13. Damiano

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"É 'n probblema serio, Pocahó."

Sento Victoria bisbigliare dalla cucina mentre mi passo un panno ruvido contro lo scalpo, godendo della sensazione di calore che dá il tessuto a contatto con la pelle.

É da 'n po' che n't'accarezza nessuno, eh?
Che fai, abbai mmo?

Infilo le infradito e fisso per bene l'asciugamano in vita, avvicinandomi alla stanza dove hanno deciso di aspettarmi.

"Ce semo rotti le palle de aspettá." -ora é Thomas a parlare- "Sta filosofia da cagasotto der cazzo potrá esse rispettosa quanto te pare, ma nu' stamo a parlá de bira e patatine, Ethan. Se tratta der disco."

"E der nostro futuro." aggiunge Vic.

Mi fermo a due passi dalla cucina, nascondendomi dietro la porta che collega la sala da pranzo al resto della casa.

Thomas mi aveva detto che avremmo dovuto discutere dei nuovi arrangiamenti, ma la cosa inizia a puzzarmi.

"Lasciategli ancora qualche giorno."

Ethan lega le mani sotto lo sterno, come fa sempre per dare l'aria di sapere cosa stia facendo, ma non sembra riuscire a convincere gli altri due. Thomas aderisce i palmi sul tavolo e inarca la schiena, mentre Victoria si siede borbottando.

'O sai ch'era seduta proprio lí, Vittó?
Me guardava fá 'r nabbo davanti a'a finestra.
E io nun l'ho fermata.

"N'se parla piú de contest de paese, famo parte der business adesso." -ragiona Victoria, strofinando le unghie sul legno- "Lo sai da quanto non mette mano su 'n testo, mh? La Sony inizia a pressá."

Vedo Ethan storcere la bocca e spostare il peso sulla gamba un po' più corta dell'altra, visibilmente a disagio. Thomas sta scuotendo la testa e il casco d'oro gli copre gli occhi delusi.

"Solo qualche giorno. Se non si smuoverá niente, saró il primo a parlargli."

Victoria sbuffa e alza le spalle, dandogli libera uscita, e lo stesso fa Thomas, non senza aver farfugliato il senso di ingiustizia e roteato gli occhi al cielo.

"Parlarmi di cosa?"

Che c'é, Vittó, hai visto 'n fantasma?
E tu, Indianí? Tu n'o stavi dalla parte mia?

Raggiungo il frigorifero per strapparmi una birra e mentre sistemo il panno per i capelli sopra la spalla, sento gli occhi di tutti fissarsi tra le scapole. Il cloc della linguetta sveglia Thomas, che ritorna in posizione eretta.

"C'é quarcosa che non va, Damiá."

"Pe' questo stavate a bisbigliá?"

Il più piccolo stringe le sopracciglia e mi guarda male, ma Victoria lo precede, evitando che possa far scattare una discussione.

Guardame nell'occhi, Reginé.
Non me fissá i pettorali.
Questi so solo pe' lei.

"Hai bisogno d'aiuto, Dem."

Mi passo le dita tra i capelli seguendo l'abitudine e quando non li trovo a farmi solletico, rido tra me per l'ingenuità. Victoria, peró, interpreta male il gesto e s'imbroncia, mandandomi a fanculo.

"Carmate, sant'Iddio."

"No, Damiá." -risponde Thomas, che ha appena incrociato le braccia al petto- "C'ha raggione."

Sposto gli occhi su Ethan, che ha quella piega solita all'angolo della bocca e non sembra intenzionato a supportarmi come faceva prima. Quando Thomas mi fa segno di sedermi, cammino fino al lavabo, poggiandomici contro, e lui occupa l'altra sedia vuota.

un bacio al tabacco 2. | MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora