Il mattino dopo, Piton fu sorpreso nello scoprire che Harry non era affatto imbarazzato dal crollo emotivo della notte prima. Lui stesso aveva trascorso gran parte della notte rimproverandosi per essere un tale sciocco sentimentale. Sul serio! Anche la Sprite – malgrado fosse la Tassorosso in capo – sarebbe arrossita nel pronunciare le sciroppose affettuosità che erano in qualche modo emerse dalla sua bocca.
E tuttavia... e tuttavia non riusciva a rimpiangere l'ammissione che aveva fatto – malgrado potesse apparire imbarazzante alla chiara luce del giorno. E guardare il viso scintillante di Harry quel mattino lo convinse ulteriormente che aveva fatto la cosa giusta, qualunque fosse il costo per il suo orgoglio o per la sua malvagia reputazione.
“Ricordati,” rammentò in tono severo al ragazzo mentre si preparavano a lasciare le loro stanze, “sei nei guai più totali. Hai trascorso l'ultima notte singhiozzando nel tuo cuscino dopo il trattamento feroce che ti ho riservato.”
Harry sorrise. Amava il senso dell'umorismo del suo tutore. Ancor più, il suo petto si riempì d'orgoglio quanto pensò a quanto il suo tutore confidasse che lui avrebbe recitato la sua parte. Troppo spesso gli adulti non si sarebbero affidati ad un bambino per fare niente: si limitavano a batterti una pacchetta sulla testa e a dirti di andartene. Ma non il professor Piton. Luiera disposto a coinvolgere Harry in qualcosa di importante.
Harry giurò che avrebbe reso il suo tutore orgoglioso di lui. “Me ne ricorderò,” promise.
“Hai un'esercitazione di Quidditch, oggi?”
Harry sbatté le palpebre di fronte all'apparente non sequitur. “No.”
“Allora subito dopo la tua ultima lezione tornerai qui,” gli disse Piton.
Harry aggrottò la fronte. Quello non se l'era aspettato. “Sono in punizione?” chiese, sgomento.
Piton alzò gli occhi al cielo. “Tu cosa pensi?”
Harry sospirò. “Suppongo di doverlo essere,” assentì, tristemente, dopo un attimo di considerazione. “E devo scrivere un saggio?”
“E delle righe,” disse Piton in un tono che non invitava alla discussione. “Le inizierai durante le tue ore di studio. Cinquecento righe di 'Non inseguirò Boccini sulla mia scopa all'interno del castello'.”
Harry aprì bocca per protestare per la lunghezza della frase, ma ci ripensò. Non gli era sfuggito il fatto che il suo professore avesse scelto una frase che si riferiva specificatamente alla sua personale variazione dello scherzo autorizzato, e mentre Harry sospettava che la punizione e lo scherzo potessero essere per mostra, le righe non lo erano. “Sissignore,” bofonchiò. “Mi dispiace, papà,” aggiunse, desideroso di far sapere all'uomo che rimpiangeva veramente di averlo fatto arrabbiare.
Piton ricacciò indietro il caldo sentimento sdolcinato nel suo petto che le parole del moccioso avevano causato – per non parlare dei suoi addolorati occhi da cucciolo. “E sarai indubbiamente anche più pentito dopo le trecento righe,” replicò fermamente.
Harry spalancò gli occhi. Trecento? Ma non aveva appena detto cinquecento? Colse l'accenno di imbarazzo nello sguardo del suo tutore e la sfumatura rosata sulle sue orecchie e si illuminò in viso. Sì, il suo professore stava facendo di nuovo quella cosa del 'nonimo benefattore1'. “Sisignore. Trecento righe, signore,” gli fece eco in fretta. “Le inizierò oggi pomeriggio.” I suoi occhi si accesero al pensiero di come gli altri studenti l'avrebbero fissato. “Li prenderemotutti in giro,” disse, eccitato.
“Questa è l'idea di base,” assentì Piton, afferrando l'incontenibile ragazzino per una spalla, fermamente, e spingendolo fuori dalla porta.
Il loro arrivo nella Sala Grande causò una certa agitazione. Gli studenti li fissarono, e alcuni arrivarono al punto di alzarsi in piedi per controllare da sé che Harry avesse ancora tutti gli arti. Harry lanciò a Piton un'occhiataccia prima di muoversi per unirsi ai suoi amici, mentre Piton raggiungeva la tavola dei professori. Lì finse di ignorare le occhiate di sollievo sul viso di Hagrid e di Vitious, così come l'espressione divertita e malamente nascosta su quello di Minerva. “Buongiorno, Severus,” disse l'anziana strega in tono riservato.
