capitolo 35

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Quaranta minuti più tardi Piton stava maledicendo sé stesso: non a causa del continuo flusso di chiacchiere insensate che Albus considerava, ovviamente, di conforto, ma perché erano nella Sala Grande già da venti minuti e non c'era segno del moccioso, malgrado il resto degli studenti si fosse radunato già da tempo.
Che cosa gli era passato per la testa? Il piccolo demonio era un Grifondoro, ed uno già pieno di sé a causa delle sue abilità, essendo sopravvissuto ad un incontro sia con un troll che con il Signore Oscuro. Perché mai aveva creduto che il moccioso avrebbe fatto come gli era stato detto? Senza dubbio si era precipitato dal ratto del ragazzo Weasley, o maledicendo a morte un inoffensivo animale o venendo brutalmente ucciso dal mago che aveva tradito i suoi genitori.
Restare seduto lì era pazzia. Si alzò in piedi per correre alla Torre di Grifondoro.

Nel frattempo, seduti ad una delle tavolate degli studenti, Ron, Draco ed Hermione erano profondamente immersi in una discussione sulla recente partita dei Cannoni. Per l'irritazione dei ragazzi (e la gioia della ragazza), la punizione di Hermione dopo il troll aveva fatto sì che lei fosse in grado, adesso, di intervenire e di correggere le statistiche che citavano. “Sto solo dicendo, Ronald, che il fatto che i Cannoni non siano riusciti ad acchiappare il Boccino durante le ultime ottantasette partite indica che il loro Cercatore non è particolarmente talentuoso!” puntualizzò lei.
“Sono state solo ottantatré partite, 'Mione!” obiettò Ron con tutto il fervore di qualcuno che sa che (a) ha torto e (b) il punto che sta cercando di sostenere è comunque inutile.
“Oh, come se questo facesse una gran differenza,” Draco alzò gli occhi al cielo. “Perché continui a insistere che questo è il loro anno, Weasley? Non hanno – ehi, guardate! C'è un Boccino libero nella Sala!” Lo indicò, e gli altri seguirono il suo sguardo.
“Già!” Gridò Ron. “Che ci fa qui un Boccino?”
Le loro grida attirarono presto l'attenzione sia degli studenti che degli insegnanti: ma, prima che chiunque potesse muoversi, Harry schizzò nella Sala... sulla sua scopa.
Harry volava all'accalorato inseguimento del Boccino, apparentemente ignaro dei disastri che stava compiendo nel frattempo. Rovesciò piatti da portata con le sue basse picchiate, arrivò vicino a sfracellarsi il cervello in più di un brusco cambio di direzione, rimbalzò contro il soffitto ad un certo punto e perse diversi ramoscelli quando strisciò contro il muro di fondo per quattro secondi da fermare il cuore.
Nel frattempo gli studenti gridavano e facevano il tifo e si buttavano a terra per mettersi al riparo mentre lui schizzava sopra e in mezzo alle tavolate all'inseguimento della piccola sfera dorata. Gli elfi domestici apparvero per protestare, ma dopo che uno di essi fu quasi travolto (investito?) da Harry, decisero di ritirarsi nelle cucine. Diversi insegnanti, Piton compreso, cercarono di acchiappare il ragazzo con un incantesimo, ma questi schivò la magia con la stessa efficacia di come schivava gli ostacoli più fisici.
Trascorsero quattro elettrizzanti minuti, fino a quando la mano di Harry non si chiuse attorno al Boccino: e tutti trassero un sospiro di sollievo quando lui atterrò al sicuro nello spazio aperto tra la tavola degli insegnanti e quelle degli studenti. Harry sorrise agli studenti ed agitò orgogliosamente il Boccino, scatenando un ululato di approvazione. (Da notarsi, Hermione rimase seduta, la fronte aggrottata, nel mezzo dei festeggiamenti.)
