Mi ha chiesto di fidarmi di lui e così ho fatto.
Ho accettato senza pensarci troppo, rendergli un piccolo favore come questo mi sembrava il giusto compromesso per convincermi di aver ripulito la coscienza. La sua sofferenza in cambio di un po' del mio tempo: più che equo.Col trascorrere dei giorni, però, abbandonarmi al suo volere è diventato lenitivo e ritrovarmelo a fianco, mentre mi guarda come nessuno avrebbe mai il coraggio di fare, è risultato più facile di quello che credevo.
Siamo stati al cinema, al parco, per negozi, abbiamo rispolverato la nostra panchina e i vecchi ricordi con una stretta al cuore e un sorriso d'imbarazzo tirato sulle labbra. Damiano mi ha portata a visitare Roma, facendomi conoscere realtà che non pensavo di aver trascurato nei miei ventidue anni di vita, mi ha regalato dei fiori, un paio di orecchini e qualche foto ricordo da non rimpiangere, mi è venuto a prendere a casa senza timore, senza mai abbassare lo sguardo davanti agli occhi increduli di Michael, che mi guardava scendere gli scalini da dietro le tende, e io mi sono abituata ad averlo vicino come quando si ricomincia a pedalare dopo averlo fatto tanti anni prima. Le nostre dita s'intrecciano senza guardare, i nostri occhi si trovano al primo colpo, sempre più spesso, proprio come quando ritorni dalle vacanze alla tua vecchia ruotine: io e Damiano siamo un paio di ciabatte comode che infili ogni volta che rientri a casa.
È trascorso poco più di un mese da quella sera nel giardino di Elena e lui ha appena compiuto ventidue anni, ma non pare ancora pronto a rinunciare alle attenzioni che mi offre. Sembra diverso, maturato in un certo senso. Si prende cura di me nel modo in cui ogni donna sogna. È servizievole, accorto, passionale, disponibile, e ora che ha sperimentato quanto possa far male la perdita, si muove con più cautela, soppesando le azioni e le parole come se avesse paura di farmi del male, di farmi scappare via per sempre.
Non è lo stesso diciottenne altezzoso e strafottente che mi aveva tirato uno schiaffo in piena guancia più di quattro anni fa: è un uomo adesso e si comporta da tale.
Ha mantenuto la sua promessa. Piano piano, ma molto velocemente, mi sta facendo rinnamorare di lui in un modo nuovo, del tutto inedito, come se quello che ci aveva legati prima non fosse classificabile come amore. Perché quando mi aveva detto che mi avrebbe corteggiata una seconda volta, avrei voluto ridergli in faccia. Non avevo mai smesso di amarlo e non era necessario che lui si mettesse altre vesti per conquistarmi. Chiedevo solo un po' di tempo per ritrovare la fiducia di cui avevo bisogno. Ma ora lo capisco, capisco tutto: quello che lui cercava da me non era il nostro vecchio amore, ma uno tutto nuovo, che ci avrebbe legati in un modo ancora più definitivo, e anche se a me sembrava impossibile, ci stava riuscendo.
"Bea!" lo sento urlare da lontano, cosí silenzio la TV e mi convinco che sia per qualcosa di importante.
Passo di fronte ai mobili e ai quadri che Damiano ha tenuto in casa, nonostante mi aspettassi di vederli ardere - io, almeno, avrei bruciato tutto quello che mi ricordava i vecchi tempi -, e finisco per impuntare i piedi di fronte alla porta del bagno: é semiaperta.
"Che stai a fá lí? Entra."
Deve avette visto dall'ombra.
Oppure é sta sensazione che c'hai anche tu, che ogni vorta che siete vicini rabbrividisci.Lo trovo orizzontale, immerso nella vasca da bagno con i capelli ancora asciutti e il collo tagliato di netto dalla schiuma. Mi guarda con quegli occhi che non ho ancora imparato ad avere come amici e io faccio un passo indietro.
"Hai bisogno di qualcosa?"
"Spogliate." -dice diretto- "Vié qua insieme a me."
Inghiotto a fatica, fino ad ora non é mai stato cosí conciso e spartano. Mi ha sempre presa con i guanti, rispettata fino all'eccessiva riverenza, facendomi dimenticare i suoi modi rudi che ho sempre amato.
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un bacio al tabacco 2. | Måneskin
FanfictionPerché si sa: ogni Dante ha la propria Beatrice. Ma deve attraversare l'Inferno per ritrovarla.