“Hmf,” brontolò lui, allungandosi verso il suo caffè del mattino. Rimase sbalordito quando un elfo domestico gli apparve di fronte, lo fissò con espressione di rimprovero e gli tolse la caffettiera da sotto le mani. “Cosa diavolo -” Lui fissò il punto in cui l'elfo era scomparso con stupore.
Minerva riuscì a ricacciare indietro una risatina. “Be', Severus, sembrerebbe che gli elfi domestici non siano molto contenti del modo in cui hai trattato il loro studente preferito. Apparentemente hai perso il privilegio del caffè.”
Lui la fissò, oltraggiato. “Cosa! Come osano -”
“Sai quanto le piccole creature siano protettive,” lo interruppe lei, calma. “E ovviamente sentono che te lo meriti.” Lei accennò con un cenno del capo verso il tavolo di Harry.
Lo sguardo di Piton seguì il suo, e lui fu allibito nel vedere Harry – teatrale piccolo demonio! - che si sedeva lentamente sulla panca con una smorfia di dolore. Gli studenti che lo circondavano lo guardarono con espressioni miste di simpatia e sorpresa mentre Harry cambiava cautamente posizione, come trovasse acutamente doloroso sedersi.
Sleale, infido piccolo cospiratore! Ringhiò Piton tra sé e sé. Non c'era da meravigliarsi che gli elfi domestici fossero furiosi con lui. A tutte le apparenze aveva picchiato Il Ragazzo Che Era Sopravvissuto praticamente a morte. Piton stava ricevendo, ora, occhiate di panico e di terrore da gran parte degli studenti in Sala, e da più di un membro del corpo insegnante. Anche Silente lo stava fissando con dolorosa disapprovazione.
Accanto a lui, Minerva nascose le labbra che le tremavano verso l'alto dietro a una tazza di tè. “Questa è forse la prima volta che ho visto tanto di James in Harry,” commentò lei a Piton, così quietamente che anche la Sprite, che le era seduta accanto dall'altro lato, non riuscì a sentirla.
Piton smise di guardare male il ragazzo per il tempo sufficiente a chiedere, “Di che cosa stai parlando?”
“Non ricordi, Severus? James – e Sirius – erano sempre i più felici con un pubblico. Fino ad ora mi sentivo sicura che Harry avesse ereditato la natura più riservata di Lily, ma questa mattinata è un bel cambiamento, non pensi?”
Piton sbatté le palpebre mentre le parole della McGranitt affondavano in lui. Certo. Il moccioso lo stava facendo solo per farlo apparire come un orco. Harry stava recitando la sua parte – e facendo un lavoro decisamente migliore di quanto Piton avrebbe mai immaginato.
Lui sapeva – meglio di molti altri – quanto Harry odiasse le luci della ribalta. Teneva la sua famosa cicatrice nascosta dalla frangia ed era diventato color porpora per l'imbarazzo quando era stato riconosciuto ed aveva ricevuto tutta quell'attenzione durante la sua gita a Diagon Alley.
Oltretutto, ricordò Piton, Harry aveva fatto di tutto per riuscire a nascondere quanto dolorante fosse stato dopo le cinghiate prese da suo zio. L'unica ragione per la quale avrebbe ora finto un disagio che Piton sapeva perfettamente che non esisteva, attirando di conseguenza l'attenzione di tutti su di sé, era per fare come Piton gli aveva detto e convincere il resto della scuola del fatto che Harry era stato sonoramente punito dal suo furibondo tutore.
Dare un'immagine di sé tanto fuorviante era... la quintessenza del Serpeverde. Piton si sentì riempire d'orgoglio di fronte al talento del suo protetto e, come Minerva, ebbe la necessità di nascondere la propria espressione dietro ad una tazza di tè. Avrebbe sentito la mancanza del suo caffè del mattino – il tè non gli procurava mai la spinta della quale aveva bisogno in mattinata – ma la disapprovazione degli elfi domestici era un piccolo prezzo da pagare per avere Minus cullato in un falso senso di sicurezza.

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Harry's new home
FanfictionUn ragazzino solo. Un sarcastico, irritante bastardo. Quando la salvezza dell'uno è affidata all'altro, tutti sanno che non finirà bene... oppure sì