capitolo 32

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Harry e il suo professore trovarono gli altri nella stanza dei trofei. Harry fece una gran mostra di unirsi al gruppo, assicurandosi che tutti vedessero che il Professor Piton era con lui. “Mi dispiace, Professoressa,” disse alla McGranitt. “Il mio tutore doveva parlare con me. Ecco perché ci abbiamo messo un po' a raggiungere lei e gli altri genitori.” Si sentiva come se il suo petto fosse stato sul punto di scoppiare dalla felicità – questo pareggiava abbondantemente il fatto di non aver mai avuto nessuno che si sedesse accanto a lui in alcuna delle “notti dei genitori” alla sua scuola nel Surrey.
Minerva McGranitt ricacciò indietro un sorriso tutto suo. Santo cielo, non poteva proprio. Severus non era il solo con una reputazione da difendere: eppure, l'orgoglio e la felicità sul viso di Harry mentre oh, così casualmente, stringeva la mano di Piton era impossibile da non notare; né lei non si era accorta del fatto che, malgrado tutta la sua studiata noncuranza, Piton non stava facendo alcuno sforzo per liberarsi dalla stretta del ragazzo.
Arthur e Molly se ne accorsero e si fecero cenni l'un l'altro, così come Ron ed Hermione. Solo i Granger non avevano realizzato che stava accadendo qualcosa: ma loro si stavano ancora adattando ai fantasmi vaganti e ai ritratti parlanti.
Mentre il tour muoveva attraverso il castello, Ron riuscì a tirare da parte Harry. “Tutto a posto, amico? Ti ha... sai?” Ron mimò uno scapaccione e Harry annuì, impacciato. “Ouch! Mi dispiace, amico. Non avresti dovuto essere il solo a prendercele.”
“E' stata una mia idea,” osservò Harry, “e, oltretutto, tu hai preso una botta in testa. Non sarebbe stato giusto che tu venissi sculacciato, oltre a quello.”
“Be', non è la mia testa che ce le avrebbe prese,” fece notare Ron, il tono asciutto, “ma non obietterò. Ha dato fuori di testa?”
“Era piuttosto arrabbiato,” ammise Harry. “Ho una settimana di punizione e delle righe da scrivere, ma, considerando quel che abbiamo fatto, sarebbe potuta andare molto peggio.”
“Già! E almeno ti ha punito da sé e non ti ha dato al Preside!”
Harry rabbrividì. Il Preside l'avrebbe probabilmente rimandato dai Dursley, se il suo professore non fosse stato lì.
Poi un altro pensiero colpì Ron. “Miseriaccia, Harry, farai meglio a stare alla larga dai genitori di Hermione, dopo quello che hai mangiato a colazione. Non avevi capito chi erano, prima di riempirti il piatto?”
Harry lo fissò, confuso. “Di che cosa stai parlando?”
Il ragazzo purosangue impallidì e si sporse verso di lui per bisbigliare: “Sono dentisti! E tu hai mangiato uno di quei pasticcini! Farai meglio a stare attento che non ti prendano e non ti facciano dei buchi nei denti.”
Harry ricacciò indietro una risatina. Era perquesto che Ron era stato così educato per tutta la mattina? Perché era maledettamente spaventato?
La signora Granger si volse verso il Professor Piton. “Mi sembra di aver compreso che i bambini siano finiti coinvolti in qualcosa di molto pericoloso. Pensa che sia sicuro per loro rimanere qui? Devo ammettere che stavamo prendendo in considerazione l'ipotesi di portare Hermione a casa con noi e di cercare un'altra opzione per lei. Voglio dire, una cosa è che lasci casa per una scuola, ma se è pericoloso, qui...” Lei lo guardò con l'aria di chi cerca un consiglio. “E' tutto così nuovo per noi. Vogliamo fare la cosa giusta, ma certamente non vogliamo mettere a rischio la nostra bambina. Mi sembra di vedere che lei provi la stessa cosa per il suo Harry – che cosa progetta di fare?”
Piton quasi si strozzò. Il SUO Harry?Ovviamente la Babbana era davvero confusa. “Credo che sua figlia sarà al sicuro se rimane qui. Gli eventi di ieri erano... impossibili da prevedere.”
La signora Granger sospirò. “Spero sia così. Hermione non vuole andarsene. Per la prima volta ha sia degli amici che dei buoni voti... Ed io sono molto impressionata da quanto educati e rispettosi siano i bambini qui. Anche se sembrano un po' nervosi: specialmente il giovane Ron, lì.”
Mentre parlavano, la campana che segnalava la fine delle lezioni suonò e gli studenti si riversarono nel corridoio. Come sempre, schivarono il professore di Pozioni, ma furono molto meno attenti per quanto riguardava gli altri adulti: questo, cioè, finché non videro Hermione tenere la mano si suo padre e non realizzarono chi dovesse essere l'alto uomo. Immediatamente, la maggior parte degli studenti – specialmente i purosangue – sbiancarono e si irrigidirono sull'attenti. “Ciao, Hermione. Salve, signore,” esclamarono in fretta, schiacciandosi contro le pareti per lasciare ai Granger ampio spazio di manovra.
