Il viaggio

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L'Alba era ormai alle porte. Mentre con quel enorme e lucente fuoristrada io e lo zio viaggiavamo a 120 all'ora sull'autostrada , io ero assonnata ma nello stesso tempo emozionata. L'aereoporto di Fiumicino era la nostra meta. Volli rimanere sveglia tutto il tempo anche perché con le canzoni dei Firehouse ad alto volume dello zio non sarei del tutto riuscita a chiudere occhio. Tutto mi sembrava così bello come se fosse la prima volta che lo vedevo. Lo zio cercava il più possibile di non farmi pesare troppo l'allontanamento dalla mia patria cercando ogni tanto di sforzarsi a parlare italiano, anche in americano io lo capivo ma era molto divertente sentirlo chiacchierare in quello strano e complicato linguaggio .Più volte diede a quel buffo linguaggio un tocco di dialetto romano e tutto era così tremendamente buffo che per un Po dimenticai ciò che mi attendeva. Si scorgeva da lontano quel grande aeroporto reso noto e importante grazie a molti film e attori. Lo zio aveva pagato un posto per l'auto che avrebbero poi mandato per via mare in america , una specie di Titanic per le auto ma si sperava non ci fossero iceberg durante il tragitto. Avevo 6 grossi zaini pieni di vestiti e altra roba. Cosa terribilmente noiosa era il chek in da fare e la cosa ci portò via un bel Po di tempo. Verso le 8.30 ( ancora ora italiana) ci trovavamo a far sigillare i bagagli per poi metterli nell'aereo. Mi lasciai un piccolo zainetto dentro il quale tenevo tutta la mia roba elettronica, almeno avrei passato il tempo. Avrei dovuto affrontare un lungo viaggio di 12 ore. Passato quel che si dice il controllo elettronico l'unica cosa da fare era aspettare il pulmino che ci avrebbe accompagnato all'aereo e invece no. Dopo aver perso tutto quel tempo ai controlli molto velocemente anzi molto in fretta io e lo zio corsimo senza nemmeno aspettare il bus sulla pista degli aerei. Lo zio era molto preoccupato quasi come se avesse paura di qualcosa come per temere che gli Avessero preso qualcosa. Questa strana sensazione di paura. sparì vedendo, da dietro un angolo, il nostro aereo: Un magnifico jet bianco con stampata sopra la bandiera americana e cosa molto divertente era vedere sopra essa la faccia dello zio , una faccia piena di soddisfazione , uguale uguale a quella che lui stava avendo in questo momento. Fu per lui una grande gioia vedere che il suo giocattolino c'era ancora.Lo vidi proprio come se rilasciarsi. Espressione del tutto diversa fu la mia. Provate a mettermi nei miei panni... cosa avrete fatto o che faccia avreste avuto di fronte ad una meraviglia del genere? io ero in quello sensazione che andava dallo rimanere pietrificata per la meraviglia con bocca spalancata al saltare di qua e di la facendo i salti mortali per la gioia. Non potei proprio evitare di gettare in terra il mio zainetto quando lo zio mi disse :" eccolo qui!" Una specie di autista vestito di nero ( non sono ancora sicura ma penso fosse il pilota) ci venne incontro per prendere i pochi bagagli che avevamo mentre noi saliviamo su. L' autista ( il pilota) ci venne dietro. Non so se avete presente Beautiful che fanno su canale 5 ma l'interno dell'aereo era più o meno quello: poltroncine in pelle, finestrini con le tendine, c'era poi un grande lucernario ( lo zio é in fissa con le luci) c'era anche un tavolino e una mega tv, per non parlare poi del lettino che c'era un altro angolo. Era magnifico , mi sentivo come in una favola, non sarei scesa da quel jet per nessuna ragione...L'autista cioè ... il pilota ...ci venne ad avvisare che tra poco ci saremo levati in cielo e io non vedevo l'ora di assistere alla partenza. È sempre emozionante essere partecipi ad aereo che decolla. Ero praticamente legata alla poltrona quando cominciammo a muoverci e io guardavo lo zio di fronte a me con un sorriso a 64 denti. L'aereo Fece una piccola virata e poi si addrizzó per darsi la spinta. Era in posizione. Partii la rincorsa e.....via... eravamo in cielo, in un cielo azzurro come il mare.. Eravamo ancora nella prospettiva dell'aeroporto , non riuscivo a scorgere casa mia, lo zio mi disse di asperrare un pochino e avrei visto tutta Roma. Fu proprio così, mi bastó aspettare qualche istante per avere una completa visione del panorama, dal colosseo , al vittoriano, ai fori , si vedeva tutto, anche San Pietro e persino la mia casetta. Lo zio mi rassicuró di rimanere ferma e calma sulla poltrona. Se volevo c'era il letto per dormire e fu la prima cosa che feci : fiondarmi nel letto. Stavo morendo di sonno. avevamo già passato l'Europa quando mi svegliai , stavamo nell'oceano atlantico. Non si scorreva nient'altro che un infinita distesa azzurra sotto di noi. Mi misi a giocare alla ps3 dello zio insieme a lui facendo una partita a Pes: America contro Italia. Vinsi io 10 a 4. L'America era per me ormai alle porte e si scorrevano in cielo già le prime città. Molto sarebbe passato prima di mettere piedi a Los Angeles e mangiai comodamente il mio pranzo anche se poi era quasi notte e comunque ero sempre di più in sudigiri . Vi risparmio altre descrizioni mozzafiato del panorama per giungere subito al momento dell'atteraggio. Il pilota ci avvisó di posizionarci bene nelle poltrone e di allacciare la cintura. Sentivo già tutta la pelle rizzarsi per l'emozione. L'aereo Poggió le ruote sulla pista e poco dopo si aprirono le porte del jet.. scesi di corsa perché avevo una voglia tremenda di urlare a squarciagola che finalmente io , Angelica, una piccola studentessa di 17 anni avevo realizzato il mio sogno... ero in America !

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