Qualche tempo fa devo aver letto qualcosa sulla punteggiatura. Dicevano che la nostra vita, la vita in generale, non è altro che un foglio bianco con la punteggiatura fissa, dove noi adattiamo frasi che pretendono di avere un senso. Tutti nascono con un pugno di virgolette e punti di domanda ben disposti, messi lì da chi ha costruito la nostra stessa esistenza: Dio, lo Stato, una mamma single. Ognuno ha il proprio fabbro personale.
Damiano aveva risposto con qualcosa del tipo "beh, è 'n giusto compromesso" e io avevo pensato che Lello avesse offerto un giro di troppo alla riunione mensile che il gruppo di Monteverde aveva deciso di tenere da almeno tre puntate. Il fatto che fosse collassato sul cuscino con una scarpa ancora addosso, non aveva aiutato molto la sua credibilità.
Eppure Dem aveva ragione. La punteggiatura è il giusto compromesso tra chi crede che l'uomo sia l'unico animale in grado di scegliere quale calzini mettere e chi invece sogna ancora cospirazioni contro la libertá. Secoli di filosofia e si finisce a pensare nel più convenzionale dei modi: basta avere una manciata di regole sintattiche per scoprirsi uomini.
C'è qualcuno che decide da sempre il nostro foglio punteggiato, poi ci siamo noi, noi con questi geroglifici in mano e l'horror vacui nell'anima. Così i buchi diventano ricordi.
E quindi Nietzsche?
Viviamo per colmare i vuoti o colmiamo i vuoti per vivere?Guardo lo schermo dell'iPad mentre sbiadisce sotto la luce della lampada. Mentana sta agitando le mani con la camicia azzurra che gli evidenzia la pancia, mentre si carica sulla lingua parole di incoraggiamento per i più giovani.
"La cosa più importante che hanno perso le nuove generazioni è lo spirito antagonistico." dice con mezzo sorriso.
Picchietto sullo schermo che sta per andare in pausa e vedo Alessandro più nitidamente, seduto lì a fianco mentre allarga un po' le gambe sulla poltrona arancio.
Rido, pensando agli stupidi scherzi del destino. Mentana continua a dire che la vita non è Baglioni che premia Mahmood, ma Mahmood che si prende la scena e io nel sorriso accennato di Alessandro immagino un punto che si trasforma in una virgola.
Lui ha cambiato la punteggiatura.
"Che te stai a guardá, amò?"
Damiano apre la zip della felpa e lascia cadere il borsone accanto all'entrata della camera con un boato assurdo.
"Intervista." rispondo secca, alzando una spalla.
Lui si sfila le scarpe facendo leva su ciascun tallone con la punta del piede e gattona fino a darmi un bacio sudato sulle labbra. Si sfila l'orologio da cardio che appoggia sul comò, allungando un occhio verso l'Ipad mentre maneggia con il cinturino.
"Mentana? Da quanno te 'nteressi de politica?"
"Non lo sto facendo." -gli spiego- "Dovresti ascoltarlo sai?"
"No, grazie." -risponde scandendo bene le parole- "Sò appena uscito da na sessione omicida de ripetizioni, preferirei arrivá a fine serata."
"È interessante, davvero. Parla di noi."
"De noi?"
"Dei giovani."
E glielo vorrei dire di starlo a sentire, glielo dovrei urlare. Perché Damiano capisce le cose solo se gliele sussurri piano, sotto le coperte, o se le gridi addosso al suo naso.
Dovrei prendere un bel respiro e dirgli di smettere di scrivere, di riempire i vuoti tra i punti e le virgole che gli sono stati regalati, perché siamo giovani e il foglio finisce presto d'essere limpido.
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un bacio al tabacco 2. | Måneskin
FanfictionPerché si sa: ogni Dante ha la propria Beatrice. Ma deve attraversare l'Inferno per ritrovarla.