“Vede cosa intendo?” bisbigliò la signora Granger a Piton. “Non ho mai visto niente del genere! Una tale cortesia!”
“Ciao, Draco!” Harry si avvide del biondo, che stava cercando di nascondersi dietro Flint. “Vuoi unirti a noi?”
“No, no!” Draco scosse il capo veementemente, per poi impallidire quando la signora Granger lo guardò con curiosità. Si affrettò ad esclamare, “Grazie comunque,” ed aggiunse un inchino per buona misura, così come fece un egualmente nervoso Flint.
Piton aveva sentito la Storia dei Dentisti – avendo dovuto rassicurare diversi dei suoi Serpeverde più giovani sul fatto che non avrebbe permesso mai e poi mai a Granger o ai suoi genitori di avvicinarsi ai loro denti – ma sentiva che spiegare la questione avrebbe fatto poco per migliorare le relazioni tra Maghi e Babbani. “Sì, diamo un alto valore all'etichetta, qui ad Hogwarts,” disse blandamente. “E penso che troverete il Mondo Magico in qualche modo più formale che quello Babbano,” aggiunse, mentre una tremante Millicent Bulstrode si esibiva in una veloce riverenza al loro passaggio.
“Che dolce ragazzina!” esclamò la signora Granger, e la corpulenta Millicent quasi se la fece addosso per il sollievo. “Lei e gli altri professori sarete abituati a simili dimostrazioni di rispetto, ma io non penso di aver mai visto nulla del genere,” spiegò lei a Piton.
“No, non direi che ci sono abituato,” sottolineò Piton, osservando tre Corvonero che litigavano per essere quello che avrebbe aperto la porta della Sala Grande per il gruppetto.
L'unica crisi a pranzo si ebbe quando gli elfi domestici scoprirono che il dolce non era stato praticamente toccato: ma per allora gli Weasley e i Granger se n'erano andati, con molti abbracci e raccomandazioni di scrivere a casa, e il Trio era stato rispedito ad unirsi alle lezioni.
Lì, dovettero raccontare quel che era successo ancora e ancora ai loro compagni sbalorditi. Tutti erano sia sorpresi dal sentire che cos'era accaduto al loro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che deliziati dallo scoprire che Raptor non sarebbe ritornato ad insegnare. Anche quelli che venivano da famiglie di Mangiamorte erano compiaciuti di essersi liberati di un professore impopolare e incompetente, e perciò i tre non ricevettero che complimenti e gratitudine per le loro azioni.
La fama di Harry tra gli studenti non fece che aumentare quando, più tardi quella stessa notte, venne scoperto nella Sala Comune di Grifondoro mentre scriveva “Io non prenderò in giro nessun Signore Oscuro” 200 volte. Certo, copiare delle frasi era una punizione comune, ma quella frase?
Nel corso della settimana successiva, il resto della punizione di Harry trascorse tanto piacevolmente quanto aveva sperato. I libri che il suo tutore gli assegnò erano affascinanti, e Piton fece uno splendido lavoro (anche se un po' pungente) nello spiegare i complessi argomenti. Harry cominciò a capire quant'era stato fortunato nell'infermeria e perché i piani preparati a metà erano così pericolosi per tutti quelli che ne venivano coinvolti. Le lezioni si incastrarono perfettamente con le strategie nei duelli che il Professor Vitious stava cominciando a descrivere durante le ore che passavano insieme, e fu sorprendentemente facile per il felice undicenne lasciarsi fermamente alle spalle gli eventi con il Professor Raptor.
Piton era meno felice. Anche se non poteva lamentarsi del comportamento del moccioso, stava diventando sempre più preoccupato riguardo a Black: il bastardo aveva fatto tutto quel che Piton gli aveva detto di fare e, per la rassegnazione e il disappunto del professore di Pozioni, tutto stava funzionando esattamente come aveva inteso.
Sirius aveva mostrato al mondo della stampa copie delle sue memorie in un Pensatoio, oltre a spedirle a Madama Bones: dopodiché non c'era stato modo, per il Ministero, di fingere che Black fosse colpevole, e Caramell aveva ordinato al suo staff di fare tutto quel che serviva per far zittire Black e farlo andare via.
Piton, Black e Lupin si impegnarono insieme e poco dopo un ringhiante Caramell dovette scusarsi pubblicamente per gli errori commessi verso Black: un considerevole rimborso accompagnò le scuse, così come un pieno perdono per Black e per tutti i suoi complici (senza nome) che avevano contribuito alla fuga da Azkaban. Anche se la Bones, Moody e gli altri Auror morivano dalla voglia di sapere come il loro ex collega fosse riuscito a sgattaiolarsene dall'isola, una spiegazione non faceva parte dell'accordo, e tutti loro (anche Moody) si vergognavano talmente tanto di sé stessi per aver creduto il peggio di Sirius, che non se la sentirono di chiederglielo.
Il risultato fu tale che, una settimana dopo la fine dell'ultima delle punizioni del moccioso, Piton dovette sedersi con Harry, spiegare che Black era stato discolpato, spiegare che cosa significasse “discolpato” e infine informare il ragazzo che la sera dopo loro due avrebbero preso una Passaporta per la Svizzera, cosicché Harry potesse incontrare il suo padrino.

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