Le esultanze si interruppero bruscamente quando Piton, pallido di rabbia, si alzò in piedi. Vedendo che tutti gli sguardi erano improvvisamente puntati su qualcosa dietro di lui, Harry si sentì decisamente come un personaggio in un Babbano film dell'orrore. Si girò lentamente e sussultò di fronte all'espressione sulle fattezze del suo guardiano. Mentre il resto della scuola guardava con il fiato sospeso, Piton avanzò verso il ragazzino, che tutto ad un tratto sembrò anche più piccolo nel contrasto; a posteriori, sia gli insegnanti che i professori si dissero d'accordo sul fatto che non avessero mai visto prima Piton così arrabbiato.
Non appena il moccioso fu a portata di mano, Piton lo afferrò per un braccio, lo fece girare e piazzò uno risonante scapaccione sul posteriore di Harry che fece fece sussultare l'intera Sala empaticamente.
Con sua grande umiliazione, Harry non riuscì a trattenere un sonoro gridolino davanti al pungente dolore che esplose sul suo sedere. Quello era stato un veroscapaccione!
“Che cosa credevi di fare?” Il sibilo di Piton fu perfettamente udibile attraverso l'enorme sala, e il suo tono bastò da solo a far singhiozzare e rannicchiare diversi studenti del primo anno. La maggior parte di quelli che stavano guardando furono convinti che l'incontro di Harry con Raptor/Voldemort non potesse essere stato neanche lontanamente così terrificante come il suo confronto, adesso, con il furioso professore di Pozioni.
“Mi dispiace,” Harry inghiottì a vuoto, “ma era una scommessa. Dovevo farlo. Era una questione d'onore!”
“CHI TI HA SFIDATO?” Di fronte al mugghio di Piton, tutti gli studenti impallidirono.
“Io – io non posso dirlo,” riuscì a balbettare Harry. Anche sapendo che il suo professore era consapevole che era tutta una recita, lui era comunque spaventato a morte.
“Oh, tu lo dirai, signor Potter, questo posso assicurartelo.” La serica promessa di Piton spinse numerosi – del tutto innocenti – ragazzini a cominciare a piangere, e quando il suo sguardo malevolo scivolò sulle tavole degli studenti, la Sala si fece mortalmente silenziosa.
Dentro di sé Piton ghignò mentre osservava diversi probabili sospetti tremare e scuotere le teste nel disperato tentativo di provargli la loro innocenza. Gli Weasley, Baston, Flint e Draco sembravano particolarmente pietrificati al pensiero che lui avrebbe creduto che fossero i colpevoli, e Piton si assicurò di lanciare verso di loro occhiatacce particolarmente feroci. Non ho ancora perso il tocco, pensò, orgoglioso, osservando tutti gli studenti – tranne il moccioso che ancora si contorceva nella sua presa – tremare di fronte a lui.
“Lo scoprirò,” ripeté, la sua voce che riecheggiava attraverso la sala silenziosa, “e quando lo farò, delle oscure e orrende conseguenze se ne parlerà per anni.” Ora la maggior parte dei Tassorosso più giovani stavano piangendo per il terrore, ed anche le sue serpi erano decisamente verdi. Loro sapevano, meglio di chiunque altro, cosa accadeva precisamente a quelli che incorrevano nella sua ira.
Dopo aver fatto scorrere sulla Sala un'ultima, minacciosa occhiataccia, Piton si rivolse nuovamente ad Harry. Strappò la scopa dalla mano del ragazzo e la rimpicciolì prima che il moccioso potesse fare più che emettere un uggiolio di protesta. “Questa resterà con me, signor Potter!” annunciò lui, piazzando la scopa in miniatura nella tasca della veste. “E, dal momento che sei ovviamente troppo cretino per ignorare le sfide suicide che ti vengono lanciate da altri piccoli imbecilli, ne consegue che sei anche troppo immaturo perché ti sia permesso di restare a scuola come gli altri studenti. Resterai nelle mie stanze come lo sciocco ragazzino che sei finché non ti sarai dimostrato meritevole della fiducia necessaria a vivere senza la mia costante supervisione.”
