Quando Damiano si sveglia, il sole non é ancora risalito dalla valle. Lo ascolto passeggiare per casa mentre apre tutte le porte, sussurrando il mio nome come se gli importasse davvero qualcosa di me.
Soffio sulla tazza di té che é riuscito a freddarsi tra le dita, accucciando le gambe sopra la sedia che guarda fuori dalla portafinestra, in direzione della luna.
C'hai seguiti sempre, ve?
Sei te che n'ce fai funzioná bene, Luna der cazzo."Ehi." -mormora, come se avesse già capito tutto- "Che ce fai qui?"
"Non riesco a dormire."
Lui si avvicina e mi abbraccia da dietro, avvolgendomi tra la sua pelle sudata che puzza di ipocrisia. Lo lascio fare mentre mi dá un bacio sulla guancia, sentendo le sue labbra ormai estranee.
"Voi un massaggio? N'altra tazza de té, na camomilla?"
"Chi era quella ragazza a Siviglia, Dem?"
Non riesco a vederlo in viso, da quaggiù, ma percepisco i suoi tendini contrarsi velocemente. Si dirige verso il lavello, aprendo la credenza dove tiene le sue tisane schifose: l'orologio a led segna le 3.48.
"Ricominciamo, Beatrí? Dopo tutto quello che t'ho detto, che t'ho dimostrato?"
"Ti ha scritto." -gli dico- "Lei, ti ha scritto."
Prova a ridillo.
Prova a ripetemelo co' quelle spalle rigide."Da quanno me controlli 'r telefono?" -mi chiede mentre gira il liquido nella tazza- "Da quanno te l'ha chiesto tu padre o come regalo de nozze?"
Sorridiamo entrambi. Il suo é un sorriso sciocco che nasconde la paura, il mio uno di quelli disinteressati di chi non ha niente da perdere, perché ha già perso tutto.
"Ora capisco perché volevi andare a Siviglia. Niente Madrid, niente Barcellona. Siviglia."
Damiano manda giù un sorso di tisana all'ortica e poggia il corpo contro i mobili della cucina, sfilandosi le ciabatte e poggiando i piedi nudi a terra.
"Non insinuá cose che nun sai."
"L'unica cosa che so é che avevi ragione." -dico e lui sembra felicitarsene- "Tu non hai bisogno di nessuno. Dell'approvazione, del parere, dell'amore. Non ti servo nemmeno io."
Scuote la testa e pare volermi smentire, rimettere le cose a posto, invece é il suo orgoglio a prevalere.
"Adé stai esageranno, Precisí."
Mi scappa un pff dalle labbra, che Damiano prende come un affronto, cosí poggia la tazza nel lavabo e incrocia le braccia al petto, guardandomi con altezzosità.
"Mi hai portato lá solo per vederla, non é vero?" -gli domando- "Hai cercato di farmi passare per una paranoica.. Quando in realtà avevo scoperto tutto."
"T'o ripeto n'urtima vorta. Tappate qu'a bocca, se non sai de che stai a parlá."
"Da quanto l'avevi in programma, mh?" -mi alzo dalla sedia, facendola strusciare sul pavimento- "Anzi, no, no.. Voglio sapere da quanto me lo nascondi."
Damiano batte il pugno sulla superficie dove abbiamo lasciato i piatti a scolare e il suono dei cocci che sbattono tra loro mi fa sussultare.
"Ma che voi che te nasconno, amó?! De che stai a parlá?"
"Non chiamarmi cosí."
Damiano sbarra gli occhi, rendendosi conto solo ora di quanto io stia facendo sul serio, e non appena tenta di prendermi una mano, faccio un passo indietro.
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un bacio al tabacco 2. | Måneskin
FanfictionPerché si sa: ogni Dante ha la propria Beatrice. Ma deve attraversare l'Inferno per ritrovarla.