Capitolo 20

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Gangplank Pov

Mentre Fortune marcisce in una delle mie celle della nave cerco di riordinare le idee, capire finalmente cosa provo per lei.
Sentimenti negativi.
Questo è certo.
La odio con tutto me stesso eppure qualcosa dentro di me, qualcosa che non riesco a capire mi impedisce di ucciderla.
Qualcosa che non avrei mai pensato di avere.
Non si tratta di pietà.
Poco tempo fa pensavo che fosse quello, eppure non lo è affatto.
Mi diverto a torturarla ma in qualche modo sento un piccolissimo senso di colpa.
Gangplank con il senso di colpa?
Sembra una barzelletta.
Eppure se dovessi dire che c'è sintonia con qualcuno non farei fatica a dire il suo nome.
Quando abbiamo combatuto contro Swain c'era un'affinità perfetta tra me e lei.
Non mi ha tradito e mi ha sorpreso che non lo avesse fatto.
Ma sono mesi che è una mia sottoposta, una prigioniera.
Tutti hanno un limite e credo che con Illaoi io l'abbia superato.
Nei suoi occhi ho visto la disperazione, la voglia di morire.
Lo desiderava come mai prima avevo visto in chiunque avessi torturato.
Baciarla è stato diverso da tutte le altre volte, è stato come aprirmi gli occhi.
Dovevo prendere una decisione su cosa fare.
Odio e amore.
Forse Katarina non aveva tutti i torti, provo qualcosa per la rossa.
Qualcosa che non è negativo, non è solo il sesso, inspiegabilmente siamo simili.
Per la prima volta mi sento spaventato nella mia vita.
Non sento più rabbia verso di lei, non sento più la voglia di vendetta.
Voglio solo...
Averla come mia compagna?
Penso di essere diventato pazzo ma senza volerlo lei mi ha fatto cambiare idea.
Devo solo capire cosa fare con lei ora.
Se glielo dicessi lo prenderebbe ancora come un'altro tipo di tortura.
Che fare?
Guardo l'orizzonte mentre il sole sorge.
Il quarto giorno.
Forse in fondo esiste solo un'alternativa.
Un'alternativa dolorosa ma non ho altra scelta.
Non siamo lontani da Bilgewater.
Lascio il timone a un mio uomo e gli do le istruzioni.
Devo andare a parlare con Miss Fortune.
Scendo le scale fino ad arrivare alle segrete.
Entro e controllo la cella della rossa.
Ella sembra dormire.
"Fortune" la chiamo con tono gelido.
Lei apre gli occhi ma non mi guarda.
"Hai deciso cosa fare?" Chiede.
Annuisco.
"Prima di dirti cosa faró con te voglio che tu sappia una cosa" dico cercando di essere meno impassibile possibile.
Il suo sguardo si posa sul mio.
"Ti ascolto".
Sembra calma, ma credo sia solo apparenza.
"È cambiato qualcosa da quando sei quì con me.
Sembra assurdo ma è così.
Forse e dico forse Katarina non aveva torto".
Nel suo sguardo recepisco che sembra una presa per il culo.
E come darle torto?
"Basta Gangplank.
Perfavore voglio solo la verità, basta giocare ti ho supplicato" dice con tono meno fermo.
Trattengo un sospiro.
"Per questo te lo sto dicendo.
Per questo che tu ci creda o no ti lasceró andare.
Tu non vuoi stare quì e come darti torto.
Provare qualcosa per te non conta nulla.
Ti devo lasciare libera".
Cerco di dirle quello che provo anche se non mi sono mai vergognato tanto in vita mia.
"Lasciarmi andare?
Provare qualcosa per me?
Credi davvero che ti posso credere?" Chiede con rabbia.
Lo sapevo, è naturale che non mi creda.
"Fra poco saremo a Bilgewater.
Giuro che sto dicendo la verità" dico aprendo la cella.
"Sei libera di andartene quando vuoi.
Basta giochetti, basta torture.
Mi sono arreso a questa maledetissima evidenza.
In qualche modo hai vinto".
Lei non si muove.
Sospiro.
"Prendi le tue cose nella tua stanza e prendi le tue pistole dico lanciandogliele ai suoi piedi.
Mi guarda diffidente.
Non c'è speranza.
Torno su, al timone.
Siamo al porto di Bilgewater.

***

Prima del tramonto Sarah non si fa vedere.
Si è cambiata e sembra aver mangiato.
Ha le sue cose in una sacca e le pistole nella sua cintura.
La guardo e le mostro il porto.
Vattene ora dice il mio sguardo.
Lei è disorientata, diffidente, forse anche spaventata.
La mia ciurma è silenziosa, in attesa di vedere le sue prossime mosse e le mie.
Lei si fa avanti.
Le ho restituito le pistole perchè non penso che potrebbe spararmi.
Le sto dando la cosa che le ho tolto tanto tempo fa:
La libertà.
Vuole solo quella.
Ormai la vendetta non è più nei suoi piani.
Quello che voglio io è differente da quello che vuole lei.
Lo so bene.
E mi sta bene.
Vattene.
Non farmene pentire.
Non farmi cambiare idea.
Non fare niente per farmi tornare l'odio che provavo per te.
Gli lancio una sacca di monete ai suoi piedi.
"Il gioco è finito sei libera".
Lei lo raccoglie e lo mette dentro la sacca.
"Questo non cambia niente.
Saremo sempre in guerra io e te.
Non so cosa sia cambiato e non mi importa" dice fredda come il ghiaccio.
Annuisco.
"Bene allora vai" dico con tono duro.
I nostri sguardi si incrociano.
Delle scuse non bastano con lei, non mi crederebbe.
Rompe il contatto visivo e scende dalla nave senza guardarsi indietro.
La mia ciurma sembra esterrefatta da quello che ho appena fatto.
Ho lasciato libera la mia peggior nemica.
"Salpiamo" esclamo gelido.
Poco dopo sono al mio timone pronto per andare da qualche parte.
Solo che non so quale sia la mia meta.
Ora che Sarah è andata via qual'è il mio scopo?

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