19.

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"Posso sedermi?"

É così che si presentano le brutte notizie. Molti credono che siano vestite a funerale, che vaghino nell'aria portandosi dietro un presentimento insindacabile, invece hanno un sorriso timido e gli occhi color cielo.

Quando le concedo di accomodarsi al tavolo, Victoria tira un sospiro di sollievo e muove la testa per ringraziarmi, lasciandomi sopra una sedia col dubbio di esser stata troppo impulsiva.

"Non ti stavo aspettando."

"Lo so." -dice- "E me dispiace d'avé coinvolto Elena, ma se tratta de n'emergenza."

Mentre mi domando cosa abbia fatto di male per spingere la mia migliore amica a tendermi trappole e schierarsi dalla parte dei carnefici, Victoria alza la mano ad una cameriera, che impegnata com'é, non sembra nemmeno riconoscerla.

"Il tempo di un caffè, Vic. É tutto quello che posso concederti.

Lei annuisce e porta i capelli dietro le orecchie, impuntando i gomiti sul tavolino per avvicinarsi ed evitare di gridare. É struccata e ha anche un po' di occhiaie, ma sicura com'é - o come la situazione le impone di essere - questo non ha importanza.

"Mi ha baciata."

Tutto, Vittó.
Me sarei aspettata de tutto.
Ch'era dimagrito ancora, che non usciva più de casa, ch'aveva deciso de prende 'n gatto.
Ma questo no.

Sento lo stomaco che brontola e cerco di convincermi che sia per via della fame. La cameriera abbandona due tazzine sopra il tavolo e se Victoria all'inizio le rivolge un sorriso di cortesia, non appena questa se ne va, torna a guardarmi con gli occhi decisi.

"Perché me lo stai dicendo? Pensi che dovrebbe interessarmi?"

"Perché stava baciando te, cazzo." -alza un po' la voce- "Stava a baciá te, Beatrí."

Sgrano gli occhi, mentre Victoria consuma il suo caffé bollente a piccoli sorsi. Ora so cos'è venuta a fare. Il modo in cui muove lentamente le mani, parla soppesando ogni sillaba e decide di non badare al tempo, al fatto che questa possa essere la sua ultima possibilità di parlare o di affidarsi troppo alla mia ingenua benevolenza, non lascia alcun dubbio.

"Senti, Vic." -tento di mettere in chiaro le cose, schiarendo anche la voce- "Non so cosa gli sia preso. Non so perché abbia deciso di rasarsi a zero, di dimagrire, d'essere nervoso o di baciarti. Non so niente e voglio continuare a non saperlo. É finita e dovrebbe decidersi ad accettarlo."

Victoria sorride, proprio come sorrideva Angelica, e si avvicina ancora di più, sbattendomi in faccia le sue labbra fine e gli occhi allungati.

"Ma guarda n'po'.. Adesso famo quelle che se la tira, eh?" -mi guarda da cima a fondo, soffermandosi sullo zainetto che tengo vicino ai piedi- "Giramo co'e borse firmate cor pretesto d'esse n'artista, ce famo la tinta da attrici de Hollywood, parlamo cor mento alto, cosí, pe' fá capí chi comanda."

"Non sai di cosa stai parlando."

Victoria inclina la testa e si sporge in avanti fino a proiettare l'ombra del suo naso sulle mie labbra.

"Ma tu cosa cazzo ne sai, eh? Che ne sai che significa vedello dentro casa ogni'ggiorno cor muso lungo, senza mangiá, sorride, aprí 'e finestre.. C'é puzza de morto dentro qu'a casa, Beatrí. Tu.. Tu non c'eri quando beveva, n'ce sei stata quando ha cercato de spaccá 'a faccia de Ethan, o quando é scomparso pe' du mesi interi senza fá sapé niente a nessuno. Qualche giorno fa.." -si mangia le parole, agitando la testa come se si fosse decisa a tacere alcune cose- "Lo conosco da anni, ma non l'ho mai visto cosí. E te posso garantí che de delusioni s'é riempito la panza. E tu, adesso, m'ovi i capelli e sbatti 'e ciglia finte dicendome che deve fasse na ragione, come se nun sapessi che sta male, come, come se n'ce fosse stato niente. Come se tutto sto casino n'fosse solo corpa tua."

un bacio al tabacco 2. | MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora