?"
N't'ho mai mentito, B'atrì.
Mai, a meno ch'era a fin di bene.
E adesso è una de queste vorte."Tornamo all'appartamento, amò." -la supplico, guardando il cielo spazientito- "N'c'è bisogno de roviná 'a vacanza pe' 'na paranoia."
Le iridi le s'infuocano di lampo, come un occhio bianco che si apre e si richiude in una stanza oscura.
"Una paranoia." -ripete- "Una paranoia.."
Sgrulla il capo e fa pendolare la coda di cavallo tirata a lucido con uno dei suoi oli al burro di karité o qualche altra stronzata da copertina."Beatrì, t'o chiedo pe'ffavore."
Le afferro dolcemente un polso, ma lei si divincola con gli occhi sgranati, deducendo chissá cosa.
"Non hai mai rifiutato di parlare quando potevamo evitare una discussione."
"Perchè, dovemo discute pe'fforza? Stai a fá tutto tu, guardate."
La luce nei suoi occhi cambia. Devono essere stati i lampioni, che sospirano ad un calo d'intensitá elettrica e illuminano meno intensamente il suo viso, ma purtroppo non è così. Il suo volto assume quel fare asettico che le ho visto addosso solo durante la nostra prima vera litigata, a casa sua, due anni fa, e quando fa un passo in avanti, sento su di me come l'effetto di un'ondata di caldo torrido.
"Non hai gli occhi puliti, Dem." -pigola- "Non mi ci specchio più."
Perchè n'm'hai dato 'na sberla, dorcè?
N'ho pijate così tante che ormai c'ho le guance anestetizzate.
Quessa però ha fatto male come tutte quell'artre messe insieme.Il mio sguardo segue il suo sedere fare su e giù tra i fiori della gonna mentre lei si allontana sempre più da me, finchè gli occhi mi si inumidiscono troppo per poter distinguere i dettagli. Così, metto le mani in tasca e riprendo a camminare col fiato che si fa pesante ad ogni passo, finchè mi ritrovo a correre senza sapere il perché.
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un bacio al tabacco 2. | Måneskin
FanfictionPerché si sa: ogni Dante ha la propria Beatrice. Ma deve attraversare l'Inferno per ritrovarla.