Quando Damiano mi ha detto di avere una buona idea, non ho potuto evitare di pensare alla catastrofe. Lui non ha mai avuto buone idee. Ricordo ancora quando aveva deciso di installare un nuovo mobile nell'appartamento. Ci eravamo trasferiti da poco e ci serviva un armadio più grande, specie da quando la critica lo aveva etichettato come icona maschile del glam rock. Si era convinto di riuscire a fare tutto da solo, ma le istruzioni dell'Ikea erano in svedese e dopo aver fatto un buco nel muro per niente, ero stata costretta a chiamare uno specialista.
"C'ho na buona idea, lascia fá a me." diceva sempre.
E così è stato anche a quel tavolo, due giorni fa, dove mi aveva implorato di dargli una chance. Aveva la faccia gonfia come un pallone e gli occhi esausti e io mi sentivo in colpa come una carogna, perciò l'ho lasciato fare.
"Fatte trová a casa de Elena, ar resto ce penso io." mi aveva detto prima di andarsene.
Mentre suono il campanello, battendo i denti dal freddo, mi viene in mente il preciso istante in cui Damiano aveva fatto scivolare il bigliettino lungo il legno del tavolo, proprio sotto i miei occhi increduli.
Lo stringo nella tasca del giaccone, trattenendo il respiro: è sempre stata colpa mia.
"Entra, è aperto!"
Il salone è buio e così la cucina, il bagno, tutta la casa. Dall'esterno si propaga un bagliore strano che mi permette di orientarmi nonostante l'assenza di luce e che mi porta dritta in giardino.
Damiano è seduto a bordo piscina, con le gambe immerse fino a metá stinco, e mi rivolge la schiena ricurva. Da qui riesco a vedergli il collo smunto. Da quando ha tagliato i capelli, non riesco a riconoscerlo come prima.
"Non devi bagnatte pe'fforza."
"Fa niente."
Lui non mi stacca gli occhi di dosso mentre arriccio i pantaloni fino alle ginocchia, imitandolo. L'acqua è calda e mentre muovo i piedi, mi dimentico com'è avere il suo sguardo triste addosso.
"Grazie p'esse venuta." -sussurra- "N'ce speravo quasi più."
"Non mi avevi dato un orario, Dem."
Sorride mentre fa dei cerchi con i piedi, imbizzarrendo la superficie della piscina.
Sembra così innocuo.
"Fa niente."
Il vento mi soffia dietro le spalle e solo ora ricordo che siamo a dicembre. Rabbrividisco pensando che sono trascorsi cinque mesi senza che potessi sentire il suo odore così vicino, la sua voce risuonarmi dentro, senza che potessi toccarlo o anche solo vedere come si sistema i capelli ora che gli finiscono dritti dentro gli occhi. La sua faccia bluastra si riflette di fianco alla mia e quasi si sfiorano. I lividi e i bozzi vengono levigati e lo fanno sembrare felice.
C'è silenzio tutt'intorno e mentre mi stringo nel miglione, penso che fra meno di un mese avrá ventidue anni.
"Te starai a chiede perchè siamo qui."
"Non proprio.. Si sta bene."
"Voglio ricominciá a corteggiatte, Beatrì."
Lo dice dritto come un proiettile, rivolgendomi lo sguardo più sincero che gli ho visto addosso. Vorrei chiedergli perchè, ma non ci riesco. Ho troppa paura che ci ripensi.
"Hai detto che te ce vole tempo pe' fidatte de novo de me." -mi spiega- "Questo è 'r modo mio pe' venitte incontro, p'aiutatte, p'aiutacce entrambi."
Damiano non abbassa gli occhi mentre parla e così sono costretta ad essere io la prima a farlo. Mentre guardo le luci del fondo che mi schiariscono la pelle, lui si fa più vicino e mi posa una coperta sulle spalle.
STAI LEGGENDO
un bacio al tabacco 2. | Måneskin
FanfictionPerché si sa: ogni Dante ha la propria Beatrice. Ma deve attraversare l'Inferno per ritrovarla.