“Noooooo!” gridò Harry in rumorosa disapprovazione, nello stesso momento in cui il resto della Sala cominciava a bisbigliare eccitata. Piton ignorò tutti loro e trascinò fuori il ragazzo, che ancora protestava amaramente. Quando le porte si chiusero alle loro spalle, il livello di rumore salì alle stelle mentre studenti e insegnanti cominciavano animatamente a discutere di cosa era appena accaduto.
Silente si alzò in fretta, intenzionato a seguirli. Avrebbe dovuto pensare che qualcosa del genere sarebbe accaduto. Esporre Harry al suo padrino avrebbe sicuramente provocato il ragazzo a combinare qualche guaio, e Albus aveva il forte sospetto che fosse stato Sirius a sfidare Harry a comportarsi così male: doveva aver capito che la cosa avrebbe fatto infuriare Severus, e che la punizione – che Severus non avrebbe avuto altra scelta se non infliggere – avrebbe solamente allontanato il ragazzo dal severo professore e dritto nelle braccia in attesa del suo “giocoso” padrino. Albus sospirò. Sirius aveva senza dubbio ragione di essere amareggiato, ma lui aveva sperato che non avrebbe coinvolto Harry nella sua vendetta. Rivolgere il ragazzino contro Severus poteva ferire profondamente il professore di Pozioni, ma alla fine avrebbe danneggiato anche Harry.
Be', di qualunque cosa lui potesse sospettare o dovesse sospettare Sirius, doveva raggiungere le stanze di Severus immediatamente. Si fidava implicitamente del Serpeverde, ma qualunque genitore poteva perdere la testa e dire o fare qualcosa di cui si sarebbe più tardi pentito. Dubitava che Severus avrebbe ferito Harry fisicamente – quel certo episodio a parte, Piton era troppo terrificato di tramutarsi in suo padre per fare largo uso di punizioni fisiche – ma la lingua dell'uomo praticamente gocciava acido quando lui era arrabbiato, e, malgrado notevoli miglioramenti che Harry aveva compiuto dal suo arrivo ad Hogwarts (o, per essere giusti, dal momento in cui era stato preso sotto la protezione di Severus), era ancora molto fragile. Il vetriolo verbale di Piton poteva avere conseguenze devastanti.
Severus era troppo irato per essere lasciato da solo con il povero ragazzo, in questo momento: e, mentre Albus poteva condividere l'opinione di Severus riguardo alla suscettibilità di Harry alle sfide, non poteva permettere al malconsigliato uomo di privare Harry dei suoi amici nel dormitorio. Di certo una punizione più tradizionale, e magari una sottrazione di punti, avrebbero – Con sua sorpresa, una mano ferma lo afferrò per il retro delle vesti e lo strattonò, costringendolo a fermarsi prima che potesse lasciare la tavola.
“Oh, no, Albus,” gli disse la McGranitt, uno scintillio d'acciaio negli occhi. “Adesso tu ti rimetterai a sedere.”
“Ma – ma, Minerva –” protestò lui, così sorpreso dall'interferenza di lei da ricadere automaticamente nella sua sedia. Di certo lei avrebbe dovuto trovarsi a bussare sulla porta di Piton proprio ora, chiedendo il ritorno del suo piccolo leone!
“Tu hai avuto la custodia del ragazzo per dieci anni, Albus, e noi non parleremo diquel risultato. Adesso darai a Severus la possibilità di provvedere ad Harry come ritiene opportuno.”
Silente spalancò la bocca per obiettare: ma, di fronte all'espressione di Minerva, la richiuse docilmente e rivolse in silenzio la sua attenzione al cibo. Poteva anche essere potente, ma non aveva raggiunto la sua veneranda età senza apprendere un paio di abilità fondamentali alla sopravvivenza: e qualcosa gli diceva che discutere con Minerva sull'argomento sarebbe stata un'idea davvero, davvero pessima.

Harry's new homeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora