Revenge

Capitolo 29

Miss Fortune Pov

Rimetto le pistole al loro posto e tiro un sospiro di sollievo.
È andata meglio del previsto.
Mi guardo intorno.
Garen sta parlando con Jarvan IV delle perdite subite, sono davvero pochissime ma credo che debbano parlarne.
Garen se l'è giocata davvero bene a mio avviso.
Katarina si sta facendo medicare.
Ha un grosso taglio sul braccio sinistro, poteva rimetterci il braccio.
Tutti sembrano molto tranquilli e fieri della vittoria appena acquisita.
E poi c'è Gangplank.
Gangplank che sta ripulendo Darius del suo oro.
Mi avvicino di soppiatto con uno strano sorrisetto sulle labbra soddisfatta.
"Devo cominciare a segnarmi le volte in cui hai fatto credere di essere morto.
Fra poco non le conterò più con le dita".
Egli alza lo sguardo guardandomi con espressione strafottente.
"Bel modo per cominciare una conversazione Sarah".
Ogni volta che mi chiama con il mio vero nome mi fa venire i brividi.
"Non hai abbastanza oro sulla tua nave?
Da quando fai lo spazzino?" Chiedo sedendomi accanto a lui.
Egli mi mostra un pugnale che probabilmente precedentemente era di Darius.
"Mi riprendo ciò che è mio" dice con nonchance.
Ci credo poco ma non mi importa.
"Beh ci si vede allora" mi alzo stiracchiandomi.
Anche se è tornato, le cose non sono cambiate.
Il suo sguardo è sempre impassibile e il suo comportamento mi fa capire che sono di troppo.
Non cerca di fermarmi e non dice nemmeno nulla.
Vado da Garen ad informarmi su cosa faremo per la notte, fra poco il sole calerà.
Mi dicono che torneranno a Demacia ma che si fermeranno a una decina di chilometri massimo da quí.
Gli uomini sono stanchi anche se la battaglia non è stata poi cosí difficile.
A quanto pare Garen tornerà insieme a Katarina.
Quei due vogliono fare davvero sul serio.
Non mi sorprenderei se si sposassero.
Raccomando ad entrambi di invitarmi alle nozze e me ne vado salutandoli.
È ora di tornare a viaggiare in solitario.
Non mi farà male un po' di tranquillità.
Cammino fino ad arrivare ad una locanda.
È tarda notte ormai ma ho bisogno di mangiare e di un letto su cui dormire.
La locandiera sembra molto felice di accogliermi e dopo avermi dato la chiave della stanza mi incammino velocemente verso la sala per cenare.
C'è poca gente per lo più brilla, ma nessuno di pericoloso.
Dopo una ventina di minuti arriva il mio cibo.
Mangio con voracità, è da questa mattina che non mangio.
Sento picchiettarmi la spalla, mi giro, non c'è nessuno.
Quando mi rigiro mi trovo Gangplank seduto davanti a me.
La gente non sembra curarsene, anzi non lo nota neanche.
Lo ignoro e continua a mangiare.
Dopo qualche minuto arriva anche il suo cibo.
È davvero seccante.
Non gli ho dato il permesso di restare, ma so che non gli serve nè lo vuole.
Quanto mi da sui nervi.
Finisco velocemente di mangiare e mi alzo.
Faccio per sorpassarlo, mi prende il polso fermandomi.
"Che cosa vuoi?" Sibilo.
"Te, voglio te" dice con espressione arrogante e languida.
Serro la mascella e lo incenerisco con lo sguardo.
"Non sono più tua.
Trovati qualcun'altro da scoparti" ringhio liberandomi dalla sua stretta.
Mi lascia andare e me ne vado nella mia stanza.
Mi faccio un bagno caldo e non mi sorprende più di tanto vedere il re dei pirati sdraiato sul mio letto al mio ritorno.
Non mi chiedo neanche come è entrato, sono domande inutili.
"Esci" esclamo indicandoli la porta mentre mi guarda in modo malizioso.
Scuote la testa.
"Dobbiamo parlare ora".
Il suo è un ordine e so che non accetta un rifiuto.
Prendo dei vestiti da mettermi addosso visto che ho solo un asciugamano a coprirmi.
Prima che entri in bagno, Gangplank chiude la porta di scatto facendomi spaventare.
"Ma che diavolo ti prende" urlo incazzata.
"Ho detto che dobbiamo parlare" esclama con tono severo.
Alzo gli occhi al cielo.
"Non puoi aspettare che mi vesta?" Chiedo sbuffando.
Egli scuote la testa.
"Certo che no".
"Sto cercando di non incazzarmi quindi siediti".
Lascio cadere per terra i vestiti e mi siedo sul letto incitandolo con lo sguardo di parlare.
"Ecco.."
"Vorrei chiederti scusa per quello che ti ho fatto e vorrei che mi perdonassi" dice con tono pacato.
Inclino la testa.
Davvero si aspetta di avere il mio perdono?
"Ne hai di strada da fare per avere il mio
Perdono GP" dico marcando le sue iniziali.
Sembra trattenersi.
So che un no per lui è molto difficile da digerire ma non posso perdonarlo cosí facilmente.
Non dopo che si è messo a fare lo stalker stasera.
Passa qualche minuto a fissarmi.
Il suo sguardo è indecifrabile e questo silenzio mi sta facendo diventare matta.
Sospira e si passa una mano sulla sua barba.
"Me lo aspettavo, accidenti a te, sapevo che non sarebbe stato facile".
Sorrido leggermente.
Non credevo si sarebbe arreso cosí facilmente, ne sono felice.
L'uomo che mi ha improgionato non ci avrebbe pensato due volte a piegarmi con la forza.
"Torna con me alla nostra nave come mio secondo" dice con sicurezza.
Ha detto nostra?
Vuole condividire?
Lui?
Alzo un sopraciglio e lo guardo sconvolta.
"Tu cosa?" Chiedo con un filo da voce.
Mi prende la mano incrociandola.
"Mi hai sentito benissimo.
Vieni con me" mormora guardandomi negli occhi.
Mi mordo il labbro inferiore e distolgo lo sguardo.
"Dimmi perchè dovrei farlo".
"Guardami".
In modo instintivo obbedisco.
"Voglio che torni con me perchè ti amo Sarah".
Il suo sguardo sembra sincero, non l'ho mai visto cosí.
Non avrebbe motivo per mentirmi, mi avrebbe già preso con la forza.
Mi spiazza completamente quello che mi sta dicendo, ma non cambia cosí tanto le cose da andare con lui.
"Ho bisogno di tempo per pensarci" mormoro guardando un'altra direzione alzandomi.
È il momento per starmene un po' da sola, per pensare alla sua proposta.
Lo sento alzarsi e venire davanti a me.
Mi alza il mento con le dita e il nostro sguardo si incontra.
"Non farmi aspettare troppo Sarah" mormora piano accarezzandomi la guancia con il pollice.
Annuisco e mi lascia andare.
Mi lancia un ultima occhiata e poi esce chiudendo la porta.
Ho ancora i brividi che passano per tutto il corpo.
Che situazione a dir poco strana.
Mi passo una mano fra i capelli e sorrido.