Per molto, molto tempo ho creduto che l'amore fosse il sentimento più devastante di tutti. Non c'è orgoglio, rabbia, odio, invidia o pignoleria che si faccia grande di fronte all'amore. Tutto viene annullato, spogliato e destrutturato non appena l'amore ci stringe la mano ed entra a far parte della nostra vita. Non ho mai pensato che il Destino avesse un programma per ognuno di noi, ma credo che spinga tutti alla ricerca di una medesima cosa: l'amore, appunto. Perché non c'è nemmeno successo, felicità o benessere, non senza condivisione.
Ho sempre ritenuto, poi, che l'amare andasse di pari passo con l'essere amati. Col tempo, ho compreso che non avevo un'idea chiara della questione.
L'essere amati è secondario. Si può essere incompleti anche con l'appoggio e la benevolenza altrui. L'amare, é questo che fa la differenza. Amare ti cambia la prospettiva, ridisegna le prioritá, gli obiettivi, fino a darti una vera e propria ragione di vita. Quando ami, sai di essere attaccato a qualcosa di forte, grazie al quale, anche se sprofondi, puoi sempre risalire.
Se amare è dunque ciò che colora l'esistenza dell'uomo con tinte vivaci e frizzanti e l'amore il sentimento più potente di tutti, quello che ho tra le mani scotta fino a corrodere la pelle: rimorso.
Il rimorso è solo la faccia scura dell'amore, sapere di aver fatto del male a qualcosa che ami. Il rimorso si veste di colori foschi - grigio e nero, perché il bianco è troppo puro per rientrarvi - per cancellare qualsiasi obiettivo, prioritá, ragione di vita.
"A che pensi, Puttanè?"
Carlo tira fuori la lingua, fermando la punta tra i denti per leccare il bordo della cartina lunga, e muove la testa come sopra una fisarmonica. Io non gli rispondo e continuo a tagliare l'erba sopra la cover dell'iPhone.
"Damiá.. T'ho fatto na domanda."
"E io nun sò tenuto a risponde."
Carlo alza le spalle e gioca con l'accendino personalizzato che porta la sua faccia sopra, stuzzicando le labbra in un sorriso.
"Pensi che fumá te fará stá meglio?"
"Nun me sembra che te stai a fá tanti probblemi co quella."
Adocchio il fumo denso che gli appanna gli occhiali da sole e lo costringe a sfilarli, impegnato a controllare il tremolio delle mani mentre rollo.
"È diverso e lo sai pure tu, testadecazzo."
Lo guardo male, strappandogli l'accendino dalle dita: non appena il fumo si espande tra il palato e la lingua con il suo sapore aromatico, sento l'ansia diffondere dai capillari ed evaporare attraverso la cute.
"Sentiamo professò, come sarebbe diverso?"
"Io fumo pe' gioco, Damiá. Tu perchè non riesci a fanne a meno."
Non gli rispondo neanche stavolta, invece faccio leva sulle ginocchia stanche e cammino fino alla credenza dove tiene i superalcolici, pronti per ogni momentanea sterilità compositiva. Verso del rum marrone in un bicchiere di vetro temperato e lo scolo fino a far rimanere poche gocce. I muscoli si rilassano completamente.
"Pensi che sò scemo?"
"Non me pare d'avette mai 'nsultato, Carlè."
Lui aspira intensamente fino a coprire il viso con una nube di fumo grigiastro e quando questa scompare, vedo gli occhi scoperti dalle lenti rotonde.
"Da più de 'n mese a sta parte me chiami ogni'ggiorno co' sta voce da disperato e non che me dispiaccia, sia chiaro, me diverto quanno stamo assieme, ma.. Ma non stai bene, Damiá."
Sorrido storto, ripensando a quanto le sue parole assomiglino a quelle di Thomas e ai suoi messaggi dopo l'incidente avuto con Ethan. Mi aveva assicurato di essere mio fratello, di avere ancora bisogno di me e di volermi bene. Poi, però, mi aveva dato del tossico, del malato, quello che aveva bisogno di curarsi. Così, mentre tutti mi cercavano credendo che fossi annegato nei rimorsi e nei sensi di colpa, non gli avevo risposto. Nè a lui, nè ad Ethan che mi chiedeva scusa, e nemmeno a Victoria, che mi supplicava di vederci anche solo per un ciao, per assicurarsi che stessi bene.
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un bacio al tabacco 2. | Måneskin
FanfictionPerché si sa: ogni Dante ha la propria Beatrice. Ma deve attraversare l'Inferno per ritrovarla.