Bonus Track. Tu e lei.

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Grazie, @martynisch

“Bea.”

Beatrice solleva il muso e i noodles le penzolano dalla bocca piena.

Il ristorante giapponese è semivuoto, forse perché è martedì e la maglietta si appiccica alle ascelle. Tutto intorno è ben decorato con piante esotiche che pare di stare in una giungla.

Mentre analizzo i quadri alle pareti, incrocio lo sguardo della cameriera dagli occhi piccoli e neri, faccio un mezzo sorriso e lei scappa dietro il bancone nascondendo le guance rosse.

E vabbè, capita.

“Dimmi.” si pulisce la bocca Beatrice.

“A me me fa schifo sta roba, perché nun..” e le faccio gesto di uscire.

Niente, 'r sushi e simili nun me calano proprio.
Posso accettá solo i gamberoni fritti, perché me ricordano quelli che mangio da mi nonna in Puglia.

Gli occhi verdi di Bea si abbinano perfettamente alla parete verde e le scatto una foto. Lei mi guarda ridendo finché non mi accorgo che mi sta prendendo una sigaretta dal pacchetto con fare furtivo.

Scusa se nun so regge le bacchette e 'r salmone me lo magno bello cotto.

Ci alziamo e mi chiudo la giacca, lasciandoci alle spalle il ristorante nippo e soldi che avrei buttato volentieri alla pizzeria sotto casa di Dodo.

Madò, come me sto a sognà na pinsa in sto momento.

“La prossima volta al messicano? Già ce magno meglio lì.” guardo Beatrice mentre si appende al mio braccio e lei mi bacia la punta del naso.

“Odio il piccante Dem!”

E me la sbuffo sul ciuffo ribelle che non va mai al posto suo.

E c’ha ragione pure lei.

“Almeno c’abbiamo provato. Però i noodles erano buoni."

Faccio una smorfia e, svoltando l'angolo, mi accorgo che fanno più rumore i miei stivaletti delle sue vans rosse tutte lacci e suole. Alzo gli occhi e le vedo sulle ciliegie che spuntano sui rami, sul semaforo antipatico che becco sempre, sui papaveri che ciondolano al nostro passaggio tra i sampietrini.

Roma in primavera si prende la sua gloria, più di quando è inverno e ci sono quelle rare nevicate tanto mandate in onda dai Tg, più di quando è estate e si muore asfissiati con 80° percepiti. E solo chi ci vive lo sa, perché siamo tutti bravi a vederla dal Gladiatore o da quel film di Woody Allen che piace tanto alla mia fidanzata.

La primavera romana ha i colori dei tramonti dannunziani ed i monumenti si vestono di luci calde con una bellezza ineffabile. I portici, i pub, i viali e i parchi inalberati, trattorie e quanto c’è di più caratteristico si schiude e si lascia baciare dal sole di maggio che fa fiorire, come rose, la città eterna.

Roma mi sta bene addosso, come io sto bene addosso a lei. I nostri nomi sono sempre legati e siamo abitati da ammiratori che ci fanno le foto di nascosto.
Roma ed io siamo figli dello stesso Alto Ingegno. È il mio giardino dell’Eden, sempre trafficato, contrastato, criticato e poi inneggiato.

Gira che ti rigira tutti qua venite a sbatte.

E sarà forse st'attaccamento, st'accento da peracottaro che non mi fa scendere il sushi, che all’estero se vedo Ristorante Italia o pizzeria nonna Maria faccio il gesto con la mano e me la difendo come l’ottavo re sui sette colli. Posso sognare l'America, ma Roma mia m’ha svezzato a cacio e pepe.
La mia bella madre, la mia camicia preferita, il profumo che mi appartiene.

un bacio al tabacco 2. | MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora